FABRIZIO RONCONE per il Corriere della Sera
Immaginate un lungo piano sequenza. La telefonata arriva in camera alle otto di sera, all'ora in cui tutti quelli dello staff di Emiliano temevano di doversi ancora struggere nella conta delle schede, e invece eccoli che già chiamano eccitati: «È ufficiale... Michelone nostro ha vinto! Anzi, ha stravinto!». Va bene, capito. Non urlate. «Stiamo andando al comitato a festeggiare!».
giorgia meloni raffaele fitto carlo fidanza a varsavia con jaroslaw kaczynski e la delegazione del pis
Tra il terzo e il secondo piano del Palace Hotel la linea del cellulare cade, le porte dell'ascensore si aprono sulla hall e qui però gli sguardi sono cimiteriali, perché il quartier generale di Raffaele Fitto è proprio nel salone in fondo a sinistra. C'è un tipo in abito blu con le scarpe nere senza calzini che se ne va portando via una cassa di prosecco.
Una cinquantenne plastificata su tacco 16 dice, con lucidità, che ormai la seratona è andata a farsi benedire. Fuori, sul marciapiede, voci piene di rancore raccontano che «è stata la Lega a tradire Fefè» (del resto, nei suoi tre comizi, Matteo Salvini ha sempre accuratamente evitato di nominare Fitto, arruolato e imposto da Giorgia Meloni e seguito da Daniel Fishman, lo stesso spin doctor che in Emilia-Romagna portò al trionfo Stefano Bonaccini facendogli crescere la barba e che qui, all'ultimo dei berluscones con esplicite velleità di potere, ha però inutilmente consigliato di far crescere i capelli). Trecento passi di marciapiede. Il comitato di Emiliano è stato allestito a metà di corso Vittorio Emanuele, sotto palme rinsecchite e due gazebo.
SALVINI MELONI FITTO 1 berlusconi salvini meloni fitto
Transenne, bolgia, le luci delle tivù che vorrebbero Michelone in diretta e lui che è appena arrivato e già barcolla, ride e barcolla perché lo spingono, lo accarezzano, si strappano via le mascherine e cercano di baciarlo. Al centrodestra unito per la prima volta dopo 15 anni ha rimontato sette punti in venti giorni.
MICHELE EMILIANO FIRMA ASSUNZIONI NELLA SANITA
Coraggioso ed esagerato, ambizioso e testardo, spregiudicato e furbo: un comizio dietro l'altro con il suo vocione fintamente brusco, in realtà grandioso comunicatore, magistrato in aspettativa ormai perenne dopo dieci anni filati da sindaco di Bari - dal 2004 al 2014, con il soprannome di Sceriffo, la legalità vista e applicata da sinistra - e poi gli ultimi cinque alla guida di una regione che ha governato dovendo affrontare questioni drammatiche (oltre al Covid, pure Tap, Xyella e Ilva) e quindi infilandosi anche in contraddizioni e polemiche.
Il Pd l'ha appoggiato come sempre: un fastidio da sopportare. Lui ha fatto di testa sua. Adunata a colpi di clacson in un drive-in improvvisato fuori lo stadio San Nicola, duecento precari della Asl di Taranto assunti in un pomeriggio dentro un teatro, l'annuncio di un bonus da 1.500 euro per le coppie che decidono di sposarsi, una lista affidata al celebre epidemiologo Pier Luigi Lopalco (che per racimolare qualche voto e diventare assessore alla Sanità, una mattina s' è pure travestito da Piero Pelù) e un'altra persino a Pippi Mellone, pittoresco sindaco di Nardò, vicino a Casapound.
A Roma, al Nazareno, facevano gli schizzinosi. «Quella di Emiliano è una campagna elettorale di stampo sudamericano», bofonchiavano - però poi nell'ultima settimana si sono improvvisamente appassionati alla rimonta. «Sa chi mi ha fatto la prima telefonata, stasera? Zingaretti. Ed è stato molto affettuoso».
Parliamo dei grillini. «I 5 Stelle hanno sostenuto che io e Fitto fossimo sullo stesso piano. Assurdo. Hanno rischiato di consegnare la Puglia alla destra e a Salvini». Gli ha chiesto il voto disgiunto. «Che però, dati alla mano, non mi sembra ci sia stato: molti pugliesi di rito grillino, alla fine, hanno votato solo per me».
Il premier Conte l'ha sostenuta. «Conte è il mio presidente. E io, a mia volta, essendo lui pugliese... sono il suo. Gliel'ho ricordato proprio poco fa, ridendo, al cellulare. Comunque se la mia vittoria rende più stabile Palazzo Chigi, sono felice». Ha avuto paura di non farcela? «Un po', sì. Ad un certo punto, non capivo: nelle strade e nelle piazze sentivo di avere i pugliesi con me, ma i sondaggi mi davano stranamente dietro». Ha presentato un mucchio di liste.
GIUSEPPE CONTE E MICHELE EMILIANO
«Ciascuna lista rappresenta un pezzo di questa regione. Tra l'altro, credo di aver raccolto voti anche nel centrodestra». Renzi ha fatto di tutto per farla perdere. «Chi?». Renzi. «Non mi interessa». Dica una frase a piacere. «È stata la mia vittoria più difficile, e più bella». (Poi prende il cellulare e risponde al ministro Giuseppe Provenzano. «Ti confesso, caro ministro: mai sentito il Pd vicino come questa volta...». Il magistrato sa fare politica, va').
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