Carlo Tarallo per “la Verità”
nando pagnoncelli a dimartedi' 1
Sogno, o sondaggio? In questi giorni di totale caos, con il governo protagonista di uno spettacolo indecoroso, fatto di messaggi contraddittori, ritardi nell' erogazione dei contributi alle famiglie e alle imprese, scuse, dietrofront, figuracce nazionali e internazionali, secondo alcuni luminari dei sondaggi, Giuseppe Conte godrebbe del gradimento del 70% degli italiani.
Anzi, più che secondo alcuni, secondo uno: Nando Pagnoncelli, patron di Ipsos, guru dell' intenzione di voto, negli ultimi giorni ha sostanzialmente posizionato Giuseppi su un piedistallo. Il sondaggio pubblicato domenica scorsa, 26 aprile, sul Corriere della Sera, vedrebbe il ciuffo del premier svettare al 66% di gradimento da parte degli italiani (5 punti in più rispetto a marzo). Il buon Pagnoncelli, nei giorni successivi, è andato diffondendo il sondaggio in tv, e in particolare a La 7, emittente di Urbano Cairo, ormai diventata la Telekabul di Conte.
Martedì scorso, a Di Martedì, Pagnoncelli ha coccolato affettuosamente Giovanni Floris e i suoi telespettatori, sciorinando i risultati del sondaggione della domenica precedente, quello con la fiducia in Conte al 66% e nel governo al 58%; due giorni dopo, a Otto e mezzo, Lilli Gruber ha arrotondato per eccesso e ha gratificato Conte con una fiducia al 70%. Un plebiscito che neanche Mubarak, negli anni d' oro, avrebbe riscosso al Cairo, nel senso della capitale dell' Egitto. Ma Cairo, inteso come Urbano, patron di Corriere e La 7, ormai ha indossato i panni del VisConte, e quindi non gli dispiace di certo che i suoi giornali e le sue tv facciano la ola al presidente del Consiglio.
LILLI GRUBER CON LA MASCHERINA
Quello che è poco «urbano», però, è propinare ai telespettatori solo e soltanto i sondaggi che dipingono un Conte a livelli di gradimento da vera e propria pop star, mentre basta uno sguardo ai social o una chiacchierata con amici, parenti e congiunti, per verificare che la maggioranza degli italiani non ne possono più del premier giallorosso e delle sue continue giravolte a reti unificate. Per renderci conto di quanto Conte, al contrario di quanto va proclamando Pagnoncelli, non goda affatto della fiducia della maggioranza degli italiani, vediamo i risultati degli altri sondaggi effettuati negli ultimi giorni.
Ixè per Cartabianca (Rai 3) il 29 aprile assegna a Conte una fiducia del 60% degli italiani (6 punti in meno di Pagnoncelli, 10 in meno della affermazione della Gruber),e un 57% al governo nella sua interezza; Emg, per la Rai, il 28 aprile, ha chiesto agli italiani: «In questi mesi di chiusura il governo ha fatto abbastanza per preparare la fase 2?».
Ha risposto «sì» solo il 28%, mentre la fiducia in Conte viene valutata appena al 42%, in calo di un punto rispetto alla settimana precedente; Tecnè per Quarta Repubblica (Rti) lo scorso 26 aprile, lo stesso giorno del sondaggio di Ipsos, ha chiesto un giudizio su come il premier sta gestendo l' emergenza coronavirus: le risposte positive sono state del 54%, 12 punti in meno della fiducia che nello stesso momento Pagnoncelli attribuiva a Conte.
Molto articolato il sondaggio realizzato lo scorso 21 aprile da Winpoll per il Sole 24 Ore. Alla domanda: «Quali di questi personaggi politici ha apprezzato durante questa crisi?», solo il 35% ha risposto Conte (il presidente del Veneto, Luca Zaia, svetta con il 46%, superando anche il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, al 32%). Alla domanda: «In caso di un governo di unità nazionale, secondo lei, chi dovrebbe essere il presidente del Consiglio?», il 37,6% risponde Giuseppi Conte, il 62,4% Mario Draghi.
Alla domanda: «In generale, quanto è soddisfatto di come il governo sta gestendo l' emergenza sanitaria?», i soddisfatti sono appena il 44%. Il 23 aprile Monitor Italia, per l' agenzia Dire, ha misurato il gradimento verso il governo nel suo insieme: solo il 31,6% ha dichiarato di avere fiducia nell' esecutivo. Passiamo a Termometro politico, che il 21 aprile ha chiesto agli italiani: «Lei ha fiducia nel premier Giuseppe Conte?». Le risposte: sì, molta 21,9%; sì, abbastanza 20,7%; no, poca 11,5%; no per nulla 45,2%.
Questi sondaggi sono tutti pubblicati sul sito sondaggipoliticoelettorali.it, curato dal Dipartimento informazione e editoria della presidenza del Consiglio dei ministri. Trattasi di numeri, freddi numeri, freddi come quelli di Ipsos, che però assegna a Conte, rispetto ai colleghi degli altri istituti, tra i 20 e i 30 punti in più di gradimento.
Naturalmente, nessuno mette in dubbio la correttezza, la professionalità e l' esperienza di Pagnoncelli, che magari avrà telefonato, casualmente, a una serie di congiunti e affetti stabili del premier. Resta però il dubbio sul perché i media di Cairo non abbiano la voglia di mostrare ai lettori e ai telespettatori anche i sondaggi che fotografano una situazione completamente ribaltata, con la stragrande maggioranza degli italiani che non hanno fiducia né in Conte e tanto meno nel governo da lui guidato. Sarebbe un modo assai più urbano di fotografare la realtà.
2 - CALA LA FIDUCIA NEL GOVERNO MA 6 SU 10 LO APPOGGIANO SALVINI GIÙ, ZAIA OLTRE IL 50%
Ilvo Diamanti per “la Repubblica”
LUCA ZAIA MATTEO SALVINI E LUIGI BRUGNARO A VENEZIA CON L'ACQUA ALTA
La notte del virus continua. E si fatica a vedere la luce, all' orizzonte. Semmai, ci stiamo abituando a muoverci nel buio. O almeno, nella penombra. Peraltro, i fari che hanno illuminato il nostro percorso, nelle ultime settimane, hanno perso un po' di energia. Ma resistono. Senza che altri riescano a rimpiazzarli.
In altri termini, il governo e il premier, Giuseppe Conte, vedono ridursi il grande consenso conquistato di recente. Ma di poco. Mentre i principali partiti di opposizione e i loro leader si perdono sullo sfondo, buio, di questa emergenza. Riassumerei così le opinioni degli italiani, che emergono dal sondaggio condotto da Demos, nei giorni scorsi, per l' Atlante Politico di Repubblica.
Il consenso verso il governo, infatti, nell' ultimo mese subisce un calo significativo: 8 punti. Tuttavia, il sostegno nei suoi confronti resta maggioritario: 63%. Per incontrare indici di fiducia verso il governo altrettanto elevati, se saltiamo il dato del mese scorso, bisogna risalire al settembre 2018, all' inizio del primo governo Conte, imperniato sull' alleanza fra Lega e M5s. O, prima ancora, al 2014, quand' era premier Renzi.
giorgia meloni a washington national prayer breakfast
La Lega di Salvini, peraltro, scende ancora, nelle indicazioni di voto. Resta il primo partito, in Italia, con il 26,6%. Ma scivola di quasi 8 punti, rispetto alle elezioni Europee dello scorso maggio (2019). A Centro-Destra, i Fratelli d' Italia di Giorgia Meloni confermano le posizioni degli ultimi mesi, attestandosi sul 13,6%. Mentre FI sembra aver frenato una discesa che pareva inarrestabile. E si ferma al 6,2%. Ben lontano dai fasti di un passato, peraltro, neppure lontano. Rispetto alle elezioni Politiche del 2018, comunque, il suo peso elettorale risulta più che dimezzato.
Parallelamente, le forze di governo si consolidano. Senza, però, mostrare grandi progressi. Il Pd si avvicina al 22%. Mentre il M5S risale oltre il 16%, dopo molti mesi di declino. LeU e la Sinistra mantengono il loro spazio, per quanto limitato. Chi non sembra in grado di ripartire, o meglio, di partire, è Italia Viva. Il Partito di Renzi. Poco sopra il 2%. Più che un "partito personale", appare un "partito - e un leader - senza persone". Senza elettori. E ciò spiega, in parte, l' atteggiamento polemico di Renzi. Alla ricerca di visibilità e "distinzione", soprattutto in questa fase.
La fiducia verso i leader precisa queste tendenze. Conferma la posizione del premier, Conte. In calo di non pochi punti: 7. Ma ancora saldamente davanti a tutti, con il 64% di valutazioni positive. Seguito dal governatore del Veneto, Luca Zaia, oltre il 50%. Ma, soprattutto, molto avanti rispetto a Matteo Salvini, il "capo" del suo partito. Il quale scende al 37%: quasi 10 punti in meno, in un mese. Così si allinea ad Attilio Fontana, governatore della Lombardia. La "sua" regione. Come Salvini rammenta e ripete spesso, nelle ultime settimane.
Con due conseguenze, forse non del tutto intenzionali: ri-dimensionare Fontana e mettere fra parentesi l' identità "nazionale" della sua Lega Il calo di gradimento più sensibile, fra i leader, riguarda, però, Giorgia Meloni: 12 punti in meno rispetto al mese scorso. Superata da Roberto Speranza. Ministro della Sanità. Al centro dell' attenzione e delle "speranze" dei cittadini. Poco sotto (al 40%), incontriamo altre figure importanti di questa stagione politica, Dario Franceschini e Luigi Di Maio. Seguiti dal segretario del Pd, Nicola Zingaretti. Accanto a Silvio Berlusconi. In fondo alla graduatoria (o quasi) rimane Matteo Renzi, apprezzato (si fa per dire) dal 20% degli elettori. Certamente più del suo partito.
Ma non di molto.
GIUSEPPE CONTE ROBERTO SPERANZA
Dal sondaggio di Demos emerge l' immagine di viaggio incerto.
Attraverso un tempo senza tempo, che alterna momenti di emozione e di frustrazione. Oggi viviamo una fase di attesa, dopo il picco dei consensi raggiunto dal governo in mezzo - o meglio, in cima - all' emergenza determinata dal Covid. La paura e, più ancora, la necessità di affrontare una minaccia senza volto, che colpisce persone e "volti", talora noti e "familiari", ha suscitato un moto solidale. I cittadini, dunque, si sono stretti intorno al "capo" - del governo. Nazionale ma anche regionale.
Chiusi in casa. In famiglia. Eppure "insieme". Hanno messo da parte le divisioni. Politiche - ma non solo. E hanno di-mostrato uno spirito unitario, che non si ricordava da tempo. Oggi, dopo oltre un mese ai "domiciliari", questo sentimento resiste. Con qualche in-sofferenza. Ma due italiani su tre continuano a valutare positivamente l' azione del governo. E delle Regioni. E più ancora - 3 su 4 - il ruolo del Presidente della Repubblica. Anche l' informazione è apprezzata, mentre c' è insoddisfazione verso i soggetti - partiti e leader - che non accettano il clima di "unità nazionale". E verso l' Unione Europea. Che ci lascia "soli".
Peraltro, (quasi) tutti gli italiani oggi riconoscono l' importanza del sistema sanitario e della Protezione civile. Ma, soprattutto, hanno scoperto la capacità dei cittadini come loro, come noi, di adeguare i comportamenti "personali" alle regole imposte dall' emergenza.
Per il bene comune. Per rispondere alla preoccupazione che coinvolge, soprattutto, chi vive con noi e vicino a noi. I nostri familiari.
Così, oggi gli italiani si accingono ad affrontare la cosiddetta fase 2, che prevede un piano di apertura graduale. Nel sistema del lavoro e delle imprese. Nella nostra vita e nei nostri spostamenti personali.
MARIA ELENA BOSCHI E MATTEO RENZI
Un piano che, fra i cittadini, suscita ancora larga adesione (oltre il 60%), ma anche po' di frustrazione. Soprattutto fra i lavoratori autonomi. E fra i più giovani, che sopportano con maggiore fatica l' isolamento. Perché, anche se siamo convinti che il cosiddetto "distanziamento sociale" sia utile e che "andrà tutto bene", è altrettanto vero che "da soli" e "distanti dagli altri" non si sta bene. C' è adesione al piano predisposto per la Fase 2, ma anche frustrazione da parte dei lavoratori autonomi e dei giovani Nel giudizio degli italiani penalizzati partiti e leader che si contrappongono al clima di "unità nazionale". Delusione per l' Unione europea.
abbraccio tra maria elena boschi e matteo renzi