Concetto Vecchio per la Repubblica - Estratti
Luigi Zanda, ex capogruppo Pd, da semplice iscritto la convince la linea di Elly Schlein?
«Enuncia buoni ideali, ma non sempre riesce a spiegare come raggiungere i risultati, specie in campo economico».
Che cosa le rimprovera?
«Va bene dichiararsi contro le disuguaglianze. Ma dobbiamo dire anche dove trovare le risorse per abbatterle. Disuguaglianze, ma anche debito pubblico, sviluppo economico, sovranità europea, occupazione meritano qualcosa di più di una definizione di principio.
Ciampi e Prodi avevano visione e concretezza».
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Ma la disciplina di partito non è un valore?
«Sì, ma in un partito ci si rispetta, tollerando posizioni diverse, senza giungere alla destituzione. Ho come l’impressione che il partito si stia trasformando in un movimento».
Cosa intende?
«La struttura è esile. La segreteria è diventata lo staff del segretario. La vaghezza politica rispecchia quella organizzativa».
Sta mettendo in discussione Schlein?
«No, quello no. La segretaria è in carica. E non si discute. Ma il partito ha il dovere di discutere con lei sul futuro del Pd, favorendo quindi il dibattito interno, che invece non vedo».
Si discute troppo poco?
«Da quindici anni il Pd non si ferma a riflettere su sé stesso. Vedo che Schlein dice sempre che non bisogna guardare lo specchietto retrovisore, ma chi non lo guarda mentre guida rischia di finire fuori strada».
Come le sembra il rapporto con Conte?
«Noto una sottomissione ai suoi sberleffi che non mi piace. Tutte le volte che gli si va incontro, lui pone nuove condizioni, sempre più difficili».
Anche Conte non potrà fare a meno del Pd se vuole battere la destra.
«Più che a battere la destra Conte punta a battere il Pd e diventare il leader del centrosinistra. Politicamente è un opportunista. È un uomo a cui piace stare all’opposizione. La sua posizione in politica estera non può dirsi certo né di sinistra né progressista».
Non è legittimo che punti a esserne il leader?
«Non con le giravolte».
giorgia meloni matteo salvini atreju
Schlein che può fare in un simile contesto?
«Puntare a fare del Pd il partito più forte del centrosinistra. Deve arrivare al 25-30 per cento. Ma serve più chiarezza politica. A destra Fratelli d’Italia vale tre volte Lega e Forza Italia».
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Le Europee saranno decisive?
«Dipenderà anche dalle Regionali, dal voto nelle città, dal risultato di Conte e da quello di Fratelli d’Italia».
E Salvini no?
«Penso che prenderà uno schiaffone».
A quel punto romperà?
«No, l’unica che può rompere è Meloni, quando si stuferà di Salvini e chiederà il voto».