Alberto Gentili per il Messaggero
«Forse Giggino non ha capito come sono andate le elezioni e che d' ora in poi sarò io decidere cosa si fa e cosa non si fa. Non si è mai visto un leader di partito che perde la metà dei voti, chiedere la convocazione di un vertice di maggioranza. Piuttosto mi sarei aspettato da lui delle scuse per gli attacchi vergognosi della campagna elettorale, un abbiamo sbagliato. Invece niente...». Matteo Salvini, commentando le dichiarazioni di Luigi Di Maio, non nasconde la propria irritazione. E all' odiato alleato presenta il conto e dà trenta giorni: entro fine giugno vuole ricevere in risposta alle richieste leghiste «soltanto sì». Se riceverà no, a partire da Tav e autonomia, sarà crisi. Ed elezioni in settembre.
A mandare su tutte le furie il vincitore della elezioni, non è «solo l' arroganza» del capo grillino.
Raccontano che quando ha ascoltato Di Maio frenare sulla riforma dell' autonomia differenziata («si farà solo rispettando la coesione nazionale»), quando l' ha sentito dire di non essere pentito di avere cacciato il sottosegretario Armando Siri, Salvini abbia trattenuto a stento un moto di stizza. Ma visto che stare al governo con i 5Stelle («se quelli non imploderanno...
») alla Lega conviene (in un anno è passata dal 17% al 34%), piuttosto che mandare al diavolo i grillini, il leader leghista preferisce gonfiare i muscoli. E, appunto, dettare l' agenda. Ma senza una telefonata d' intesa, senza neppure un sms con il leader 5Stelle.
MOAVERO DI MAIO SALVINI CONTE MATTARELLA
Domani, nel primo Consiglio dei ministri post-voto, Salvini ha deciso di portare il decreto sicurezza bis. In serata circolava una bozza: il ministro dell' Interno, per motivi di ordine pubblico, può bloccare le navi in acque italiane «di concerto» con gli altri ministri competenti, Difesa e Trasporti, e «informandone il presidente del Consiglio dei ministri». La mediazione andrà bene a M5S? L' autonomia differenziata invece - «visto che non dobbiamo umiliarli e spingerli oltremisura alle corde», dice Salvini - dovrebbe slittare alla prossima settimana. Non ancora fissato il vertice di maggioranza invocato da Di Maio.
Ciò che sta più a cuore a Salvini è però il taglio fiscale. Chi a via Bellerio ha studiato i flussi elettorali e le motivazioni di voto, ha riferito al Capitano che il 34,3% conquistato è frutto anche, e soprattutto, della promessa di tagliare le tasse.
luigi di maio matteo salvini giuseppe conte
Per questo la flat tax è la prima proposta che Salvini ha sbandierato domenica notte. E che ha rilanciato ieri per l' intera giornata: «Non mi impicco ai parametri e alle regolette europee, le tasse vanno tagliate. E se la Ue ci scriverà una lettera vecchia maniera, tipo fate i compiti a casa, tagliate, io risponderò no. Ho il mandato degli italiani per farlo».
Il problema è che il premier Giuseppe Conte, giocando di sponda con il Quirinale, non ha intenzione di andare allo scontro con Bruxelles. Teme l' impennata dello spread, schizzato ieri a 282 punti dopo che Di Maio non ha sbattuto la porta in faccia a Salvini sulla flat tax. E teme, al pari di Sergio Mattarella, che il governo venga travolto da una tempeste finanziaria come accadde a Berlusconi nel 2011.
In fondo anche Salvini mostra qualche prudenza se, come rivela il viceministro all' Economia Massimo Garavaglia, «la Lega non ha intenzione di sforare il tetto del 3%»: «Le risorse per la flat tax e per evitare l' aumento dell' Iva le troveremo riformando detrazioni e deduzioni fiscali e il bonus da 80 euro». In questa operazione sul fisco, Salvini è deciso a ottenere la riabilitazione di Siri. Tant' è, che l' ex sottosegretario (padre della flat tax) «sarà convocato nei prossimi vertici economici». In più, il capo leghista non ha intenzione di far dimettere il viceministro alle Infrastrutture, Armando Rixi, se giovedì dovesse essere condannato: un' altra bella botta a Di Maio che in campagna elettorale ha più volte sollecitato l' addio del leghista.
Il capo grillino, ormai nell' angolo e commissariato dal Movimento, reagisce come può. Chiede il «reddito minino». Si dice sicuro di varare il disegno di legge «per le famiglie» nel Cdm di domani. Ma si prepara a ingoiare perfino la Tav pur di evitare la crisi: nel decreto sblocca cantieri, i leghisti oggi inseriranno una norma a favore delle grandi opere e altre per i commissari ad acta negli appalti. E' il conto (salato) presentato da Salvini. Quello che Di Battista & C. non vorrebbero pagare.
CONTE E’ PIU’ SOLO
A.Gen. per il Messaggero
Mai come in queste ore Giuseppe Conte si sente precario e solo. Di buon mattino l' ha chiamato Matteo Salvini per garantirgli (ufficialmente) lealtà e, più concretamente, per fargli presente che d' ora in poi sarà lui a dettare l' agenda di governo. E non più i 5Stelle che un anno fa l' indicarono a palazzo Chigi.
DANILO TONINELLI LUIGI DI MAIO GIUSEPPE CONTE MATTEO SALVINI
«Gli italiani hanno deciso così...», è stata la velenosa chiosa del leader leghista.
Un' altra telefonata, il premier, l' ha poi ricevuta da Luigi Di Maio. E, di fronte ai balbettii e ai lunghi silenzi carichi di preoccupazione e imbarazzo del capo grillino, è stato Conte a consolare il leader grillino. A dirgli che «un modo di andare avanti si troverà». Che «una mediazione sarà ancora possibile raggiungere» perfino sui dossier più delicati.
Della serie: non fasciamoci la testa prima del tempo.
Dopo le due telefonate, il premier ha commentato con i suoi: «Non so come andrà a finire. Solo quando avrò riunito sia Di Maio che Salvini nella stessa stanza e soltanto dopo averli guardati degli occhi, potrò capire se è possibile recuperare un rapporto umano tra di noi e un clima di fiducia reciproca...».
Già, il governo giallo-verde dopo il ribaltone dei rapporti di forza del voto europeo (era 32,7% a 17,4 per i 5Stelle un anno fa, è diventato 17,1% a 34,3% adesso a favore della Lega) arranca tra le macerie di una campagna elettorale che anche Conte non esita a definire «devastante». Ma di più il premier non dice. Perfino con i suoi collaboratori tace. Quasi a voler lanciare il segnale che questo è il tempo in cui parlano i leader politici e del silenzio del «premier super partes». Un aggettivo cui Conte tiene «moltissimo», nonostante Salvini l' abbia messo pesantemente in discussione. E il premier tiene alla sua «terzietà» anche per ragioni di sopravvivenza, non solo per provare a riportare un po' di equilibrio tra i giallo-verdi.
In tutto questo, c' è da governare. C' è da capire cosa accadrà da qui ai prossimi giorni sul fronte europeo e nella delicata partita economica. Così Conte ha riunito a palazzo Chigi i tecnici del ministero dell' Economia per «fare il punto del quadro economico», in vista della lettera di ammonimento che arriverà da Bruxelles nei prossimi giorni. L' ha fatto per capire quali sono i margini per poter dare seguito alla richiesta di Salvini di tagliare le tasse «a dispetto delle regoline europee». Salvo scoprire che i «margini sono davvero scarsi», come dice una fonte accreditata.
LUIGI DI MAIO MATTEO SALVINI GIUSEPPE CONTE
Non a caso anche sul Quirinale l' allerta è alta. Perché lo spread è tornato a salire, appena Di Maio ha offerto sponda a Salvini sull' idea di varare la flat tax il prossimo anno. E perché violare i vincoli di bilancio, innescando la sfiducia dei mercati finanziari, rappresenta a giudizio del capo dello Stato un serio rischio per i risparmi degli italiani.
Di Europa, Conte ha parlato anche con Angela Merkel in una telefonata in vista del Consiglio europeo straordinario di questa sera a Bruxelles.
conferenza stampa su reddito di cittadinanza e quota 100 14
Il tema della chiacchierata con la Cancelliera, secondo palazzo Chigi, non sono stati i conti pubblici italiani e il rispetto dei vincoli europei, ma le nomine. Meglio: la road map che condurrà i Ventisette (Londra pur avendo partecipato alle elezioni non chiederà posti in vista della Brexit) a scegliere chi guiderà la Commissione, il Consiglio europeo, la Banca centrale e i vari commissari.
conferenza stampa su reddito di cittadinanza e quota 100 19
L' entourage del premier non conferma, ma secondo alcune fonti, la Merkel avrebbe sondato Conte per capire se l' Italia è disponibile a dare il via libera alla nomina del francese Barnier alla Commissione e, di riflesso, della lituana Dalia Grybauskaité alla guida del Consiglio europeo, mentre il tedesco Jens Weidmannn sarebbe il successore di Mario Draghi alla presidenza della Bce. Salutata la Cancelliera, Conte ha avuto un lungo colloquio con il suo consigliere diplomatico, Pietro Benassi per decidere quale posizione assumere questa sera a Bruxelles.