PIANTEDOSI, LA CONTROFIGURA DI SALVINI – MARCELLO SORGI: “DIVERSAMENTE DA LAMORGESE, PIANTEDOSI, ANCHE LUI TECNICO, ANCHE LUI PREFETTO, DIPENDE DA SALVINI, CHE L'HA VOLUTO AL VIMINALE, E NE INCARNA LA LINEA. E QUESTA È LA RAGIONE PER CUI UN PROBLEMA CRONICO COME L'IMMIGRAZIONE CLANDESTINA È TORNATO ATTUALISSIMO” – “SALVINI È CONVINTO CHE GLI ELETTORI SAPPIANO DI CHI HA INTRODOTTO LA STRATEGIA DELLA DUREZZA. E AL MOMENTO GIUSTO SE NE RICORDERANNO. PER QUESTO PIANTEDOSI DEVE ESSERE E APPARIRE COME SUA CONTROFIGURA: INCARICO CHE IL PREFETTO IERI HA CERCATO DI SVOLGERE AL SUO MEGLIO”

-

Condividi questo articolo


Marcello Sorgi per “La Stampa”

 

marcello sorgi marcello sorgi

Ascoltando il ministro Piantedosi riferire alle Camere sul caso recente delle navi delle Ong tenute a lungo fuori dai porti siciliani, ammesse solo dopo una lunga trattativa all'attracco e subordinate alla pratica umiliante della selezione tra immigrati "fragili" e non, del cosiddetto "carico residuo" lasciato a bordo, e del dirottamento della Ocean Viking verso la Francia, ciò che ha provocato una crisi nei rapporti tra Roma e Parigi, una novità balzava subito agli occhi e alle orecchie.

 

piantedosi piantedosi

Diversamente da Lamorgese, ministra tecnica che rispondeva a un premier tecnico come Draghi e aveva un filo diretto con il Quirinale, Piantedosi, anche lui tecnico, anche lui prefetto, dipende da Salvini, che l'ha voluto al Viminale, e ne incarna la linea. E questa è la ragione per cui un problema cronico come l'immigrazione clandestina, passato in secondo piano di fronte a emergenze più gravi come il Covid e la crisi energetica dovuta alla guerra in Ucraina, è tornato attualissimo.

 

piantedosi salvini meloni piantedosi salvini meloni

Il leader della Lega considera quella contro i migranti trasportati dalle navi delle Ong e per i "porti chiusi" una sua battaglia "identitaria", che gli è costata ben due processi (uno ancora in corso) riferiti al periodo in cui era ministro dell'Interno del governo "gialloverde".

 

Per quanto Meloni abbia sposato in pieno la linea della "barra diritta" che l'ha portata allo scontro con Macron, il Capitano leghista è convinto che gli elettori sappiano di chi ha introdotto la strategia della durezza, costi quel che costi, sull'immigrazione. E al momento giusto se ne ricorderanno.

 

SALVINI MIGRANTI SALVINI MIGRANTI

Per questo Piantedosi deve essere e apparire come sua controfigura: incarico che il prefetto ieri ha cercato di svolgere al suo meglio, tra contestazioni anche molto dure dell'opposizione.

 

Che si prepara, è facile prevederlo, magari non tutta insieme e con la stessa convinzione, a una sorta di ostruzionismo se davvero, come sembra, il governo dovesse riproporre i "decreti sicurezza" del periodo gialloverde, con la confisca delle navi e multe salate per le Ong. Che tutto questo, uno scontro politico di prima grandezza, possa pesare sulle spalle di un ministro tecnico - seppure guardate a vista da premier e vicepremier - è da vedere. Si rischia di immolare il prefetto Piantedosi in un compito che non è il suo.

matteo piantedosi matteo piantedosi GIORGIA MELONI MATTEO PIANTEDOSI GIORGIA MELONI MATTEO PIANTEDOSI matteo piantedosi al compleanno di nunzia de girolamo matteo piantedosi al compleanno di nunzia de girolamo

 

Condividi questo articolo

ultimi Dagoreport

VENETO DI PASSIONE PER SALVINI – IL “CAPITONE” PROVA AD ALZARE LA CRESTA E USCIRE DALL’ANGOLO: “CHIEDEREMO IL VENETO E IL TERZO MANDATO PER ZAIA”. MA SA BENE CHE IL DESTINO DELLA REGIONE, VERO FORTINO E CASSAFORTE DEL CARROCCIO, È SEGNATO: GIORGIA MELONI VUOLE METTERE LE MANI SUL NORD-EST. E COME DARLE TORTO? FORZA ITALIA CON L'8% GOVERNA PIEMONTE, SICILIA, BASILICATA E CALABRIA. LA LEGA, CON UNA PERCENTUALE SIMILE, HA IN MANO VENETO, LOMBARDIA E FRIULI. PERCHE' LEI, CHE GUIDA IL PARTITO DI MAGGIORANZA RELATIVA, DOVREBBE ACCONTENTARSI DI LAZIO, ABRUZZO E MARCHE? - LO PSICODRAMMA NEL CARROCCIO È INIZIATO DOPO CHE IL MITE LUCA ZAIA È USCITO ALLO SCOPERTO (“SE PERDIAMO QUI VA TUTTO A ROTOLI”). A VENEZIA SI PREPARA LA SCISSIONE, CON UNA “LISTA ZAIA”...

DAGOREPORT - COME MAI TRUMP NON HA FATTO GRAN CASINO SULLA FORNITURA DI ARMI ALL’UCRAINA (MISSILI A LUNGO RAGGIO E MINE ANTI-UOMO) DECISA DAL PRESIDENTE USCENTE JOE BIDEN? SECONDO FONTI AUTOREVOLI DI WASHINGTON, TRA I DUE C’È STATO UN ACCORDO, CHE PERMETTERÀ POI A TRUMP DI NEGOZIARE CON PIÙ FORZA UNA PACE CON PUTIN. COSÌ, DA UNA PARTE, IL TYCOON COL CIUFFO A PENZOLONI SI E' LIMITATO A UN MISERO TWEET. DALL’ALTRA A PUTIN NON CONVIENE DI FARE ORA IL DOTTOR STRANAMORE PER DUE BUONI MOTIVI…