Tommaso Ciriaco per la Repubblica - Estratti
Esce dalla fondazione Adenauer sorridente. Manfred Weber parla al telefonino. Lo attende un’auto che lo deve condurre ad una cena organizzata dal suo carissimo amico Antonio Tajani. È l’ultima tappa del suo tour italiano. Al mattino ricevuto da Raffaele Fitto, a pranzo da Giorgia Meloni. Un incontro che doveva restare riservato, anche perché il presidente del Ppe non è il miglior amico di Ursula von der Leyen.
E di politica italiana parla a lungo e senza rete nel cuore della rappresentanza della Cdu a Roma, davanti a numerosi presenti. Lo fermiamo prima che chiuda lo sportello. «Ragionamenti informali, di background» , ci dice quando gli annunciamo che pubblicheremo i concetti espressi a porte chiuse. Troppo interessanti, d’altra parte, per non riportarli.
GIORGIA MELONI MATTEO SALVINI BY EDOARDO BARALDI
«Meloni in questo momento è isolata — è l’avvio dei ragionamenti di Weber — Lo è perché Scholz e Macron hanno chiesto a von der Leyen di non andare oltre il perimetro di Ppe, socialisti e liberali. Le hanno fatto pressione affinché non parlasse con la premier italiana, tenendo dunque fuori i Conservatori». È la fotografia della dinamica politica che ha portato al bis di Ursula alla guida della Commissione, frutto di un patto tra le tradizionali famiglie europee. «Scholz ha posto il veto su di lei — ricorda sempre a porte chiuse il presidente dei popolari europei — e Macron ha avuto forti tensioni con Meloni».
Questo isolamento ha condotto Roma fuori dalla cabina di comando dell’Unione, almeno in partenza. Una condizione che non piace a Weber, espressione dell’ala destra del Ppe, peso massimo tedesco da anni in competizione proprio con von der Leyen, ma comunque tra i protagonisti della sua rielezione avvenuta nonostante il voto contrario di Fratelli d’Italia.
manfred weber si congratula con ursula von der leyen per la rielezione
«Io penso che Meloni vada fatta rientrare nei giochi per la stabilità dell’Europa», è la tesi che consegna in questo incontro romano, «anche perché il Partito popolare non può certo assumere i veti dei socialisti o dei liberali ». Ma questa possibilità dipende da due variabili, aggiunge. Anzi, «da due incognite».
Quali? «La prima incognita è Meloni: come si comporterà nei prossimi mesi? Si attesterà su posizioni europeiste o manterrà la linea assunta con il no a von der Leyen?
Noi speriamo che scelga la prima strada, ovviamente». Ma c’è un altro enorme punto interrogativo che si frappone all’eventuale disegno di tornare a coinvolgere la presidente del Consiglio, secondo Weber: «Il vero problema di Meloni è Salvini, perché è lui che fa deviare la rotta della premier sulle questioni europee». È la sindrome del nemico a destra, l’eterno inseguimento del leghista da parte di Palazzo Chigi. Fosse per il numero uno dei popolari europei, comunque, superati questi due ostacoli sarebbe necessario parlare con la presidente del Consiglio: «Noi siamo per cooperare con i Conservatori ».
giorgia meloni e matteo salvini alla camera
Non significa una fusione con i popolari, ma collaborare all’Europarlamento «sui dossier». Uno, in particolare: «Quello dell’ambiente e dell’energia », sostiene. Si riferisce al Green deal, su cui il Ppe ha rotto in passato con socialisti e liberali.
Weber continua a ragionare di Italia e scenari futuri. Non si spinge, almeno nel chiuso della fondazione Adeneuer, a ragionare della preoccupazione sulle questioni di bilancio e del Pnrr italiano, che pure allarmano Germania e Bruxelles. Ne avrebbe però discusso con Meloni.
manfred weber ursula von der leyen
«Ma — rileva — esiste un problema di crescita dell’economia italiana». A Palazzo Chigi, aggiunge, abbiamo ragionato «degli accordi sui migranti con Tunisia e Albania».
A Roma, il presidente del Ppe incontra anche Raffaele Fitto. È il nome su cui punta il governo come nuovo commissario italiano per Bruxelles. Con lui l’incontro è stato m olto di più di una formalità, anzi: un faccia a faccia denso di contenuti.
Di certo, Weber stima il ministro del Pnrr italiano e non lo nasconde: «È moderato e garantisce stabilità». A lui assicurerà l’aiuto del Ppe per superare l’esame dell’Europarlamento. Non si espone però sulla possibilità che rivesta anche l’incarico di vicepresidente esecutivo, obiettivo di Meloni: «Se lo sarà? Bella domanda! Non me ne sto occupando». Come a dire: decide Ursula
MANFRED WEBER OLAF SCHOLZ PEDRO SANCHEZ EMMANUEL MACRON antonio tajani ursula von der leyen manfred weber donald tusk manfred weber antonio tajani ANTONIO TAJANI - URSULA VON DER LEYEN - MANFRED WEBER - DONALD TUSK MANFRED WEBER giorgia meloni e matteo salvini alla camera
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