Emanuela Buzzi per il “Corriere della Sera”
Due strade che si incrociano, quella della riforma della giustizia e quella della leadership del Movimento. Due strade che raccolgono i veleni degli ultimi mesi e che aprono scenari inquietanti per i Cinque Stelle. Giuseppe Conte prenderà la guida del M5S o ci sarà uno strappo? Cosa accadrà nei gruppi parlamentari? Ieri - dopo la mediazione sulla riforma Cartabia che ha fatto infuriare la base pentastellata e i gruppi parlamentari - è proprio l'ex premier a prendere la parola e a dare battaglia. «Non canterei vittoria, oggi non sono sorridente sull'aspetto della prescrizione, siamo ritornati a un'anomalia italiana».
VIGNETTA KRANCIC - ROBERTO FICO - ROCCO CASALINO - GIUSEPPE CONTE - BEPPE GRILLO
E ancora: «Non è questione di Conte contro Draghi ma di trovare delle soluzioni e dei meccanismi che consentano all'Italia di mettersi in linea con le soluzioni di tanti Paesi europei». Conte non ci sta, non apprezza quella che alcuni suoi fedelissimi descrivono come «l'ennesima umiliazione patita dal Movimento». Dopo l'intervento di Conte tuona su Facebook anche l'ex Guardasigilli Alfonso Bonafede, uno dei più vicini all'ex premier, che critica la mediazione perché «nell'unanimità improvvisata di ieri che ha visto tutti insieme a tutti, si è inevitabilmente e oggettivamente annacquata una battaglia durata dieci anni».
Nello stesso frangente Il Fatto quotidiano pubblica la notizia di una telefonata tra Beppe Grillo e Mario Draghi nelle ore calde della crisi e - poi - di un giro di chiamate ai ministri M5S del garante per sminare la strada del governo. Alcuni ministri contattati dal Corriere parlano di contatti, ma solo per informazioni. E nel Movimento c'è chi sottolinea come Conte e l'ex Guardasigilli abbiano criticato la mediazione e si domanda: «Il capodelegazione è un contiano. Il capo politico è un contiano. Ora ci vogliono far credere che prendono ordini da Beppe? Proprio in questa fase?».
Un altro esponente M5S è ancora più netto: «I suoi governano la baracca e poi Conte scarica su altri le responsabilità: bella vita così». Il sospetto che viene ventilato è che qualcuno nel M5S muova le fila per far crollare la trattativa di pace tra Conte e Grillo, trattativa che venerdì notte ha passato lo scoglio del confronto con i legali delle due parti. Si parla di «weekend cruciale». L'altra ipotesi che filtra in queste ore è l'idea che Conte e i suoi fedelissimi siano pronti a sfilarsi dall'esecutivo già nel semestre bianco.
giuseppe conte vs beppe grillo meme
L'ex premier punterebbe ad andare alle urne nel 2022: una soluzione che rischia di gettare nel panico la truppa M5S e di creare scompiglio in vista dell'elezione del capo dello Stato. «Il nostro orizzonte rimane quello del 2023», si affretta a dire un parlamentare che non ha rassicurazioni su una eventuale ricandidatura alle prossime Politiche. Fonti vicine all'ex premier al momento negano lo strappo: «Conte ha solo preso una distanza da Draghi.
Nessuno ha parlato di crisi». E giustificano l'uscita del premier come una difesa a cuore aperto del lavoro svolto. Intanto però alcuni parlamentari - come Vittorio Ferraresi - sposano la tesi di una uscita dal governo. Il gruppo parlamentare è in fermento, chiede un'assemblea in presenza con i ministri, ma alla fine viene convocata una riunione via Zoom domenica pomeriggio. «L'ennesima presa in giro», taglia corto una fonte. Matteo Renzi attacca - «Macché Vietnam. Il M5S è finito, morto» - e si prepara a lanciare l'ultima crociata contro i Cinque Stelle: la raccolta firme per un referendum per abolire il reddito di cittadinanza nel 2022. Ma la notizia trova il muro di M5S e Leu.
2. BAGARRE SULLA GIUSTIZIA CONTE BOCCIA LA RIFORMA "IN AULA SARÀ BATTAGLIA"
Federico Capurso per “La Stampa”
Per il Movimento 5 stelle non è più una questione di «responsabilità». Si sentono umiliati, di fronte all'ok dato in Consiglio dei ministri alla riforma della giustizia firmata dalla Guardasigilli Marta Cartabia, con lo smantellamento della legge Bonafede sulla prescrizione. È solo l'ultimo di una serie di «schiaffi», così li chiama un membro dell'esecutivo sfogandosi in una chat interna. Dallo smantellamento di un pezzo del decreto dignità di Luigi Di Maio all'addio al cashback voluto da Giuseppe Conte, dalla marginalità nella partita delle nomine al continuo rinvio dei tagli all'editoria voluti da Vito Crimi: i grillini mettono in fila le sconfitte subite in poco più di quattro mesi con Mario Draghi a palazzo Chigi e iniziano a pensare che «sia il momento di fare una riflessione sulla nostra permanenza nell'esecutivo», come ripetono in molti nella giornata di ieri.
GRILLO CASALEGGIO CONTE BY OSHO
Ne discuteranno domenica, nel pomeriggio che anticipa la finale degli Europei tra Italia e Inghilterra. È stata convocata un'assemblea congiunta di deputati e senatori, in videochiamata, con ministri e sottosegretari presenti; potrebbe essere il solito sfogatoio, ma anche l'inizio di una slavina difficile da arrestare. In molti sono infuriati con Beppe Grillo, imputato come il responsabile del via libera e colpevole di aver ceduto alle minacce di dimissioni di Mario Draghi. E sono infuriati con i ministri, che si sono lasciati convincere, quando invece l'indicazione data dai direttivi di Camera e Senato poche ore prima era stata quella di astenersi.
stefano patuanelli question time in senato 1
Così Conte, nell'infinito braccio di ferro con Grillo, annusa il problema della mancanza di una leadership e si schiera dall'altra parte della barricata: con la riforma Cartabia «torna un'anomalia italiana», sentenzia intervenendo all'assemblea dei giovani di Confindustria. Dietro di lui, sui social, già da alcune ore i parlamentari M5S martellano contro il governo. E non ci sono solo gli uomini fedeli all'ex premier, come il senatore Gianluca Perilli, che chiede di «trarre le relative conclusioni con onestà e coraggio».
giuseppe conte conferenza stampa al tempio di adriano 5
Ci sono anche deputati e senatori fino ad oggi rimasti neutrali o schierati al fianco di Grillo, all'interno della battaglia per la leadership del Movimento. «Non vedo ragioni per continuare a sostenerlo» , scrive il senatore Alberto Airola. «La Restaurazione sta facendo passi da gigante», gli fa eco l'ex ministro Danilo Toninelli, che invoca un voto degli iscritti perché la mediazione trovata ieri l'altro in Consiglio dei ministri «va ben oltre» l'accordo precedente con Pd e Leu, posto come una delle condizioni dei Cinque stelle per entrare nel governo.
Promettono battaglia in Parlamento e preparano lo scontro con Forza Italia e Italia viva, che invece preparano emendamenti in senso opposto, più garantista. «Credo si debba correggere qualche cosa per migliorarne il testo e non per peggiorarlo - dice infatti Antonio Tajani -, anche il M5S deve capire che, al di là degli interessi dei partiti, c'è l'interesse del Paese». Si preannunciano settimane di fuoco, ma Matteo Renzi scommette che i grillini non passeranno all'opposizione: «Non faranno mai finire la legislatura in anticipo», dice a In Onda.
E comunque, aggiunge, «questo governo nasce con una maggioranza amplissima, reggerebbe anche un'eventuale divisione». Segno che una mano sul fuoco, forse, non la metterebbe. Si dice «tentato», piuttosto, di firmare i referendum dei Radicali, già sposati da Matteo Salvini che questo weekend prepara i banchetti e brinda alla riforma Cartabia, «rivoluzione democratica», mentre la sua alleata, Giorgia Meloni, liquida così la riforma: «La montagna ha partorito il topolino»
STEFANO PATUANELLI alfonso bonafede giuseppe conte conferenza stampa al tempio di adriano giuseppe conte conferenza stampa al tempio di adriano VIGNETTA ELLEKAPPA - CONTE GRILLO E CASALEGGIO stefano patuanelli GIUSEPPE CONTE EXIT giuseppe conte conferenza stampa al tempio di adriano 1