Giuseppe Alberto Falci per il “Corriere della Sera”
L'affaire Unicredit-Mps, con l'aperture delle trattative fra il ministero dell'Economia e l'istituto milanese di piazza Cordusio, diventa un caso politico. L'operazione finisce sul tavolo del Pd perché a ottobre ci saranno le elezioni suppletive a Siena, considerata un feudo della sinistra. In questo contesto le due capogruppo di Camera e Senato del Pd, Simona Malpezzi e Debora Serracchiani, chiedono al ministro Daniele Franco di riferire alle commissione competenti.
«È indispensabile - osservano - che il Parlamento venga coinvolto nelle sue sedi opportune». Presa di posizione che viene ribadita dal responsabile economico del Nazareno, Antonio Misiani, e dalla segretaria del Pd in Toscana, Simona Bonafé: «Riteniamo indispensabile che il governo - azionista di maggioranza di Mps - discuta in Parlamento le ragioni dell'operazione e le prospettive della banca e avvii immediatamente un confronto con le organizzazioni sindacali e le istituzioni territoriali interessate».
Dalle parti del centrosinistra c'è molta preoccupazione, in primo luogo per la tutela dei lavoratori e del marchio Mps. Non a caso il presidente della Regione Roberto Giani è infuriato: «Vedere il Monte inghiottito da Unicredit con una trattativa che salta il territorio e non considera il patrimonio di un istituto, che è capillarmente radicato nel Centro Italia, ma presente nell'intero Paese, non è accettabile».
Si mostra dubbioso anche Renato Brunetta, ministro della Pubblica amministrazione. «Era questo il momento di fare una proposta da parte di Unicredit? Probabilmente no. Che si aprano le segrete stanze dei consigli di amministrazione. Se Mps deve sposarsi o fidanzarsi che se ne discuta nel Paese. E che se ne discuta anche in Consiglio dei ministri».
Postilla finale del ministro forzista: «Vorrei che non finisse in spezzatino. Serve trasparenza e responsabilità. Non ho dubbi che il governo Draghi lo farà». Il senatore Maurizio Gasparri denuncia: «Bisogna intervenire in Parlamento sul mostruoso conflitto di interessi Unicredit-Pd-Mps». Il dirigente azzurro si riferisce al triplo passaggio di Pier Carlo Padoan: prima ministro dell'Economia in un governo di centrosinistra, poi eletto a Siena come parlamentare, e oggi presidente di Unicredit. Critico anche il leader Cgil Maurizio Landini: no allo spezzatino.
renato brunetta foto di bacco (11)
Stefano Fassina di Leu parla di ritardi di via XX Settembre, sottolineando che «la legge prevede che il ministro dell'Economia riferisca preventivamente alle Camere su eventuali operazioni di aggregazione societaria o di variazione della partecipazione detenuta in Mps». Dall'opposizione Galeazzo Bignami (FdI) suggerisce di chiedere «una deroga alla Ue per superare il termine d'uscita dello Stato da Mps, fissato al 31 dicembre 2021», così da evitare di «neutralizzare i rischi di esposizione per Unicredit con un impegno per oltre 10 miliardi da parte dello Stato». Durissimo il socialista Riccardo Nencini: «Che la banca più antica del mondo scompaia con Unicredit che ne acquista solo la rete commerciale è peggio di una bestemmia».