Alessandro Barbera per “la Stampa”
MATTEO SALVINI CON IL LIBRO DI ENRICO LETTA
Matteo Salvini mette le mani avanti: ieri ha parlato al telefono con l'ambasciatore afghano a Roma, e conta di farlo presto con quello pakistano. La prima vittima politica della Caporetto di Kabul rischia di essere proprio lui, stretto fra la fedeltà al governo Draghi e la linea dura sui migranti.
«Mentre in Afghanistan riportano in vigore la sharia in Italia stanno per sbarcare rispettivamente 166 e 322 clandestini da due navi di ong battenti bandiera tedesca e norvegese».
Le conseguenze della tragedia umanitaria di Kabul si vedranno nel giro di poche settimane, perché a dispetto degli auspici la possibilità di gestire ordinatamente corridoi umanitari per gli afghani deve fare i conti coi taleban e la chiusura dei confini. In questo momento è difficile persino gestire i ponti aerei per le famiglie afghane che Draghi vuole salvare dalle ritorsioni degli integralisti. Il leader Pd Enrico Letta considera tutto questo una priorità.
Chiede «una grande mobilitazione nazionale» per l'accoglienza, e ha convocato stamattina una riunione della segreteria del partito. Insomma, se finora Draghi è riuscito a non far esplodere la maggioranza sulla questione nordafricana, ora dovrà evitare il peggio con la fuga degli afghani.
«La sicurezza di chi sta scappando è un dovere, ma sugli arrivi dei migranti abbiamo già superato il record europeo, triplicando gli arrivi del 2019. Non possiamo permetterci di accogliere decine di migliaia di persone». Il ministero dell'Interno ha una lista di 400 nomi, molti dei quali non riescono nemmeno a raggiungere l'aeroporto di Kabul.
Che accadrà quando a presentarsi lungo i confini saranno gli afghani in fuga via terra? Fra i sindaci è già partita la gara di solidarietà: il milanese Beppe Sala, Dario Nardella (Firenze) e Leoluca Orlando (Palermo) si sono messi a disposizione del governo. Niente di meglio per infiammare la campagna elettorale nelle città in cui si vota il 3 ottobre, niente di peggio per il governo delle larghe intese, che di qui a febbraio deve fare i conti anche con le difficoltà del semestre bianco, i mesi che precedono l'elezione del capo dello Stato e in cui il premier non può nemmeno minacciare il voto politico anticipato.
afghani scappano prima che i talebani arrivino a kabul
Salvini, i cui candidati partono svantaggiati in molti Comuni, dovrebbe avere tutto l'interesse a cavalcare l'onda. Eppure anche in questa occasione i ruoli sono invertiti. Da che è segretario, Letta preme sui temi identitari della sinistra, sul disegno di legge Zan e la difesa del lavoro delle ong in mare.
In mezzo ai due fuochi - Lega e Pd - c'è solo imbarazzo: quello dei Cinque Stelle, storicamente doppi sui temi migratori, e quello di Forza Italia. Berlusconi, il più fedele alleato di Draghi, propone di affidarsi alla diplomazia e «al soccorso umanitario verso chi vuol lasciare quel Paese martoriato».
La verità è che Draghi rischia di trovarsi presto con due emergenze. Se da un lato rischia Salvini, dall'altro c'è la ministra Lamorgese, la più esposta dei ministri di Draghi perché lontana tanto dai partiti quanto dalla cerchia dei tecnici indicati dal premier. Per comprendere la situazione basta mettere in fila la cronaca degli sbarchi di ieri.
Il primo dei due gruppi di migranti citati da Salvini è arrivato al porto di Augusta, in Sicilia, sulla nave della ResQ, su cui lavora fra gli altri la figlia di Gino Strada, Cecilia. L'altra nave, la Geo Barents di Medici senza frontiere, è in mare a Est di Lampedusa. Solo nell'isola siciliana hanno attraccato autonomamente altre sette barche più piccole con a bordo 120 persone: a sera l'hotspot contava seicento persone da sistemare.
Altre 136 migranti sono arrivati a Roccella Ionica, intercettati su un barcone avvistato dalla Guardia di Finanza e accompagnato fino al porto. Infine c'è la contabilità degli invisibili, quelli che la costa italiana la vorrebbero raggiungere e non ci riescono. Nella cosiddetta zona Sar maltese di ricerca e soccorso c'è un'imbarcazione alla deriva con 12 persone. Altre 396 sono state intercettate su diverse navi della guardia costiera tunisina e costrette a tornare indietro.
TALEBANI IN AFGHANISTAN AFGHANISTAN NEL 1979 luciana lamorgese AFGHANISTAN - LANCIO DI SCARPE E SASSI CONTRO L ESERCITO AFGHANISTAN - TALEBANI SULLE AUTO SCONTRO