L. De Cic. per "il Messaggero"
«Ora facciamo lo sguardo cattivo», dice Calenda. E Salvini mostra il pugno alla Mario Brega (modalità po' esse fero e po' esse piuma). Round a Porta Portese: Carlo vs Matteo. C'è anche, naturalmente, la foto a favore di flash. Battute, sorrisi un po' finti, pacche sulle spalle. «Vedrai che prendo i vostri voti», punge il leader di Azione, che attraversa la strada per sfidare a un palmo dal naso il capo leghista. Della serie: dalla tastiera alla vita vera.
Salvini e Calenda, l'altro ieri, avevano duellato a distanza. Aveva cominciato l'ex ministro dell'Interno, durante il comizio di Torbella: «Io sono qui, nelle periferie, il vero cuore di Roma. Mentre Raggi, Gualtieri e Calenda pensano a via Condotti». Replica del candidato di Azione & renziani: «Maschio, sono 341 giorni che andiamo in ogni quartiere di Roma. Tu ci vieni da due settimane a prendere in giro i romani. Infatti la piazza è vuota».
A Calenda la risposta social evidentemente non è bastata. E ieri mattina, quando si è accorto che il leader del Carroccio era a un tiro di schioppo, sempre a Porta Portese, ecco il blitz. Foto con i pugni a parte, dal vivo le mani sono rimaste formato-piuma. Sui social invece erano fero. «Il ragazzetto faceva lo spiritoso e stamattina siamo stati a trovarlo.
Dal vivo tiene le penne basse», attacca Calenda, fresco di tatuaggio Spqr sul polso destro. E ancora: «I bulli di cartapesta hanno una caratteristica. Quando li incontri faccia a faccia si afflosciano». Salvini ribatte, con chiosa semaforica: «Calenda? Un ricco e viziato signore, che oggi a Porta Portese non si filava nessuno e che per esistere ha dovuto attraversare trafelato la strada... passando pure col rosso, per attaccare briga. Noi oggi abbiamo risposto con il sorriso, i romani risponderanno con una valanga di voti alla Lega». Mentre Calenda, dice Salvini, non arriverà al ballottaggio.
LA SFIDA Il clima insomma è questo. Manca una settimana all'apertura dei seggi e il confronto, pure a destra, si fa aspro. Se fino a inizio estate, nella coalizione di Enrico Michetti i più vedevano l'ex ministro dello Sviluppo come un ostacolo soprattutto per Gualtieri, ora invece temono che possa sfilare voti anche alla coalizione di FdI, Lega e Forza Italia (pescando soprattutto dal bacino berlusconiano). Si vedrà. Calenda al ballottaggio ci crede. Nell'ultimo sondaggio pubblicato da Messaggero-Swg, è al terzo posto, davanti a Raggi. Michetti mantiene l'approccio distaccato, degli avversari non parla proprio. «Pensa al programma», dicono i suoi.
E a proposito: sul fronte sicurezza, propone il taser per i vigili urbani, vecchia battaglia di Salvini quando era al Viminale. Pensa anche, Michetti, a un nuovo comandante dei caschi bianchi, «nominato dall'interno», come piace ai sindacati. Il capo attuale, Ugo Angeloni, dirigente della Polizia di Stato prestato al Campidoglio, vincesse il centrodestra, potrebbe avere vita breve, anche se è stato nominato da Raggi solo nove mesi fa (dopo le rocambolesche dimissioni di Stefano Napoli e il generale-comandante per un giorno, Paolo Gerometta). Intanto, dopo i comizi di Meloni e Salvini, anche Forza Italia prepara la chiusura della campagna elettorale: sarà a piazzale Ankara, davanti allo stadio Flaminio, con Tajani e Gasparri. Il 29 settembre, giorno simbolico: è il compleanno di Berlusconi.
CALENDA
Marco Esposito per leggo.it
Mancano 6 giorni all'apertura delle urne per la corsa a Sindaco di Roma. Tra i candidati per il Campidoglio ce ne è un o che è in corsa da oltre 400 giorni. Una sorta di maratoneta, oramai.
Carlo Calenda, ultima settimana di campagna elettorale. Lei è in corsa da un anno, alcuni suoi avversari da pochi mesi. Secondo lei uno svantaggio o vantaggio?
«È uno straordinario vantaggio. I romani mi hanno visto fare un lavoro molto duro e molto lungo. Roma per governarla è necessario conoscerla bene, e per questo non bastano un paio di mesi, serve un lavoro molto intenso come ho fatto io».
Cosa le rimane di questo viaggio?
«La varietà di Roma. E il modo insulso e poco rispettoso con cui i miei avversari parlano delle periferie come se fossero tutte uguali. Ognuna invece è diversa e vengono rappresentate in maniera semplicistica. San Basilio “la piazza di spaccio”; non è vero, San Basilio ha anche cose molto belle, costruite negli anni '50 e '60».
L’impressione è che la campagna elettorale però non abbia appassionato i romani. Perché?
«Ci sono almeno due motivi: il primo è la delusione dei romani. Prima hanno creduto in Marino e poi nel M5S. E alcuni cittadini sono oramai convinti che Roma non si possa governare. E poi c’è un altro fatto, in televisione si parla solo di covid vaccini e green pass. Il rischio è che ci sia una grossa astensione in particolare nelle periferie».
Ma Roma è ingovernabile veramente?
«Ma proprio no. Le faccio un esempio: la questione dei rifiuti. Non ci vuole uno scienziato: bisogna mettere un termo-valorizzatore, Ama dentro Acea e 5000 spazzini per strada».
Perché allora non si fa?
«Perché c’è una classe dirigente trasversale. C’è un sottobosco politico legato ai sindacati delle municipalizzate. Cosa fare è intuitivo. Qui non lo si vuole fare».
Intanto sono arrivati anche i Cinghiali. In alcuni quartieri è un problema serio
«Non è un problema da sottovalutare. C’è una cosa scandalosa: neanche davanti al disastro ripetuto tutti i giorni Regione e Comune riescono a sedersi ad un tavolo per risolvere la questione».
Come si risolve il problema
«Ci sono duce cosa da fare: le zone verdi vanno recintato con delle reti interrate. La seconda è togliere la monnezza dalla strada. La regione che ha la competenza sulla fauna selvatica non fa nulla, il comune che ha la responsabilità di togliere la monnezza neanche. Un classico esempio di irresponsabilità istituzionale».
un selfie con carlo calenda foto di bacco
Sul suo profilo Instagram c’è una foto del suo polso con il tatuaggio SPQR. È un fake?
«No, ma quale fake. Vero il tatuaggio, vera la foto».
Perché lo ha fatto?
«Sono diventato un grande appassionato di Roma».
Che hanno detto a casa?
«Lasciamo stare, mia moglie un altro po’ mi cacciava».
Quindi anche i figli ora si possono tatuare?
«No, no. I figli non tornano con niente. Dopo i 18 anni, prima niente».
C’è una soglia di consenso oltre la quale si può considerare soddisfatto del risultato?
«Diventare sindaco, la soglia è quella. Io andrò al ballottaggio contro Gualtieri e a quel punto divento sindaco».
carlo calenda foto di bacco (3)
Quindi non si accontenterebbe di superare il 15%?
«Tutti i sondaggisti mi danno sopra al 20, tranne Pagnoncelli che è il sondaggista del Pd. Le ripeto: arriverò davanti al primo turno e vincerò il ballottaggio».
E Michetti?
«Non ci arriva al ballottaggio. Gli elettori di destra non votano un improvvisato che dice fesserie dalla mattina alla sera».
In quanto tempo si rimette in piedi Roma?
«Per il giubileo. Si rimette in piedi perché abbiamo fatto un piano molto dettagliato. Il Giubieleo è il modo con cui – tramite un commissiario straordinario - ribaltare Roma su decoro e accoglienza. Roma in due anni e mezzo può tornare una città normale. E poi si può correre».
Chi farà parte della sua squadra?
«Non faccio nomi, li farò prima del ballottaggio. Saranno professionisti sia amministrativi che manager di esperienza. Non bisogna aspettarsi una squadra giovane».
Terrà qualche delega?
«No. Io avrò da fare il coordinamento. Sarà un lavoro intensissimmo».
Se vince, qual è la prima cosa che fa il giorno dopo?
«Un caffè e poi al lavoro».
E neanche una festa, un pranzo in famiglia?
«Nessun mega festa, stiamo tra noi con i ragazzi dello staff che ha fatto un grande lavoro, se la meritano una serata tutta per loro. E i pranzi in famiglia li faccio spesso, la mia famiglia è la mia àncora»
carlo calenda foto di bacco (4)