1. USA, PRONTI A DIFENDERE NOI E ISRAELE IN MODO APPROPRIATO
(ANSA) - "Se ci sarà un'escalation" in Medio Oriente gli Stati Uniti sono "pronti a difendere ISRAELE e noi stessi nel modo appropriato". Lo ha detto il portavoce del Consiglio per la Sicurezza nazionale, John Kirby, in un briefing con un gruppo ristretto di giornalisti.
2. LA SANTA ALLEANZA
Estratto dell’articolo di Anna Zafesova per “La Stampa”
La Repubblica degli ayatollah era vista dall'Unione sovietica come un nemico Ora il Cremlino e Teheran si alleano in chiave anti-Occidente e si scambiano droni, missili e jet
Di tutti gli alleati del nuovo "Asse del male" che fa capo Mosca, l'Iran è forse il più strano. Se Cuba, Corea del Nord o Siria sono stati ereditati dalle vecchie amicizie del "campo socialista" […], la repubblica degli ayatollah veniva vista dall'Urss […] comunque come un'entità sospetta.
PUTIN RICEVE I TERRORISTI DI HAMAS - VIGNETTA DI ELLEKAPPA
Il percorso che ha portato Mosca e Teheran a stringere un'alleanza strategica è iniziato ormai trent'anni fa, negli anni Novanta, quando la Russia di Boris Eltsin cercava affannosamente nuovi mercati e clienti dopo il collasso del Secondo Mondo socialista, e non avendo più pregiudizi ideologici verso una teocrazia islamica litigava con Washington per fornire all'Iran le tecnologie per la centrale nucleare di Busher.
Fu solo con l'arrivo di Vladimir Putin, e la nomina alla guida del consorzio nucleare statale Rosatom di Sergey Kirienko - oggi viceresponsabile dell'amministrazione presidenziale e stratega della politica putinista - che il progetto venne finalmente portato a termine, con il governo russo che insisteva sul suo carattere esclusivamente civile.
JOE BIDEN SI FA IL SEGNO DELLA CROCE DAVANTI A NETANYAHU
Quindici anni dopo, Mosca e Teheran non hanno remore a scambiarsi droni, missili e caccia, in una cooperazione militare esplicita e intensa. I droni Shahed di produzione iraniana hanno fatto la loro comparsa sul fronte ucraino nel settembre 2022, e da allora - nonostante Teheran smentisca ufficialmente il suo coinvolgimento - ne sono stati forniti diverse centinaia, senza contare la versione russificata Geran-2, che viene assemblata in una fabbrica nel Tatarstan che ne produce a migliaia.
Vladimir Putin Ali Khamenei Ebrahim Raisi
I militari ucraini li chiamano "motorini": sono rumorosi, facili da avvistare e da abbattere, ma costano pochissimo e si possono lanciare a sciami, per mettere a dura prova le difese antiaeree ucraine e colpire bersagli fissi come edifici e impianti elettrici.
Un'arma "povera" diventata cruciale per i russi, e non stupisce che l'Iran possa ora chiedere a Putin di restituire il favore fornendo caccia Su-35 e sistemi antimissile S-400 (gli S-300 erano stati venduti agli ayatollah già nel 2016), per difendersi da eventuali attacchi israeliani.
Quanto Mosca, già sotto sforzo per coprire il suo fabbisogno nell'invasione dell'Ucraina, sia in grado di soddisfare le richieste di Teheran rimane un mistero, ma sicuramente la cooperazione militare tra russi e iraniani non si limita a copiare i droni. Soltanto l'anno scorso ufficiali altolocati dei due Paesi, tra cui l'ex ministro della Difesa Sergey Shoigu e il comandante delle forze di terra dell'Iran Kiomars Heydari, si sono scambiati telefonate, incontri e visite, soprattutto nelle fabbriche di tecnologie militari e aerospaziali.
JOE BIDEN - BENJAMIN NETANYAHU
Una cooperazione nata, secondo l'Institute for the Study of War nel 2015, quando l'allora comandante dei Guardiani della rivoluzione Qassem Soleimani andò a Mosca a chiedere di salvare Bashar al-Assad. Putin aveva bisogno di dirottare l'attenzione di russi e occidentali dall'invasione mal riuscita del Donbas, e così piloti, intelligence e truppe speciali (tra cui la Wagner) vennero mandati in Siria, dando inizio all'alleanza sul terreno di militari russi e iraniani, insieme ai siriani e alle milizie Hezbollah. In quella guerra, i russi erano arrivati per la prima volta a scontrarsi direttamente con gli americani, e fu in Siria che Putin abbracciò definitivamente il principio che il nemico del suo nemico doveva essere per forza un amico.
la struttura di vertice di hamas
Quasi dieci anni dopo, questa regola sta portando la Russia inesorabilmente a prendere le parti in uno scontro in cui per anni Putin era riuscito a giocare su più tavoli contemporaneamente.
[…] Se è vero che Putin sta mandando armi all'Iran, significa che l'alleanza antioccidentale con i falchi di Teheran non è più tattica, ma strategica. Anche perché parte dei moderati della Repubblica Islamica non sono felici dell'alleanza con il regime russo, che rende impensabile un eventuale nuovo "deal", e Mosca non può permettersi di vedere un altro componente dell'"Asse del male" vacillare, dopo la crisi del Venezuela.
3 LO ZAR PUTIN E L’ ASSE (CRIMINALE) «DELLA RESISTENZA»: UN APPOGGIO CINICO CONTRO L’OCCIDENTE
Estratto dell’articolo di Federico Rampini per il “Corriere della Sera”
joe biden bibi netanyahu in israele
[…] Che cos’è quello che oggi la teocrazia sciita di Teheran chiama Asse della Resistenza? Un insieme di forze unite dal fanatismo religioso, dall’odio per l’Occidente e le nostre libertà; determinate a fare anche stragi di civili (compresi i «loro» civili) pur di imporre un disegno messianico.
Un nesso unisce le torture inflitte alle femministe nelle carceri iraniane, gli stupri di donne e i massacri di bambini ebrei perpetrati da Hamas, la distruzione dell’ex-paradiso libanese da parte degli Hezbollah, la terribile miseria in cui il popolo yemenita viene mantenuto dall’oppressione degli Houthi .
Se si tratta di un Asse della Resistenza, di sicuro ha resistito a ogni opportunità di progresso, diffusione del benessere, dell’istruzione, dei diritti. Basta confrontare le condizioni di vita delle popolazioni soggette a questo Asse della Resistenza, con la rivoluzione silenziosa accaduta in una parte del mondo arabo: dal Marocco all’Arabia saudita passando per Emirati e Qatar.
Nessuno di questi Stati è una democrazia, hanno tutti dei regimi autoritari, però hanno abbracciato dei progetti di laicizzazione, hanno ridotto la prepotenza del clero, hanno concesso più diritti alle donne, hanno migliorato le condizioni economiche per molti anche se non per tutti.
L’Asse della Resistenza non resiste solo all’imperialismo americano e al sionismo; è in realtà un coacervo di forze criminali che uccidono sul nascere ogni speranza di liberazione nei loro popoli. La Russia non era a priori schierata con le forze dell’islamismo retrogrado, reazionario e oppressivo. Quando era ancora Unione sovietica sostenne la creazione dello Stato d’Israele e il suo riconoscimento all’Onu.
Appoggiò regimi laici e anticlericali come Nasser in Egitto e sì, lo stesso Saddam Hussein. Fece guerra ai mujahiddin islamici in Afghanistan. Putin deve la sua iniziale ascesa al potere alla ferocia implacabile con cui schiacciò la rivolta musulmana in Cecenia. La sua recente conversione in favore dell’Asse della Resistenza è dettata da opportunismo, convenienza tattica, scambio di favori.
C’è un’analogia con l’alleanza tra Iran e palestinesi. Nel 1979, quando l’ayatollah Khomeini impose la sua teocrazia a Teheran, nulla lo predisponeva ad allearsi con il leader dell’Olp Yasser Arafat, un nazionalista laico che diffidava dei religiosi. Khomeini vide però l’opportunità di impadronirsi della questione palestinese per il proprio disegno: ricostruire un imperialismo persiano ai danni delle nazioni arabo-sunnite, in particolare contro la monarchia saudita.
Atteggiarsi a protettore dei palestinesi e promettere morte a Israele fu una scelta cinica di Khomeini per i suoi fini di dominio geopolitico in Medio Oriente; non ha portato fortuna ai palestinesi.
Nel penultimo capitolo di questa vicenda l’Iran ha fornito armi alla Russia — missili e droni — per continuare la sua guerra d’aggressione in Ucraina. È stato un appoggio militare prezioso, quanto quello della Corea del Nord (chi si rivede: l’Asse del Male di Bush Jr?) e quello mascherato ma poderoso della Cina.
Putin ha mandato in missione a Teheran il suo consigliere strategico Sergei Shoigu per sancire lo scambio di favori: così come l’Iran ha fornito armi per bersagliare la popolazione civile ucraina, ora la Russia manda sistemi di difesa antiaerea ai Guardiani della rivoluzione islamica. Ma il do ut des è più ampio, al di là degli scambi militari si allarga a un interesse strategico.
Per Putin il massacro di Hamas il 7 ottobre 2023 è stato un meraviglioso regalo: ha distolto risorse e attenzione degli Stati Uniti verso un nuovo fronte, riducendo l’impegno per l’Ucraina. Putin ha interesse a che il conflitto in Medio Oriente si allarghi e si perpetui, donde il sostegno all’Iran la cui dirigenza religiosa è sempre fedele alle tre missioni sacre ereditate da Khomeini: distruggere Israele, cacciare l’America dal Medio Oriente, conquistare la Mecca e Medina sottraendo ai sauditi i luoghi sacri dell’Islam.
Xi Jinping per adesso ha tenuto una posizione diversa da Putin. Certo la Repubblica Popolare — che non esita a deportare in «campi di rieducazione» i suoi musulmani uiguri per estirpargli la religione dalla testa — mantiene rapporti eccellenti con l’Iran da cui importa tanto petrolio. Però due iniziative recenti della diplomazia cinese sono positive: Pechino ha mediato per il ripristino di relazioni diplomatiche fra Iran e Arabia saudita; e i suoi buoni uffici hanno consentito un riavvicinamento, sulla carta, tra le varie fazioni palestinesi incluso Hamas e l’Autorità della Cisgiordania.
XI JINPING ABBRACCIA VLADIMIR PUTIN
E bisogna sperare che il vertice delle nazioni islamiche riunito a Riad — con la presenza di una delegazione iraniana nella capitale saudita — metta finalmente in moto una iniziativa diplomatica araba, che finora non è stata all’altezza della tragedia di Gaza.[…]
vladimir putin e xi jinping a pechino