Alessandro Barbera per "la Stampa"
Per il momento «nulla cambia». La suddivisione delle Regioni per colori, così come l'istituzione di zone rosse in aree circoscritte «funziona». A palazzo Chigi e al ministero della Salute non è in agenda un lockdown nazionale per il contenimento della variante inglese del coronavirus. Le informazioni che arrivano dal Comitato tecnico scientifico sono preoccupanti, non abbastanza da mettere in discussione l' impianto delle misure prese fin qui.
Mario Draghi, con il solito pragmatismo, non esclude nulla, ma vuole andare per gradi. Ciò che preoccupa della variante è la maggiore rapidità del contagio: i medici del governo calcolano fino al doppio nell' arco di un mese.
E però al momento si tratta di stime che non hanno riscontro nell' andamento nei dati quotidiani. Tutta da verificare è anche la capacità della variante di diffondersi fra i più piccoli. Prima di prendere decisioni come nuove chiusure delle scuole, occorre «massima freddezza».
Draghi ha chiesto ai colleghi di parlare con i fatti, ma l' appello è caduto nel vuoto.
Prima dei dati, tutti da verificare, a creare scompiglio nel governo e nella maggioranza è stato il consigliere del ministro Roberto Speranza Walter Ricciardi. «Poiché il governo è cambiato, il suo contratto è formalmente in scadenza», dice una fonte di governo che chiede di non essere citata. «Di lui parleremo con Draghi», dice sibillino Matteo Salvini.
La sua uscita di domenica, e l' appello non concordato per un lockdown generalizzato, ha provocato un cortocircuito che si è riverberato fino alla decisione - condivisa da Speranza solo con Draghi - di fermare la riapertura delle piste da sci almeno fino al 5 marzo. Nel discorso alle Camere, mercoledì e giovedì, il premier concentrerà molta attenzione al piano vaccinale e a come pensa per accelerare, sul modello inglese.
Oggi, nei giorni di maggiore attività dei presidi vaccinali, vengono inoculate circa centomila dosi. L' obiettivo minimo del governo di unità nazionale è di salire a trecentomila. «E' alla portata del sistema sanitario salire fino a cinquecentomila», spiegano dal ministero. La chiave del successo - almeno questo l' intento di Speranza - è il coinvolgimento di almeno la metà dei medici di base italiani e delle farmacie, che in virtù di una norma recente potrebbero diventare anch' esse presidi vaccinali. Domenico Arcuri dovrebbe rimanere al suo posto come commissario all' emergenza Covid, ma l' impressione è che Draghi ne ridimensionerà i poteri e lo costringerà ad alcuni e significativi cambiamenti.
Le famose primule, ad esempio. Arcuri aveva presentato un bando di appalto per la costruzione di un numero non definito di strutture provvisorie (da 21 a 1.200) che verrà accantonato. Il progetto voluto da Arcuri e per il quale è stato scomodato l' architetto Stefano Boeri resterà, ma solo per identificare i centri vaccinali. Verranno utilizzate le strutture esistenti; qualunque area pubblica adatta, che si tratti di un grande parcheggio o delle strutture di una Asl.
Dipendesse da Lega e Forza Italia, Arcuri verrebbe rimosso, perché ai loro occhi rappresenta la continuità con il governo Conte. Al momento Salvini si limita a dire che «ha bisogno di una mano». Loro vorrebbero fosse quella di Guido Bertolaso, l' ex capo della Protezione civile già ingaggiato dalla Regione Lombardia. La questione è sul tavolo di Draghi, che dovrà prendere una decisione.
Per il premier in questi giorni il problema è affrontare un dossier alla volta. Ieri si è occupato del discorso alle Camere, ha incontrato il capo della Polizia Franco Gabrielli, della scelta dello staff, dei sottosegretari. Come era avvenuto per Roberto Garofoli - già ai vertici del Tesoro e ora scelto come braccio destro al governo - Draghi ha imposto pragmatica continuità: il capo di gabinetto sarà Antonio Funiciello (aveva avuto lo stesso ruolo con Paolo Gentiloni), segretario generale sarà lo stesso di Giuseppe Conte, ovvero Roberto Chieppa.
Non appena avuta la fiducia, tratterà coi partiti le quaranta deleghe ad altrettanti sottosegretari nei ministeri. Ha già deciso di tenere per sé quella degli Affari europei, potrebbe avocare anche quella sui servizi segreti, già oggetto di un duro scontro fra Conte e Matteo Renzi. Del discorso alle camere per ora si conoscono i titoli: i già citati vaccini e poi scuola, lavoro ambiente, il Recovery Plan per accompagnare il Paese fuori dalla crisi. Il messaggio sarà «unità nazionale». Quell' unità incrinata ancor prima del voto.