Estratto da repubblica.it
(...) Stando ai sondaggi, che gli attribuiscono un 33-36% delle intenzioni di voto pur in forte calo rispetto al 43.6% del 2019, al primo posto dovrebbe confermarsi il partito conservatore e populista "Diritto e Giustizia" (Pis) guidato da Kaczynski.
Giorgia Meloni Viktor Orban Mateusz Morawiecki
L'alleanza elettorale centrista ed europeista "Coalizione Civica" (Ko) dell'ex-presidente del Consiglio europeo Tusk sarebbe seconda con una forchetta del 26-28%. Ma con il complesso sistema elettorale polacco questa affermazione non basterà per un terzo mandato del Pis, che sarebbe senza precedenti nella peraltro breve storia parlamentare democratica polacca iniziata nel 1989 grazie a Solidarnosc.
Kaczynski, se non vorrà patire con un governo di minoranza, dovrà cercare intese con 'Confederazione', un partito di estrema destra, razzista, omofobo e intenzionato a tagliare gli aiuti militari all'Ucraina. I circa 25 sondaggi relativi a questo mese lo danno tra l'8 e l'11%, quindi sopra la soglia di sbarramento partitica del 5%, anche grazie al voto giovanile; e dichiarazioni dei suoi leader negano di volere un'alleanza con il Pis. Pure Kaczynski dice di non volerli ma - qualora gli bastassero pochi seggi in più per governare - osservatori prevedono che il potente leader proverà a convincere qualche transfuga.
Se il mercanteggiamento con l'estrema destra non dovesse riuscire, si aprirebbe l'opportunità per Tusk che, ricambiato, dice di volersi accordare con i partiti di due alleanze minori: quella neonata di centro-destra a parziale connotato agricolo "Terza Via", stimabile fra il 6 e il 13%; e quella socialdemocratica, filo-Ue e progressista detta "La Sinistra", anch'essa oscillante fra gli estremi del 5 e 13%. Per le coalizioni la soglia di sbarramento è però dell'8% e i voti raccolti da chi finisce sotto - in base al "metodo d'Hondt" - vanno al vincitore, quindi probabilmente al Pis.
Osservatori come lo storico e politologo polacco Antoni Dudek non escludono un stallo notevolmente lungo per il controllo del Sejm, la fondamentale Camera bassa del parlamento polacco
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POLONIA
Estratto dell’articolo di Marco Imarisio per corriere.it
(…) Dopo anni di convivenza, il matrimonio tra il governo e i vertici della curia polacca risale al 2015. Appena tornato al potere, il padre padrone del Pis, Jaroslav Kaczynski, mise il proprio nome sulla nuova legge di finanziamento del Fondo governativo ecclesiastico, che da quel momento non si limitò più a pagare le pensioni dei sacerdoti, ma divenne una specie di ente benefico.
Quest’anno ha distribuito sotto forma di donazioni a singole chiese la cifra record di cinquantadue milioni di euro. La contropartita appare evidente, così come l’allineamento ideologico. Nel 2017, il Parlamento votò una risoluzione che definiva «un fatto oggettivo» le apparizioni della Madonna di Fatima. Nel 2019, il governo insabbiò i casi di pedofilia tra i sacerdoti, descritti con nomi e cognomi nel documentario Non dire niente a nessuno del regista Marek Sekielsky. Fino alla contestatissima legge del 2020, che vieta l’aborto anche nei casi in cui al feto sia stato diagnosticato un difetto alla nascita, così restrittiva su impulso della curia da aver creato aberrazioni che rischiano di alienare al Pis i favori dell’elettorato femminile.
Ma per la prima volta, la richiesta di maggiore laicità dello Stato è al centro del dibattito pubblico. E costituisce il filo che tiene insieme un fronte ampio e variegato, dal centrodestra moderato di Donald Tusk, ai centristi puri di Terza via fino alla sinistra pura di Lewica. Tutti uniti nel chiedere con toni diversi di ridimensionare il ruolo della Chiesa. Comunque vada, per la Polonia quelle di oggi sono già elezioni storiche.
jaroslaw Kaczynski jaroslaw Kaczynski
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