1. NO A URSULA, SÌ A TRUMP ITALIA NEL MIRINO DELL’UE NESSUNO SCONTO A MELONI SU PNRR, CONTI E DELEGHE
Estratto dell’articolo di Claudio Tito per “la Repubblica”
[…] In questo quadro […] la trattativa sul portafoglio da assegnare al commissario italiano non potrà certo essere in discesa. Meloni chiede un “dicastero” economico. Una richiesta che difficilmente potrà essere esaudita, almeno nelle deleghe più importanti. Gli Affari economici, che Paolo Gentiloni lascerà a fine mandato, non possono tornare all’Italia […] .
ursula von der leyen giorgia meloni g7 borgo egnazia
Per la Concorrenza, il governo italiano non ha un nome adatto. In un primo momento Palazzo Berlaymont aveva pensato al Commercio ma adesso è complicato assegnare questo ruolo ad un esponente di FdI: dovrebbe battagliare con Trump e i probabili dazi americani. Il possibile riavvicinamento tra Meloni e “The Donald” ha cambiato le carte in tavola.
Rimane il Bilancio: un delega prestigiosa ma inutile dal punto di vista italiano. Oppure Coesione e riforme, che gestisce appunto i fondi di coesione. Integrandola con una vicepresidenza non operativa
2. MELONI TRATTA SULLA COMMISSIONE CACCIA AI FONDI DI COESIONE E PNRR
Estratto dell’articolo di Ilario Lombardo per “La Stampa”
raffaele fitto e giorgia meloni ad aosta
[…] Meloni è convinta che il voto contrario al bis di Ursula non abbia compromesso le chance italiane di avere una delega di peso nella futura Commissione europea. La carica che è in cima alle possibilità sondate dalla premier è quella che unirebbe i poteri di gestione sui fondi di coesione e sul Next Generation Eu (lo strumento che nella sua declinazione italiana è chiamato Piano di ripresa e di resilienza).
Nel primo caso sono 400 miliardi – che andranno a rinnovarsi - e nel secondo 750 miliardi di euro, che invece vanno considerati fino a esaurimento dei vari piani nazionali. Il totale supera i mille miliardi di euro. Una responsabilità non indifferente per chi si troverà a maneggiare la distribuzione di tutte queste risorse.
giorgia meloni spiega il no di fratelli d italia alla conferma di ursula von der leyen 2
È evidente che in tal caso la candidatura di Raffele Fitto, ministro che concentra nelle sue mani gli Affari europei, il Sud, la Coesione e il Pnrr, appaia naturale. Fitto resta la prima scelta di Meloni, anche grazie alle buone relazioni che è riuscito a costruire in anni di Parlamento europeo, e in questo ultimo anno e mezzo passato a negoziare con Bruxelles i vari via libera ai finanziamenti del Piano.
C'è anche un altro motivo che rende molto più desiderabile delle altre la poltrona sui fondi di coesione e il Pnrr. Una volta a Bruxelles, infatti, Fitto potrebbe avere più facilità a convincere i colleghi della necessità di allungare i tempi di realizzazione dei progetti del Recovery Fund rispetto alla scadenza attualmente fissata al 2026, nella speranza così di non dilapidare un capitale enorme di investimenti.
URSULA VON DER LEYEN GIORGIA MELONI - ILLUSTRAZIONE DI POLITICO
Nella sua intervista al Corriere, Meloni ha confermato che le priorità di Palazzo Chigi sono «le deleghe di carattere economico», e ha citato Industria, Competitività e Coesione. In realtà l'Italia sul piano della poltrona economica non può ambire a molto: difficile riavere l'Economia dopo l'esperienza di Paolo Gentiloni, difficile […] il Bilancio, impossibile o quasi la Concorrenza (l'Italia è incagliata in numerose procedure di infrazione e bracci di ferro sul rinnovo delle concessioni balneari, sui tassisti e altro).
Da quello che rimbalza attraverso le fonti di governo italiane, alla Francia dovrebbe restare il Mercato Interno, attualmente ricoperto dal commissario Thierry Breton. Mentre alla Polonia – sempre per restare tra i Paesi più grandi – potrebbe andare il nuovo portafoglio alla Difesa, fino ad oggi inglobata all'interno dell'Industria, che dunque ne uscirà ridimensionata.
raffaele fitto giorgia meloni vito bardi
[…] La premier assicura che non accetterà poltrone di seconda fascia, senza una dotazione economica importante. Da Palazzo Chigi fanno sapere che non c'è alcun interesse per la nuova figura del commissario al Mediterraneo, che secondo Roma dovrebbe andare alla Grecia, a Cipro o a Malta. Non alla Spagna, che ha sfilato all'Italia l'inviato speciale della Nato, grazie alla sponda di Jens Stoltenberg, segretario che a ottobre lascerà a Mark Rutte la guida dell'Alleanza Atlantica.
Meloni terrebbe in considerazione la casella del Mediterraneo solo se fosse irrobustita dalla delega sull'immigrazione e venisse arricchita da risorse rilevanti. Due condizioni che difficilmente sembrano realizzabili. Non sarebbe comunque Fitto, in questo caso, a trasferirsi a Bruxelles. […]