Massimiliano Scafi per ilgiornale.it
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Una bella spazzolata ai sindaci. «Ciascuna istituzione comprende che non deve attestarsi a difesa della propria sfera di competenza».E un contropelo ruvido pure al governo. «Serve coordinamento e raccordo positivo», perché soltanto «il coro sintonico» dei vari pezzi dello Stato e «il prevalere dell'interesse generale» possono farci uscire dall'emergenza Covid.
Basta dunque con le corse in solitario, occorrono piuttosto «impegno», condivisione e «il contributo di tutti»: Giuseppe Conte insomma deve smetterla di decidere da solo e rifiutare il dialogo. Da più di sei mesi Sergio Mattarella, media, ricuce, mette toppe, si sbatte per riavvicinare maggioranza e opposizione, potere centrale e autonomie: e adesso si sta stufando.
giuseppe conte sergio mattarella
Al Quirinale, il presidente consegna le onorificenze ai cittadini che si sono contraddistinti nella battaglia di primavera contro il virus, quando sembrava che il modello Italia funzionasse davvero. Ora però siamo in mezzo alla seconda ondata, un «momento difficile che va affrontato con fiducia e senso di responsabilità». Ecco, la responsabilità, quel tratto che dovrebbe caratterizzare i governanti e che invece negli ultimi giorni è sembrata una iattura, una patata bollente, un peso, una grana da rifilare a qualcun altro.
Che Conte navighi a vista, evitando le scelte non popolari, scansando i problemi per tenere insieme la coalizione, questo si sapeva da tempo. Ma il rimpallo di competenze sul coprifuoco, con lo scarico sui comuni del compito di chiudere le piazze della movida, che spetta alla polizia, per il Colle è stato un pessimo spettacolo. E peraltro nemmeno l'atteggiamento dei sindaci è parso consono. Ma come, loro chiedono da mesi più poteri e più partecipazione, poi quando li coinvolgono remano contro? Mattarella ha dovuto attivare la sua diplomazia per mobilitare i prefetti, trovare un compromesso e bloccare sul nascere un pericoloso scontro istituzionale.
Quindi, dice ancora il capo dello Stato, se vogliamo contenere la pandemia, «deve essere l'interesse generale a prevalere, altrimenti anche quelli particolari saranno travolti». Il discorso vale per i rapporti Stato-Regioni e tra maggioranza e opposizione, che per il Quirinale deve essere più coinvolta, ma pure nel mondo del lavoro. «È necessario che ogni ambiente produttivo o professionale eviti di trincerarsi nella difesa della propria nicchia di interesse». Serve il dialogo anche tra sindacati e imprese.
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