- Potrei definirla antifascista?
— Il Grande Flagello (@grande_flagello) April 25, 2023
- Dipende dal significato#LaRussa #25Aprile #Liberazione pic.twitter.com/ZUEetYwju5
Estratto dell'articolo di Federico Capurso per “La Stampa”
IGNAZIO LA RUSSA - CINQUE MINUTI
Per il presidente del Senato, Ignazio La Russa, il 25 aprile è il giorno della grande fuga. Lontano dall'Italia, dai giornalisti, dalle contestazioni che lo inseguono fino a Praga, dove arriva a metà giornata per partecipare alla Conferenza dei presidenti dei Parlamenti Ue e rendere omaggio al monumento di Jan Palach, martire della lotta contro l'occupazione sovietica. Ma è anche il giorno in cui, per la prima volta, seppur con qualche "se" e qualche "ma", il presidente del Senato si definisce «antifascista».
Per Giorgia Meloni non c'è più spazio, nella destra, per nostalgie del Ventennio. Così, quando La Russa decide all'ultimo minuto di presenziare almeno alle celebrazioni all'Altare della patria, al fianco del Presidente Sergio Mattarella e delle più alte cariche dello Stato, nonostante «impegni internazionali assunti da tempo», in ambienti di governo si vocifera siano arrivate pressioni a cui il presidente del Senato non ha potuto dire di no.
BRUNO VESPA IGNAZIO LA RUSSA - CINQUE MINUTI
Una volta a Praga, fa di tutto per evitare cronisti e polemiche. Cambia in corsa l'agenda, anticipa i tempi delle sue visite, brucia la tabella di marcia. Cerca, per quanto possibile, di avere il controllo su una giornata delicata. Nel suo discorso alla Conferenza sostiene che «il 25 aprile è un giorno molto importante, in cui viene ricordata la Liberazione dall'occupazione nazista e la sconfitta del fascismo». L'idea che l'Italia sia stata liberata dal nazismo e non dal fascismo lascia più di una perplessità. Nonostante questo, La Russa sottolinea «il valore assoluto della Resistenza nel superare la dittatura e nel ridare all'Italia la democrazia». E ancora una volta, cita Liliana Segre, che omaggerà più tardi nell'ultima tappa del suo viaggio, al lager di Terezin.
È durante il suo discorso alla Conferenza che annuncia di aver invertito l'agenda della giornata e di essersi già recato al monumento dedicato a Jan Palach. Dopo il polverone sollevato per la commemorazione di un anticomunista a Praga il 25 aprile, La Russa ne ridimensiona il significato: non una celebrazione, dirà, ma un segno «di rispetto» nei confronti della storia ceca.
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Quando i manifestanti sono in piazza ad aspettarlo, La Russa è già al lager di Terezin. Lasciando il grande cimitero che costeggia il campo di concentramento, il presidente del Senato passa tra le tombe di 10 mila prigionieri morti dopo la guerra, in seguito alla liberazione del campo da parte dell'armata russa. «Quindi non li hanno liberati. Li hanno ammazzati prima i nazisti e poi – nota compiaciuto – i comunisti». La guida, con garbo, lo contraddice: «Hanno deciso loro, i prigionieri, di restare nel campo perché erano malati di tifo e non volevano infettare le loro famiglie tornando a casa». Non c'è tempo per discuterne, La Russa vuole correre a prendere l'aereo che lo riporterà a Roma. Prima di ripartire, evita l'unica e l'ultima domanda dei cronisti: «Si definisce antifascista?». Nessuna risposta. Proverà a darne una, alla stessa domanda, quando in serata sarà ospite di Bruno Vespa: «Dipende. Qualcuno ha usato l'antifascismo in modo strumentale, ma se si intende un "no" deciso alla dittatura e un "no" deciso al nostalgismo, allora sì». La frase «sono antifascista» non verrà proferita, ma stavolta la presa di distanze dal fascismo è più deciso. In fondo, è ciò che vuole Meloni. E il presidente del Senato, con qualche fatica, tenta di restarle in scia.
giorgia meloni ignazio la russa e sergio mattarella all altare della patria 25 aprile 2023 giorgia meloni bacia ignazio la russa ignazio la russa lorenzo fontana giorgia meloni giorgia meloni ignazio la russa sergio mattarella