RELAZIONE UE, MELONI: 'GLI ACCENTI CRITICI NON SONO DELLA COMMISSIONE, MA DI PORTATORI DI INTERESSE COME REPUBBLICA, DOMANI, FATTO QUOTIDIANO'
1 - LO STUPORE DELLA UE PER LE PROTESTE ITALIANE: SULLA LIBERTÀ DI STAMPA ROMA È STATA CONSULTATA
Estratto dell’articolo di Federico Fubini per il “Corriere della Sera”
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È la prima volta che un premier scrive alla presidente della Commissione europea per polemizzare riguardo al rapporto annuale «sullo Stato di diritto». Ma non è la prima volta che il governo di Giorgia Meloni scrive ai funzionari di Ursula von der Leyen su questo argomento.
Fra gennaio e aprile una squadra di funzionari che fa capo al belga Didier Reynders, commissario Ue alla Giustizia, è stata più volte a Roma. Ha parlato con la Federazione nazionale della stampa italiana, con l’Ordine dei giornalisti e con l’osservatorio sostenuto da entrambi che va sotto il nome di «Ossigeno per l’informazione». In parallelo si è rivolta al governo e a esso ha riportato le critiche ascoltate da altri sulla gestione della Rai e dell’informazione nell’emittente pubblica. […]
ursula von der leyen giorgia meloni g7 borgo egnazia
Anche per questo la missiva della premier ieri è stata ricevuta con un filo di sorpresa. In primo luogo, perché il Rapporto sullo stato di diritto nei 27 Paesi dell’Unione è di sei giorni fa e la lettera di Meloni è atterrata in una Bruxelles ormai in vacanza dopo la maratona delle nomine. […]
Poi però lo stupore ha riguardato l’intensità della reazione della premier. Ha osservato ieri una portavoce della Commissione: «Com’è noto, il Rapporto annuale sullo Stato di diritto segue un metodo ben affermato ed è il frutto di un processo inclusivo con tutti gli Stati dell’Unione europea e con i portatori d’interessi».
Parole studiate per far capire che il governo italiano era già stato sentito prima della pubblicazione, più volte; dunque le critiche di Meloni al rapporto […] erano sicuramente già note. Qualcuno a Bruxelles ha persino avuto l’impressione che il vero bersaglio di Meloni non fossero von der Leyen o Reynders; ma piuttosto quelli che lei vede come suoi avversari interni, i «professionisti della disinformazione».
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Certo è che a Bruxelles si sottolinea ora come il rapporto sullo Stato di diritto […] fosse «basato sui fatti». La versione del 2022 di quel testo quasi non parlava della televisione di Stato. Quella del 2023 vi dedica un solo paragrafo. Quella di quest’anno […] ci si sofferma per più di tre pagine, nelle quali la Commissione riferisce le osservazioni degli uni e degli altri senza prendere posizione quasi mai. Ma a volte sì e, quando lo fa, il rapporto non prende di mira direttamente il governo: parla piuttosto degli assetti generali dell’emittente pubblica. […]
2 - SCONCERTO NELLA UE “METODO CORRETTO NEL RAPPORTO SUI DIRITTI IN ITALIA”
Estratto dell’articolo di Claudio Tito per “la Repubblica”
Tanta meraviglia e un bel po’ di sconcerto. La lettera spedita da Giorgia Meloni alla presidente della Commissione sul Rapporto riguardante lo Stato di diritto in Italia è stata letta in questo modo dagli uffici di Palazzo Berlaymont. Una reazione iniziale e informale cui seguirà (forse già oggi) una risposta ufficiale.
[…] Per la Commissione, quel Report è corretto e i punti sollevati sul nostro Paese non sono smentiti nemmeno dopo la missiva di protesta di Meloni. Lo sconcerto, quindi, è stato dettato essenzialmente da tre motivi, due procedurali e uno sostanziale. Il primo riguarda la scelta di inviare una lettera di quel tipo a commento di un Rapporto i cui contenuti erano noti da tempo all’esecutivo italiano. Sostanzialmente viene giudicata una modalità del tutto irrituale.
Rispondere con il mezzo postale alla presidenza senza utilizzare le vie istituzionali richieste dal Rapporto. Il secondo è connesso alla tempistica. Palazzo Chigi, mentre la premier stava partendo o era addirittura già partita per la Cina, ha trasmesso il documento alla Rappresentanza italiana presso la Ue, nella persona dell’Ambasciatore Vincenzo Celeste.
Il quale domenica pomeriggio — come prevede la prassi in questi casi — ha immediatamente inoltrato la lettera al capo di gabinetto di Ursula von der Leyen, Bjorn Seibert. Contestualmente, però, la presidenza del consiglio ha reso pubblico il testo. Circostanza che non è stata affatto gradita da Bruxelles. Perché, nei fatti, nello svolgimento di tutti questi passaggi la presidente della Commissione ha letto la missiva dopo che era stata consegnata alle agenzie di stampa.
Non a caso, ancora ieri mattina, non tutti gli uffici alle dirette dipendenze di Von der Leyen avevano ricevuto il documento. A Palazzo Berlaymont, insomma, per qualche ora sembrava trattarsi di una lettera- fantasma. Solo nel tardi pomeriggio ne è stato confermato il ricevimento.
Nel merito, poi, il fastidio è ancora maggiore. I portavoce della Commissione hanno infatti rilevato che il Rapporto sullo Stato di diritto […] si basa «su una varietà di fonti», quindi anche quelle contestate dal governo italiano, dagli europarlamentari di Fratelli d’Italia e dai giornali italiani di destra. «Come sapete — hanno spiegato — la relazione annuale sullo Stato di diritto segue una metodologia consolidata ed è il risultato di un processo inclusivo con gli Stati membri e con gli stakeholders».
Una risposta secca. Un modo per dire che la Commissione conferma il contenuto del Rapporto e non condivide per niente le critiche mosse dalla presidente del Consiglio. Anzi, sempre gli uffici dell’esecutivo europeo ricordano che «alle autorità nazionali è stata data l’opportunità di fornire aggiornamenti fattuali» prima della stesura definitiva del Report. Un rilievo che punta a sottolineare una circostanza fondamentale: l’Italia ha avuto la possibilità di inviare dei chiarimenti durante l’elaborazione del documento e quindi o non si è provveduto in questa direzione oppure sono stati insufficienti.
Infine c’è una questione anche legata ai rapporti tra Roma e la presidente della Commissione. Il Rapporto in un primo momento doveva essere pubblicato a giugno. Per evitare polemiche proprio su questioni potenzialmente corrosive per il gabinetto italiano, ne è stata rinviata la diffusione a fine luglio. E ora Meloni protesta pure.
Soprattutto lo fa dopo le buone relazioni intrattenute nell’ultimo anno e mezzo ricevendo in cambio il voto contrario di Fratelli d’Italia nel Parlamento europeo al “bis di Ursula”. Le relazioni tra Palazzo Chigi e Palazzo Berlaymont non stanno proprio migliorando.
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