Dagonota
Giorgia Meloni ha iniziato a “tubare” con Draghi durante le concitate ore della elezione del Presidente della Repubblica, come si evince anche dalle pagine che il giornalista del Corriere della Sera Tommaso Labate dedica alla partita del Quirinale nel suo libro (“Ultima fermata. Il grande intrigo della politica italiana”). Donna Giorgia vedeva l’elezione di Draghi al Colle come un viatico per la sua istituzionalizzazione. Mariopio al Quirinale sarebbe stata la “garanzia” che nessuna cancelleria europea, e men che meno Washington, si sarebbe messo di traverso rispetto all'approdo della Meloni a Palazzo Chigi dopo una vittoria del centrodestra.
Come Dago-anticipato ( https://m.dagospia.com/pronti-al-compromesso-storico-tra-letta-e-meloni-una-volta-defenestrato-salvini-giorgia-323625) la Meloni anche nel caso di schiacciante vittoria alle elezioni, ha tutto l’interesse a essere “garantita” dalla triade Mattarella-Draghi-Letta
giorgia meloni dopo l'incontro con draghi
In un periodo che si annuncia di assoluta emergenza economica e politica per il Paese. E con tre “garanti” chissà che la Draghetta non riesca ad entrare nella “stanza dei bottoni”….
ESTRATTO DA “ULTIMA FERMATA. IL GRANDE INTRIGO DELLA POLITICA ITALIANA”, DI TOMMASO LABATE (ED. SOLFERINO)
C'è poi un ragionamento molto più sottile che si fa largo tra i colonnelli di Fratelli d'Italia: anche senza elezioni anticipate, Draghi al Quirinale sarebbe la «garanzia» che nessuna cancelleria europea, e men che meno Bruxelles, si metterebbe di traverso rispetto all'approdo della Meloni a Palazzo Chigi dopo una vittoria del centrodestra.
GIORGIA MELONI MARIO DRAGHI BY DE MARCO
Più o meno per gli stessi motivi, tre leader diversissimi tra loro - Enrico Letta, Luigi Di Maio e Giorgia Meloni - sentono di avere un tornaconto dall'elezione di Draghi al Colle: l'ex presidente della Banca centrale europea, che per le ambizioni personali di chi ambisce per il futuro prossimo a Palazzo Chigi sarebbe «un ostacolo», spostandosi al Quirinale diventerebbe immediatamente «un garante».
Almeno è quello che pensano tutti gli avversari interni dei tre. Meloni fiuta l'aria che tira e infatti si presenta al vertice prenatalizio del centrodestra decisa ad allontanare da sé tutti i sospetti. Quando prende la parola, la leader di Fratelli d'Italia evita arzigogoli ed espedienti retorici, mette da parte il politichese e guarda tutti negli occhi.
«Decidiamo oggi tutti assieme che il centrodestra compatto vota per Berlusconi al Quirinale? Benissimo, noi siamo i primi. Però mi dovete giurare, tutti quanti, che se andiamo su Berlusconi nessuno poi si sfila per sostenere Mattarella o Draghi. Siete pronti a prendere questo impegno?».
comizio di giorgia meloni dopo il voto al senato su draghi 3
Non risponderà nessuno. È il 23 dicembre 2021. Al primo scrutinio dell’elezione del presidente della Repubblica manca un mese e qualche giorno. La data non è ancora stata fissata; il presidente della Camera Roberto Fico fa sapere che lo sarà subito dopo le vacanze di Natale. C'è da mettere in piedi un'organizzazione mai vista in precedenza perché la pandemia in corso impone regole di comportamento diverse rispetto a una liturgia che si trascina - praticamente identica a se stessa - dal 10 maggio 1948, il primo giorno in cui il Parlamento in seduta comune si era riunito per votare il presidente della Repubblica.
Rimangono in sospeso alcune questioni. I «grandi elettori» che fossero positivi al tampone del Covid-19 potranno votare oppure no? E quelli che si trovano in quarantena per contatto con altri positivi? E ancora: si finirà per far votare soltanto i secondi oppure anche i primi potranno esprimere la propria preferenza nel segreto dell'urna?
Tra Capodanno e l'Epifania, tutto sembra sospeso: Quand'anche non formalizzate (d'altronde, alla presidenza della Repubblica non ci si candida), in campo sembrano esserci la disponibilità di Mario Draghi e la voglia di Silvio Berlusconi di tentare l'ennesima missione impossibile della sua lunga carriera in politica.
Di ribadita più volte, come abbiamo visto, c'è l'indisponibilità di Sergio Mattarella a impegnarsi per un secondo settennato. Ma il resto? In questo clima di incertezza, con le coalizioni che faticano a trovare una quadra e i numeri che scarseggiano per tutti i pallottolieri, la cosa più incredibile che succede prima della fine del 2021 è una novità che tanti sottovalutano.
MELONI E LETTA PARLOTTANO SUL PALCO DEL MEETING DI RIMINI
Giuseppe Conte e Matteo Salvini sono tornati non solo a parlarsi, ma anche a tessere una tela comune. Il capo politico del Movimento Cinque Stelle e il segretario della Lega si ignorano dall'indimenticabile seduta del Senato del 20 agosto 2019: quando, l'uno accanto all'altro, si erano attaccati con veemenza nell'ultimo atto del governo Conte I, entrato in crisi e costretto alle dimissioni dopo la scelta di Salvini - preannunciata alla discoteca Papeete di Milano Marittima - di uscire dalla maggioranza. […]
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