Stefano Piazza per “La Verità”
Arrivati al quarantunesimo giorno di una guerra che non accenna a finire e viste le trattative a dir poco infruttuose, nella maggioranza di governo italiana, così come in altri Paesi europei, si sta saldando un fronte che vorrebbe bloccare l'importazione di gas e petrolio dalla Russia in modo da mettere definitivamente in ginocchio Vladimir Putin che ogni mese incassa qualcosa come 1 miliardo di euro da coloro che nell'Ue acquistano dai russi queste preziose risorse.
Tutto giusto se non fosse che gli effetti di una decisione come questa per l'Italia non sarebbero affatto semplici da gestire.
Prima di tutto occorre ricordare che il nostro Paese importa dall'estero quasi tutto il gas che utilizza e parliamo del 95,6% del gas del quale necessitiamo. Quanto ne importiamo? Circa 72,75 miliardi di metri cubi di gas naturale compresi i 9,97 miliardi di gas naturale liquefatto (Gnl).
E quanto gas russo compriamo? Nel 2021 è stato pari al 38,2% del gas che consumiamo pari a 29,07 miliardi di metri cubi di gas naturale, un numero che mostra come la Russia sia di gran lunga il nostro principale fornitore.
Un trend in grande crescita visto che nel 2012 l'Italia acquistava da Mosca circa il 30% di gas, poi il balzo del 2015 con il 44%.
Chi sono gli altri nostri fornitori oltre alla Russia? Tra loro ci sono alcuni Paesi non proprio esempi e campioni di democrazia e di diritti umani come ad esempio l'Algeria (27,8%), l'Azerbaijan protagonista della guerra del Nagorno-Karabakh del 2020, un conflitto armato tra le forze azere e quelle armene per il controllo della regione caucasica. Dall'Azerbaijan importiamo il 9,5% del gas che ci occorre.
Poi c'è la Libia, diventata un vero e proprio «non Stato» in preda a continue violenze (4,2%), senza dimenticare il Qatar che ha fomentato e finanziato negli anni numerosi gruppi terroristici islamici (per questo sono aperte numerose inchieste negli Stati Uniti), oltre a essere lo Stato protettore della Fratellanza musulmana.
Il Qatar ci fornisce, senza sollevare in Italia nessuno scrupolo, il 13,1% di Gnl che consumiamo. Un 2,9% del gas arriva dalla Norvegia e dai Paesi Bassi.
Ma noi dobbiamo per forza acquistare il gas da guerrafondai dell'Est Europa oppure da generali libici o da emiri che applicano la sharia? Qui la storia si fa interessante perché di gas l'Italia ne ha, solo che non lo usa o meglio, ne usa pochissimo.
I dati aggiornati al 2021 del ministero dello Sviluppo economico ci dicono che l'Italia estrae il 4,4% del gas che consuma: significa che produciamo 3,34 miliardi di metri cubi di gas naturale, ma ne utilizziamo 76,1 miliardi. I giacimenti di gas sono 1.298 ma 752 di loro sono solo sulle cartine geografiche in ossequio alla legge 133 del 2008 che vieta l'estrazione di gas nell'area dell'Adriatico settentrionale (la stima è che in quella zona possano esserci fra i 30 e i 40 miliardi di metri cubi di gas).
Una legge resasi necessaria per evitare che si abbassi il livello del suolo meglio noto come fenomeno di subsidenza che provoca anche il crollo degli argini. Ora l'obbiettivo recentemente dichiarato dal ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani è quello di aggiungere altri 2,2 miliardi di metri cubi, che porterebbe così l'ammontare totale a oltre 5,5 miliardi di metri cubi di gas.
Ma anche così saremmo sempre obbligato a rivolgerci ai nostri abituali fornitori. E qui parte l'altro tormentone sull'utilizzo di energia pulita, pannelli solari ed eolico. Tutto bellissimo se non fosse che per sostituire gas e petrolio comprato dai «cattivi» ci vorranno vari decenni. Ma vai spiegarlo a chi crede di risolvere tutto su Twitter e Facebook.