Lettera di Giorgia Meloni al “Corriere della Sera”
Caro direttore,
antonio polito giorgia meloni foto di bacco
Antonio Polito, sul Corriere della Sera di ieri, dopo aver riconosciuto meriti di serietà e responsabilità alla campagna elettorale che Fratelli d’Italia sta conducendo, si chiede: «Giorgia Meloni ha un problema con le donne?».
Secondo il suo ragionamento, gli attacchi di giornaliste e protagoniste dello showbiz nei miei confronti testimonierebbero una lontananza dalle donne e un «fianco scoperto»: i diritti civili. Penso invece che rappresentino il trionfo di stereotipi ormai logori, che dipingono la destra come retriva e maschilista, mentre il rapporto tra le donne e la sinistra in realtà è più sbandierato che effettivo: basta vedere come sia difficile trovare una donna leader in quel campo.
Secondo Polito però il messaggio che trasmetterei sarebbe quello di una donna che «ce l’ha fatta» perché «diventata brava come un uomo». Penso invece di avercela fatta perché sono brava come una donna.
giorgia meloni antonio polito foto di bacco
Ed è esattamente questo che voglio comunicare alle altre donne. Se sono diffidente verso le «concessioni» di posti o quote da parte dei leader maschi, come ha fatto il segretario del Pd Enrico Letta con la sostituzione d’imperio dei capigruppo e l’indicazione di due donne, è proprio perché ritengo che le donne abbiano una grande forza autonoma, che va liberata dai mille impacci e ostacoli che la ingabbiano, ma che non va umiliata o sottovalutata.
Purtroppo oggi la genitorialità è spesso un ostacolo, perché il modello di cittadinanza è costruito intorno ad un sistema che non consente di conciliare vita e lavoro. E l’organizzazione dei tempi e la scena pubblica hanno ritmi che spesso incidono più pesantemente sulle donne e che spinge a non avere figli, oppure a doversi adattarsi a mille equilibrismi, mille fatiche multitasking, sentendosi sempre in colpa, sempre mancanti da qualche parte.
Ma attraverso la maternità le donne sviluppano competenze preziose che possono essere investite nello spazio pubblico e nel lavoro: sono capacità ed energie che vanno valorizzate, e non, come accade oggi, ignorate o peggio, punite. Per aiutare le donne a «farcela» bisogna smantellare le penalità che le appesantiscono e non concedere loro qualche strapuntino.
Sui diritti civili, afferma Polito, il discrimine è tra conservatori e reazionari. Noi non siamo reazionari, non vogliamo tornare indietro: vogliamo costruire il futuro. Ma siamo conservatori, perché vogliamo portare con noi, nel futuro, quello che abbiamo amato e amiamo, la nostra storia, la tradizione, l’appartenenza al genere sessuale, la possibilità per un bimbo di avere una mamma e un papà, la solidarietà tra le generazioni, il rispetto per gli anziani, la cura dei più fragili.
E la sinistra, cosa vuole, per le donne? L’abbiamo visto con il ddl Zan: l’appiattimento della differenza sessuale, un nuovo modello patriarcale che fa scomparire le donne e distrugge il materno. Per la sinistra, essere madre non è un valore sociale ma addirittura qualcosa che può essere comprato e venduto: l’utero si può addirittura affittare e le donne povere si possono sfruttare.
Bisogna lasciare fare il mercato. Noi invece ci battiamo per una piena e integrale applicazione della 194 e affinché le donne siano davvero libere di essere madri se lo vogliono, senza rinunciare a nulla, ai propri talenti, alla carriera e alla politica. Io credo che i diritti delle donne si difendano così.
2 - GIORGIA E LA VARIABILE DEL FATTORE D
Antonio Polito per il “Corriere della Sera”
Giorgia Meloni ha un problema con le donne? La leader di Fratelli d'Italia sta conducendo una campagna accorta e prudente sul piano dell'economia e della finanza pubblica. E oggi potrebbe raccoglierne il dividendo a Cernobbio. D'altra parte la campagna «antifascista» contro di lei sta perdendo slancio: gli unici interessati al tema sembrano i giornalisti stranieri che cominciano a calare sull'Italia. Ma è rimasto un fianco scoperto, ed è su quello che viene ora attaccata con più asprezza, dallo showbiz, dalle femministe e sulle piazze: i diritti civili.
giorgia meloni antonio polito matteo salvini bruno vespa foto di bacco
E per quanto lei sia bravissima a non farsi incastrare, come ha dimostrato nella scena del contestatore con la bandiera arcobaleno sul palco di Cagliari, è evidente che il tema l'imbarazza.
Al punto da aver fatto una sostanziale autocritica per il comizio in Andalusia dove, complice la musicalità dello spagnolo e la «ola» della folla di Vox, si era lasciata un po' andare. C'è infatti una differenza tra conservatore e reazionario. Il primo vuol conservare, il secondo tornare indietro.
Il primo può avere dubbi sulla teoria del gender o sul matrimonio gay, il secondo sogna di rifare la legge sull'aborto o di rivedere l'intera agenda bioetica. Giorgia Meloni lo sa. È consapevole dell'anno e del Paese in cui vive. D'altronde la piattaforma dei diritti civili della sinistra, sbandierata in campagna elettorale, ha prodotto poco e niente anche quando la sinistra era al governo: dalla legge Zan alla cannabis, dal fine vita allo ius scholae, è rimasto tutto nel cassetto. Però un problema da quelle parti Meloni ce l'ha, ed è paradossale per la prima candidata donna a Palazzo Chigi: il suo rapporto con le donne.
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A differenza di Calenda e Berlusconi, di Conte e Letta, che si circondano di ministre e candidate di primo piano, lei è sola in un partito maschilista. La stessa narrazione che fa di sé è quella di una donna che ce l'ha fatta perché è diventata brava come un uomo. Tutto ciò non le dà l'aria materna che vorrebbe. Ma invece un tratto austero, arcigno, quasi «duro». I sondaggisti dicono che il suo pubblico è più maschile che femminile. Il fattore D potrebbe limitarne il bacino elettorale, e fare la differenza tra una vittoria e un trionfo. Ma d'altra parte anche la Thatcher tanto materna non era.
ELODIE MELONI giorgia meloni a cernobbio 1 2 matteo salvini e giorgia meloni a cernobbio giorgia meloni a cernobbio