GIANCARLO GIORGETTI E MARIO DRAGHI LEGGONO DAGOSPIA
Monica Guerzoni per il "Corriere della Sera"
Draghi «subito» al Quirinale, «dove diventerebbe De Gaulle». Poi elezioni anticipate e «che governi chi le vince». La pietra che il ministro Giancarlo Giorgetti ha lanciato nello stagno del Parlamento ha scatenato nella Lega, nel centrodestra e tra i partiti di maggioranza un moto ondoso denso di dietrologie e sospetti.
sergio mattarella e mario draghi
«Punta a spaccare la Lega», temono i fedelissimi di Salvini. «Vuole avvelenare i pozzi», è la lettura di un dirigente del Pd. Al quotidiano La Stampa il ministro dello Sviluppo ha confidato che Draghi dovrebbe restare a Palazzo Chigi «per tutta la vita». Ma non si può, perché alla prima scelta politicamente sensibile la coalizione si spaccherebbe e «Draghi non può sopportare un anno di campagna elettorale permanente».
E poiché Giorgetti ritiene «complicato» un bis di Mattarella, non resta altra via che accompagnare Draghi sulla strada del Colle più alto. Le tesi del ministro hanno fatto scattare l'allarme nei partiti, dove c'è chi ha visto nelle dichiarazioni del numero due della Lega il preciso intento di ribaltare il tavolo di quanti lavorano dietro le quinte a una legge elettorale proporzionale, che consenta a Draghi di restare premier fino al 2028.
matteo salvini e giancarlo giorgetti 4
Il presidente del M5S Giuseppe Conte bacchetta sia Giorgetti che Salvini: «Mettersi a dire Draghi vai al Colle, rimani qui, vai avanti o vai indietro, fa male e destabilizza». E Renato Brunetta «in disaccordo con l'amico Giorgetti» vede Draghi al Quirinale con una formula semipresidenzialista «di fatto» e il «suo governo che arriva al 2023».
Salvini ci starebbe? «Perché no? Il premier potrebbe essere Giorgetti, o un altro qualsiasi dei ministri di Draghi». I più spiazzati e irritati sono i leghisti vicini a Salvini. La risata con cui Claudio Borghi risponde al telefono tradisce la rabbia, la paura di una mossa studiata per indebolire il suo leader: «Io riterrei doveroso che la Lega, per lealtà di coalizione, sostenesse Berlusconi. Se poi siamo passati a Draghi... Credo che dovremo parlarne parecchio».
La discussione è iniziata e non sarà lieve, visto il tono con cui Giorgetti ha detto che Salvini lancia Berlusconi «per evitare di parlare di altre cose serie». L'uomo di Arcore ha letto l'intervista con sconcerto e non solo per le «poche» chance di approdare al Quirinale che il ministro gli ha attribuito.
antonio tajani silvio berlusconi
Uno spruzzo di acqua gelida che l'ex premier non si aspettava e di certo nemmeno Antonio Tajani, il quale non condivide «il 90 per cento» di quel che Giorgetti ha detto e sogna il Quirinale per «un grande uomo di Stato». Intanto però il partito (virtuale) di Draghi si rafforza e arruola ministri del calibro di Di Maio, buona parte del Pd, e di Forza Italia, Italia viva e svariati governatori, di sinistra e di destra. Stefano Bonaccini, all'opposto di Giorgetti, spera che Draghi duri «fino a fine legislatura».
mario draghi e giancarlo giorgetti in senato
Per Matteo Renzi è «una garanzia», sia al Colle che a Palazzo Chigi, ma guai ad aggrapparsi alla sua giacchetta, tanto «la strategia per il Colle si decide l'ultima settimana». Carte coperte fino a gennaio, dunque? Per il senatore dem Luigi Zanda parlarne ora è un «grave errore», i partiti piuttosto «dovrebbero tutelare Mattarella e Draghi».
enrico letta stefano bonaccini
Enrico Letta ha imposto ai suoi la moratoria del silenzio, eppure i sussurri raccontano che nei piani del Nazareno c'è sempre Draghi a Chigi, almeno fino al 2023. Impossibile, a sentire Giorgetti, perché Mattarella resta al Colle «solo se tutti i partiti lo votano». E Giorgia Meloni «non lo voterà». Ma il capogruppo di Coraggio Italia, Marco Marin, è convinto che squadra che vince non si cambia: «Con un capitano e un centravanti come Mattarella e Draghi l'Italia sta tornando protagonista».
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