Marco Conti per “il Messaggero”
LUIGI DI MAIO MATTEO SALVINI GIUSEPPE CONTE
Mentre Foggia è in mano alla criminalità organizzata e in un quartiere di Roma si rischia di morire per pallottole vaganti, i due leader della maggioranza continuano a litigare sulle opere che sono ferme. Soprattutto sulla Tav, la linea Torino-Lione che dovrebbe permettere al Paese di non rimanere isolato dal resto dell' Europa.
Da qualche giorno gli esponenti del M5S hanno preso coraggio e attaccano a testa bassa il leader della Lega usando anche termini forti e prossimi all' insulto. Il Dibba, forte dell' esperienza sudamericana, non ci va leggero e dà del «rompicoglioni» al vicepremier leghista che ribatte soft offrendogli Nutella.
IL TEMPO
CONTE SALVINI DI MAIO BY SPINOZA
Una certa dose di coraggio l' ha trovata anche Luigi Di Maio che deve aver sbirciato l' analisi costi-benefici sulla Tav commissionata otto mesi fa e che però arriverà sul tavolo del cdm solo tra quindici giorni. Forse il tempo strettamente necessario a Toninelli per spillare il documento. «Qui a tirare dritto sono io», ha sostenuto ieri Di Maio visibilmente soddisfatto dell' orbace appena indossata.
Tempi lunghi, quelli dei governo del cambiamento, che ormai ha piazzato a centrocampo i suoi ministri e si prepara ad una lunga melina in vista del 26 maggio. «Da qui alle europee importante è non commettere altri errori», ha sostenuto qualche giorno fa lo stesso Di Maio. Il leader grillino è infatti convinto che - dopo aver sovrapposto sul tema migranti la linea M5S a quella della Lega - l' attuazione del Reddito di cittadinanza permetterà al M5S di recuperare i punti persi a vantaggio del socio di maggioranza. Importante, però, è che quest' ultimo non porti altro all' incasso.
Il problema è che i dati sul Paese in recessione hanno riproposto il nodo degli investimenti, necessari alla crescita ma assenti nella legge di Bilancio.
toninelli di maio aereo di stato
Visto che è complicato tirar fuori altri soldi, a palazzo Chigi hanno rispolverato l' elenco delle opere pubbliche immediatamente cantierabili e già finanziate. Su tutti c' è, ovviamente la Tav. Un bel problema per i grillini che hanno già dovuto fare i gamberi sulla Tap come sull' Ilva.
La Lega, pressata dagli industriali del Nord, insiste. Ma Salvini, che va a Chiomonte a visitare il cantiere Tav, è lo stesso che rischia di essere processato sulla Diciotti e che conta sui voti grillini per evitare l' aula di tribunale. I due vicepremier negano esista «lo squallido baratto», come lo definisce l' azzurra Anna Maria Bernini.
salvini visita il cantiere tav di chiomonte 14
Ma per smentire la tesi che «tre indizi fanno una prova» - la perentorietà grillina sul no alla Tav, unita ad una posizione ancora non chiara del M5S sulla richiesta e alla necessità di tirarla almeno sino alle Europee del 26 maggio - non c' è che attendere un rapido pronunciamento per il no al processo da parte di Di Maio. Il problema è che non arriva.
Anzi, sembra difficile - a giudicare dagli umori interni al M5S - che in giunta Salvini possa spuntare subito un no al processo che potrebbe arrivare solo ad aprile in aula. In attesa nel quartier generale della Lega si naviga a vista e, mentre si prepara la memoria che Salvini presenterà in giunta, si registra con qualche imbarazzo l' altolà del vicepremier campano che invia un pizzino al collega che insiste sulla Tav: «Sconsiglio Salvini di creare tensioni al governo».
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Di Maio ha bisogno di tempo e il voto - prima in giunta e poi in aula - concede al M5S un paio di mesi. Importanti per far slittare ancora più in là l' opera che al vicepremier grillino - che non è un avvocato come il premier Conte - sa che alla fine sarà molto complicato sfilarsi dall' opera che potrà essere bloccata in via definitiva solo dopo un voto del Parlamento. Nell' attesa Salvini stringe i denti.
Nega abbia bisogno di «aiutini» dall' alleato che però sembra sopportare sempre meno. Anche se Osvaldo Napoli (FI) lo invita a reagire «in modo energico», il leader leghista sa scegliere i tempi e aspetta anche lui l' esito delle elezioni regionali di domenica ma soprattutto delle europee di maggio.
Dopo, se i sondaggi verranno confermati dalle urne, è difficile che la Lega non chieda un immediato riequilibrio dei rapporti di forza nell' esecutivo. Anche perché a quel punto sarà difficile non inserire il titolare governativo del no alla Tav nella lista dei ministri da rimpiazzare. Magari insieme al suo collega all' Ambiente che ieri in Abruzzo è riuscito a scatenare la reazione di coloro che rischiano il posto per il no alle esplorazioni nel mare Adriatico.