Mattia Feltri per "la Stampa"
Il numero due della Lega, Giancarlo Giorgetti, in un'intervista concessa ieri alla Stampa dice che Berlusconi non andrà al Quirinale; Salvini ne parla soltanto per non parlare di cose serie; sarebbe bene se ci andasse Draghi altrimenti lo perdiamo; e però il governo successivo butterebbe via i soldi del recovery; purtroppo da gennaio tutti (leghisti per primi) faranno dell'esecutivo una Cambogia.
Poi lascia intendere che i candidati di destra a Milano e Roma sono inadeguati, mentre Calenda avrebbe le caratteristiche giuste per guidare la capitale. Di questa inattesa, scientifica e gelida demolizione dall'interno della destra sovranista, di questa espressione di destra moderata e antipopulista, tutto quanto ha colpito il Pd romano è la frase su Calenda, da cui ha dedotto che Calenda sarà votato dai leghisti e quindi Calenda è un mezzo fascio.
antonio tajani foto di bacco (2)
Come si dice, per spiegargli le robe toccherebbe fargli i disegnini, a meno di non sospettare - come io sospetto - che buona parte del Pd abbia una sola strategia, a rischio della commedia: denunciare il nazifascismo di qualsiasi cosa respiri alla sua destra, anche solo di un centimetro.
E si potrebbe chiuderla lì, se a metà pomeriggio non fosse emerso il coordinatore di Forza Italia, Antonio Tajani, a dichiarare pessimo il novanta per cento delle considerazioni di Giorgetti, invitato a tornarsene a Varese. Così a dare una botta a Giorgetti e una mano a Salvini sono la cosiddetta sinistra riformista e la cosiddetta destra liberale, un risultato psichedelico al punto da avere una sola spiegazione: erano tutti reduci da un week end con Luca Morisi.