1 - BARBERO LO SPAVALDO
Massimo Gramellini per il "Corriere della Sera"
Il noto storico e divulgatore francese Michel Platini ebbe a sostenere una volta che persino Einstein, intervistato tutti i giorni, avrebbe finito col dire una cretinata. Il professor Barbero non sarà Einstein, ma resta uno dei miei idoli, non foss'altro perché le sue lezioni sulla zarina di tutte le Russie mi hanno accompagnato in cuffia durante i tentativi fallimentari di perdere peso con la cyclette.
Per questo ci sono rimasto male nel leggere sulla Stampa la sua esternazione a proposito di presunte «differenze strutturali tra uomo e donna» che renderebbero quest'ultima «meno aggressiva, spavalda e sicura di sé». Mi sono chiesto: perché un uomo tanto sicuro di sé, dopo l'intemerata sui vaccini, ha sentito il bisogno aggressivo di uscirsene con un'altra spavalderia?
Nel suo mondo fitto di differenze strutturali non esisterà qualcuno, uomo o donna che sia, in grado di attenuarne la smania dichiaratoria suggerendogli nell'amato dialetto piemontese: «Prof, pìsa pi curt»? (Traduzione per i non sabaudi: Professore, accorci il raggio della sua minzione).
Non pensa, Barbero, che il titolare di una cattedra universitaria farebbe meglio a non frequentare il Bar Sport della battuta a tema libero, dove nell'ultimo anno è andato a infrangersi il prestigio di tanti scienziati, e che da domani una sua studentessa potrebbe giustificare la scena muta all'esame affermando di sentirsi strutturalmente insicura? Forse ci ha pensato, ma è talmente uomo che proprio non riesce a tenere a freno la sua spavalderia.
2 - BARBERO, DA «PROF» AD «ASINO» IN UN POST
Luigi Mascheroni per "il Giornale"
Dura, durissima la vita dell'intellettuale. Basta un niente e da maître à penser precipiti alla categoria, senza appello, di «cretino». Guarda cosa è successo a Massimo Cacciari, uno che peraltro legge Heidegger in lingua, o a Giorgio Agamben... Hanno dubbi sul Green pass? Anche un Gramellini qualsiasi o una studentessa fuori corso può irriderli.
Del resto basta pensare al caso Carlo Freccero. Per trent'anni ci hanno detto che era un genio, un guru, il migliore di tutti, mago assoluto della comunicazione, il filosofo della televisione, uno dal quale si può solo imparare quando parla di giornalismo. Poi è bastato manifestasse una perplessità su come è stata gestita l'informazione sul Covid, ed è diventato un cialtrone, un vecchio rimbambito da invitare nei talk show nella parte dello zio scemo.
E ora tocca ad Alessandro Barbero, fino a ieri il più grande comunicatore - sbarra - divulgatore del Paese, il «prof» che tutti gli studenti vorrebbero avere, il nipote intelligente di Piero Angela, un campione della scuola, salvatore dei nostri figli che studiano sui suoi podcast.
Poi ha inopinatamente ventilato un leggerissimo dubbio sull'imposizione del Green pass in Università, ed è scivolato dall'Empireo degli intellettuali al Purgatorio: «Vade retro, Barbero!», «Ma cosa sta dicendo!?». «Scandalo!». «Una persona così a modo...». «Da lui non ce lo saremmo mai aspettato». «Si è rimbecillito!». «Peggio: è diventato di destra...».
Neanche il tempo di tornare da trionfatore dal Salone del Libro di Torino, seguitissimo e applauditissimo dal pubblico, ed è precipitato all'Inferno. Ieri, sulla Stampa, ha rilasciato un'intervista in cui, provando a spiegare il perché le donne restano più indietro degli uomini nella corsa al potere e nel fare carriera, si domandava se non fosse possibile che, in media, «le donne manchino di quella aggressività, spavalderia e sicurezza di sé che aiutano ad affermarsi?». «Vale la pena di chiedersi se non ci siano differenze strutturali fra uomo e donna che rendono a quest' ultima più difficile avere successo in certi campi».
Oh my God! Non serve leggere tutto l'articolo, è sufficiente un post sui social con la frase incriminata per scatenare l'indignazione digitale e le peggiori accuse di sessismo. Conseguenze: linciaggio mediatico (!), richiesta di pubbliche scuse (!!), ingiunzione alla Rai di sospendere immediatamente ogni collaborazione con il colpevole (!!!).
Peccato. Era il migliore, l'intellettuale più amato dall'intellighenzia, un modello di democrazia e progressismo. Poi ha buttato lì due opinioni, ma di quelle fuori dal mainstream, che non piacciono soprattutto a Sinistra - area peraltro dove il fascismo culturale abbonda - ed eccolo lì, il «prof» Barbero. Cacciato nell'angolo dei ripetenti. Che vergogna (e non sappiamo se più per lui o per gli altri).
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