Estratto dell'articolo di Marco Imarisio per il “Corriere della Sera”
vladimir putin in un campo di grano immagine creata con midjourney 1
Olga Skabeyeva è il putinismo spiegato alle masse e alle massaie. «Ci stanno sputando in faccia dicendo certo, siamo stati noi e lo faremo ancora... insomma, non possiamo continuare a farci prendere in giro, perché tutto sommato siamo una grande potenza». Ieri fremeva di frustrazione, la conduttrice soprannominata «la bambola di ferro del presidente» […]
La sua striscia pomeridiana è importante, perché semplifica il messaggio in chiave nazional-popolare, come diremmo noi, cercando di adattarlo all’umore generale del suo vasto pubblico. «Dobbiamo rispondere» continuava a ripetere commentando con i suoi ospiti il nuovo attentato sul ponte di Crimea. «Ne va della nostra reputazione e del nostro onore».
Esiste un filo che unisce l’ammutinamento della Brigata Wagner alla decisione, irrevocabile o temporanea che sia, di bloccare l’accordo sull’esportazione del grano verso Europa e Africa. Ed è fatto di materiale alquanto fragile, come può essere una opinione pubblica sempre allineata, ma altrettanto spaesata.
Cosa fai quando i media cercano di interpretare una linea contraddittoria sul tentato golpe, e intanto i nemici colpiscono l’infrastruttura divenuta simbolo della conquista di Crimea?
Puoi ricorrere a minacce atomiche, come fa il solito Dmitry Medvedev. «Impossibile lottare contro i terroristi con sanzioni, intimidazioni o avvertimenti. Loro capiscono solo il linguaggio della forza».
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Putin si è ben guardato dal toccare l’argomento nel suo messaggio serale, forse consapevole del fatto che questo tipo di attacchi diventeranno sempre più frequenti. Lo ha definito «un atto terroristico, fatto su una struttura utilizzata solo per fini civili», e ha detto di essere in attesa delle proposte del ministero della Difesa per «una pronta risposta».
In occasione dell’attentato al ponte dello scorso 8 ottobre, fece più o meno le stesse dichiarazioni. Pochi giorni dopo, su Kiev si abbatté uno dei bombardamenti più violenti dall’inizio dell’Operazione militare speciale.
LE MASCHERE DI PRIGOZHIN E PUTIN
Ma in questo momento al Cremlino serve altro. C’è bisogno di mettere a tacere quella galassia ultranazionalista che da tempo invoca un pugno ancora più duro verso l’Ucraina e il mondo occidentale. I media legati a Evgenij Prigozhin avevano preso l’accordo sul grano, e la sua proroga dello scorso maggio senza alcuna assicurazione sulle proprie esportazioni, come un segno della debolezza dell’attuale potere.
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Adesso Grey Zone, il canale Telegram legato alla milizia mercenaria, si fa beffe dell’indignazione generale seguita al nuovo attacco sul ponte. «Ora tutto è difficile, perché prima non abbiamo mai fatto sul serio». Igor Girkin, il «fuciliere» conosciuto per i crimini commessi ai tempi della prima guerra in Donbass, definisce «citrulli» gli inquilini del Cremlino. «Chissà quando capiranno che saremo colpiti ancora più forte e più lontano, e che non può esserci nessun accordo».
Putin ha di nuovo bisogno di mostrare i muscoli, per alleviare la pressione dei falchi. Siamo o non siamo una superpotenza, come in fondo si chiede la Skabeyeva? Non è un caso che Maria Zakharova, portavoce del ministero degli Esteri, dichiari che Usa e Gran Bretagna hanno creato «una struttura terroristica statalizzata». […]
vladimir putin al cremlino parla ai soldati LA FOTO DI EVGENIJ PRIGOZHIN PUBBLICATA SU TELEGRAM DAL GRUPPO WAGNER MOSCA A MOSCA - POSTER BY MACONDO