Simona Brandolini per il "Corriere della Sera" - Estratti
Roberto Fico già sente l’odore di investiture e allora subito mette le mani avanti: «Io sono abituato a rispettare le regole. Finché c’è la regola dello stop dopo due mandati nel mio partito non posso candidarmi. Se cambia vedremo». E potrebbe cambiare.
A quel punto la partita è aperta. E senza giri di parole il nome del pentastellato ex presidente della Camera è in campo almeno quanto lo è quello di Gaetano Manfredi, nonostante le smentite di rito dei diretti interessati. Il dopo De Luca, in Campania, è cominciato. In un sabato piovoso. Fondamentali le dichiarazioni di Elly Schlein a Piazzapulita.
gaetano manfredi e roberto fico
La solidarietà ai «dirigenti del Pd ancora una volta insultati» (cioè Sandro Ruotolo, Stefano Graziano e Antonio Misiani), poi quella frase definitiva: «Tutti sono utili, nessuno è indispensabile e nessuno è eterno», rispondendo a una domanda sul governatore campano archiviando di fatto le ambizioni per un terzo mandato. Quelle parole della segretaria dem devono essere suonate come un via libera per i suoi.
Così in un hotel napoletano, arruolati dall’eurodeputato e componente della segreteria nazionale Ruotolo, si sono dati appuntamento sabato scorso pezzi da novanta del Pd (anche bonacciniani), Cinque Stelle e sinistra. Insomma tre quarti di ex campo largo ormai coalizione progressista. Sotto lo sguardo di un insolitamente pungente sindaco di Napoli, baluardo dell’alleanza larga che raccoglie dem, pentastellati, oltre a renziani, sinistra e Verdi.
gaetano manfredi e roberto fico
È questa la strada tracciata, ribadisce Fico: «Perché non ci si improvvisa, quello è un percorso che abbiamo costruito insieme e per tempo». Dunque si apre un tavolo del centrosinistra per le regionali? «Noi già siamo al tavolo del centrosinistra anche per la Regione Campania». E Manfredi, in corsa anche per l’imminente assemblea Anci, rincara: «In Campania bisogna partire dall’alleanza che c’è. Non possiamo dividerci.
Bisogna lavorare insieme con una proposta politica, quella che ha funzionato a Napoli e che guardi la realtà con gli occhi della verità: alcune cose sono andate bene altre male. Inutile dire che va tutto bene o tutto male, non è vero».
Non nominando mai il governatore, di fatto traccia un primo bilancio dei 10 anni deluchiani a Palazzo Santa Lucia. E sono luci e ombre. Al Nazareno c’è aria di rivincita sull’ingombrante presidente.