IL NODO “VIA DELLA SETA”: IN 4 ANNI BENEFICI RIDOTTI
Estratto dell’articolo di Francesco Malfetano per “il Messaggero”
[…] Entro la fine dell'anno Giorgia Meloni volerà a Pechino per incontrare Xi Jinping e, sperando di non spaccare del tutto i rapporti commerciali e strategici con la Cina, comunicherà la decisione italiana di lasciare l'accordo siglato durante il governo Conte I mantenendo però l'ormai tradizionale vicinanza economica con il colosso asiatico.
[…] negli ultimi anni le esportazioni nostrane verso la Cina sono cresciute ma, secondo i vertici dell'esecutivo, bisogna comprendere se in maniera sufficiente da giustificare un partnership strategica vincolante. Dai 13 miliardi di euro del 2019 si è passati ai 16,4 dello scorso anno, rendendo la Cina il settimo mercato di destinazione per noi. Nel frattempo sono invece esplose le importazioni di merce cinese in Italia: dai 31,7 miliardi siamo passati ai 58,5 del 2022.
Insomma il deficit commerciale con Pechino è più che raddoppiato. Numeri parzialmente compensati da quelli dei primi tre mesi di quest'anno, con l'export cresciuto del 92,5 per cento anche se solo per una ragione specifica: la compressa anti-Covid Paxlovid viene prodotta da Pfizer in un impianto di Ascoli Piceno. Al netto di questo exploit però, nel caso in cui non si riuscisse ad individuare una formulazione che non incrini i rapporti tra Roma e Pechino, settori come l'elettronica, l'abbigliamento e i macchinari (quelli che hanno segnato l'incremento maggiore negli ultimi anni) potrebbero finire con il risentire della delicata mossa geopolitica.
Inevitabile quindi che - specie su chip e componentistica elettronica di varia natura - si sostituisca una dipendenza con l'altra. E ovviamente, accanto a Giappone e Taiwan, l'indiziato numero uno per quest'ultima sono proprio gli Stati Uniti, critici al punto con la Belt Road Initiative da definirla […] un sistema di penetrazione nei Paesi occidentali. Il Global Times, giornale vicino a Xi Jinping scrive: «L'Italia sbaglia i conti se pensa di poter ottenere qualcosa dagli Usa sacrificando la Via della Seta».
In ogni caso è la stessa Washington che preferirebbe che le relazioni bilaterali tra i paesi europei e Pechino, non subissero grossi scossoni in nome della moderazione incardinata con la strategia di de-risking abbracciata ormai da qualche mese. Non a caso nello statement condiviso da palazzo Chigi e Casa Bianca trova spazio una sorta di patto di consultazione nei rapporti bilaterali e strategici rispetto «a opportunità e sfide» poste dalla Cina. Non solo, l'intesa riguarda anche l'IndoPacifico. Nel giorno in cui gli Usa hanno annunciato un nuovo pacchetto di armi a Taiwan, Biden ha «salutato con favore l'intensificarsi della presenza italiana nella regione» […]
Dall’account Twitter di Michele Geraci, ex sottosegretario del governo Conte I e uno dei principali negoziatori dell'accordo sulla Via della Seta
Stamattina su @OmnibusLa7 ho dovuto perdere del tempo a correggere lei esattezze di altri ospiti
Giornalista del @ilfoglio_it dice che in Europa oltre all’Italia, sono nella #ViaDellaSeta solo Portogallo e Ungheria:
FALSO: sono 14/15 in paesi che sono sia nella Via Della Seta che nella #NATO che nella #UE
Un tal Giubelei dice che con il memorandum rischiamo di svendere i nostri porti alla Cina
FALSO: i nostri porti al contrario di quelli greci non si possono vendere e quindi non si possono svendere. L’ospite insiste citando l’accordo tra il porto di Trieste il porto di Amburgo non capendo che l’investimento del porto di Amburgo non è sul porto di Trieste, mai una piattaforma logistica, che è cosa ben diversa. Un altro cosa che non aveva capito. E comunque l’investimento di Amburgo era cosa a cui mi sono opposto con veemenza perché sui porti la Germania è nostro concorrente diretto, la Cina no. Ma questo non riuscivo a spiegarglielo
L’analista dell’indipendente Atlantic Council sostiene che altri paesi europei come Francia in Germania negli ultimi anni hanno aumentato l’export verso la Cina più di noi e senza avere firmato MoU
FALSO: negli ultimi quattro anni il nostro export verso la Cina è cresciuto dell’11% (addirittura +20% fino al 2021, anno prima del lockdown in Cina) mentre quello della Francia della Germania del 2% e del 3%
E difficile dibattere con chi non sa di cosa parla, né è a conoscenza dei fatti, dei numeri, delle regole, ma parla a frasi fatte a slogan
Ringrazio
@La7tv per il gentile invito e par la conduzione della trasmissione (nonostante gli ospiti non fossero preparati)