Estratto dell’articolo di Francesco Verderami per il “Corriere della Sera”
Un premier ha molti modi per intervenire senza toccare gli equilibri del governo e senza sconfessare formalmente un ministro. Sul «caso Piantedosi», Meloni ha scelto la strada europea per avocare di fatto il dossier immigrazione, su cui d’altronde Palazzo Chigi vanta delle competenze. E il carteggio con le istituzioni di Bruxelles dopo la tragedia di Cutro è funzionale all’obiettivo.
La risposta arrivata ieri dalla von der Leyen […] viene considerata «molto positiva» […] perché «vengono riconosciute le ragioni esposte dalla presidente del Consiglio». Che in Europa come in Italia mira a muoversi su un doppio binario: rafforzare il contrasto all’immigrazione clandestina e allo stesso tempo garantire una maggiore flessibilità nella politica dei flussi.
GIORGIA MELONI MATTEO PIANTEDOSI
Questo dialogo diretto tra Palazzo Chigi e la Commissione finisce in pratica per ridurre il ruolo di Piantedosi, al quale la premier chiede una «maggiore sinergia». Che nel lessico politico equivale a un ridimensionamento del titolare del Viminale ed è inoltre un segnale a Salvini, sponsor del ministro. Tutto ciò si traduce anche in una indiretta richiesta di maggiore coordinamento sul piano della comunicazione e di minore esposizione pubblica. «Chi guida gli Interni — ricorda non a caso un membro anziano del governo — di solito rilascia due interviste l’anno». Ed è proprio per lesa verbosità che Piantedosi è finito al centro della polemica dopo il naufragio del barcone sulle coste calabre.
Nelle ore successive alla drammatica vicenda, il responsabile del Viminale si era mosso istituzionalmente in modo corretto, prima di lasciarsi andare a dichiarazioni che hanno messo in difficoltà Meloni. Perché a quel punto la tragedia è diventata un caso politico, […] la Lega […] ha evidenziato alla premier il differente atteggiamento assunto con Piantedosi rispetto al caso «Delmastro-Donzelli»: mentre con i due esponenti di FdI Meloni si era subito esposta a loro difesa, nei riguardi del ministro dell’Interno — è stato rilevato da Salvini — è mancata una attestazione pubblica.
alfredo mantovano giorgia meloni
[…] la premier si cura anzitutto di salvaguardare la stabilità del suo governo […] e in più centralizza la materia migratoria, adottando un escamotage politico che attraverso il passaggio in Europa finisce per aggirare l’Interno. Racconta uno dei più autorevoli ministri che su questo piano «c’è l’impronta di Mantovano», il sottosegretario alla Presidenza che «da palazzo Chigi sorveglia il Viminale», di cui «conosce ogni dinamica» […]
alfredo mantovano giorgia meloni
La via di Bruxelles scelta da Meloni […] è «fondamentale» […] perché […] il provvedimento che la premier sta preparando in vista del Consiglio dei ministri a Cutro, «delibererà misure di competenza statuale. Inefficaci senza una maggiore collegialità europea». […] l’unica strada percorribile […] un’azione combinata dell’Italia e dell’Unione, sollecitata ieri anche dal capo dello Stato. […]