Monica Guerzoni per il “Corriere della Sera”
Dietro le quinte di un Pd in crisi di voti e di identità e all'apparenza statico, qualcosa si muove. Non tutti gli aspiranti segretari hanno ufficializzato la discesa in campo, ma i dem hanno ormai chiaro il quadro dei candidati che si preparano alla sfida della leadership. Cinque i nomi, tre uomini e due donne. Paola De Micheli è stata la prima a dire «io ci sono, il partito è scalabile». E l'ultima in ordine di apparizione è una outsider che sta già rimescolando le carte sui tavoli delle correnti.
Venerdì Elly Schlein, deputata e vicepresidente dell'Emilia-Romagna senza tessera dem in tasca, ha ufficializzato l'adesione alla fase costituente. Il suo profilo di indipendente di sinistra molto attenta ai diritti civili si sta facendo largo tra quei «big» del partito che temono la corsa del favorito Stefano Bonaccini, sostenuto da Lorenzo Guerini e da una parte della sua corrente (Base riformista). Il governatore dell'Emilia-Romagna non ha ancora sciolto la riserva. Mentre Schlein, con una diretta su Instagram, ha espresso la speranza che «possa prendere spazio una nuova classe dirigente».
Il primo a pensare che al Nazareno sia ora di spalancare porte e finestre è Enrico Letta. L'ex premier e segretario dimissionario è «arbitro» del percorso congressuale e non sosterrà alcun candidato, ma da quando ha accettato di guidare il Pd ha puntato molto sull'ascesa delle donne.
Molti poi si chiedono se è vero che Dario Franceschini potrebbe sostenere Schlein. L'ex segretario, che per anni ha avuto l'ultima parola nei passaggi chiave, non si è ancora espresso e con i giornalisti si cuce la bocca. Ma nel Transatlantico di Montecitorio diversi colleghi hanno raccolto dall'ex ministro della Cultura riflessioni di questo tenore: «Serve il massimo di discontinuità e ricambio generazionale, è ora che la mia generazione stia nelle retrovie».
Letta lavora sottotraccia per anticipare le primarie, dal 12 marzo a una domenica di fine gennaio o inizio febbraio. Il segretario dimissionario si è impegnato con «spirito di servizio» a essere il garante di un processo «nei tempi giusti», le cui parole chiave sono accelerazione e allargamento.
L'assemblea nazionale di sabato è per Letta un «passaggio chiave», senza il quale le assise durerebbero sei mesi.
C'è da modificare lo statuto per anticipare le primarie e far entrare Roberto Speranza con Articolo 1, Bruno Tabacci, gli esponenti di Demos e la stessa Schlein.
Alla fase costituente del Pd vuol portare il suo contributo, come candidato alla segreteria, anche Matteo Ricci. Il sindaco di Pesaro è presidente dell'Associazione delle autonomie locali (Ali), eppure la sua proposta è spesso liquidata nel Pd come «una iniziativa locale». Stesso pregiudizio sconta Paola De Micheli, nonostante le «ragioni potenti» per cui ha deciso di tentare la sfida. Un altro dirigente che sta acquistando forza è Dario Nardella: «Non mi tiro indietro».
Ma per ora il sindaco di Firenze si candida «a dare un contributo di idee» e si prende qualche giorno per ufficializzare la discesa in campo. Sabato l'assemblea si terrà in modalità mista, presenza e online, per rendere possibile la più vasta partecipazione. Tensioni e maldipancia sono assicurati.
La sinistra è divisa tra chi tifa Schlein e chi pensa che una sua vittoria possa innescare la scissione dei riformisti. Andrea Orlando non ha ancora deciso se mettersi in gioco e Peppe Provenzano sembra aver rinunciato: «Basta ipocrisie, se non si vuole fare una vera discussione costituente, tanto vale prendere la scorciatoia delle primarie». Il partito al Sud non si sente rappresentato. L'ala di Francesco Boccia, Michele Emiliano ed Enzo De Luca è in forte agitazione e potrebbe esprimere un suo candidato: il presidente della Campania o l'ex ministro Boccia.