Giorgio Meletti per "il Fatto Quotidiano"
La lettera al sindaco Ignazio Marino si chiude in modo quantomeno deciso: "A settembre Le farò avere una proposta a cui Roma non può dire di no". Manlio Cerroni, 89 anni - da mezzo secolo padrone assoluto del business dei rifiuti della Capitale, arrestato nel gennaio 2014 e tuttora sotto inchiesta per associazione per delinquere finalizzata al traffico illecito di rifiuti sostiene di avere in mano la soluzione per l'immondizia: "Un impianto fantascientifico per il trattamento di tutto l' organico derivato dalla raccolta differenziata da realizzare con il contributo di qualificati imprenditori del Nord attraverso un impianto degno di Roma".
Cerroni detta con sicurezza la linea al sindaco in una lettera irridente che ricorda a Marino di quando, poco dopo l' elezione, "ebbi a suggerirLe di non rinunciare alla Sua prestigiosa carriera di medico e chirurgo del fegato", per concludere che "se mi avesse dato retta ne avrebbero ricavato un enorme vantaggio sia la scienza medica che Roma".
È l'ennesima prova, se ce ne fosse ancora bi sogno, di quanto sia rovente lo scontro in atto in tutta Italia sulla gestione dei rifiuti. Il tentativo del governo di imporre alle Regioni la costruzione di 12 nuovi inceneritori con il più tipico blitz estivo non fa altro che aumentare la confusione.
Lo stesso presidente della commissione parlamentare d'inchiesta sulle Ecomafie Alessandro Bratti (Pd), invita alla prudenza: "Gli illeciti ambientali nel ciclo dei rifiuti siano sempre di più delitti d' impresa, che vedono il coinvolgimento in diverse inchieste giudiziarie di molti soggetti imprenditoriali interessati a mettere le mani sui futuri appalti. Anche per questo serve, prima di tutto, uno sforzo di trasparenza importante, e non decisioni prese in fretta e furia quando il Par lamento è chiuso".
Lo scorso 22 luglio la commissione presieduta da Bratti ha sentito in audizione i vertici della procura di Roma, che hanno lasciato intendere nuovi problemi in arrivo per Cerroni, sotto forma di un nuovo fascicolo di indagine dopo che uno studio del Politecnico di Torino ha accertato che la storica discarica di Malagrotta, ormai chiusa, continua ainquinare lafalda acquifera sottostante.
La stessa procura romana è in attesa del rapporto di polizia sull'incendio che il 2 giugno scorso ha colpito l' impianto di trattamento della municipalizzata Ama. Secondo indiscrezioni le telecamere dell' impianto avrebbero registrato le immagini di un' auto sospetta entrata nello stabilimento poco prima dell' incendio.
ignazio marino spazzino 568187
Intanto la lista dei roghi che hanno colpito negli ultimi mesi impianti di trattamento per la raccolta differenziata, che il Fatto ha pubblicato ieri, si allunga. Stefano Vignaroli (M5S), vicepresidente della commissione ecomafie, l' ha integrata con sette casi registrati in Piemonte, quasi sempre intorno a Torino, dal 18 marzo al 20 luglio scorsi. Tra le aziende colpite la Transistor srl, collegata al gruppo Abele di don Luigi Ciotti.