1. ZELENSKY RIVELA DETTAGLI TELEFONATA CON TRUMP, 'MI SOSTIENE'
(ANSA) - "Credo che i messaggi pre-elettorali siano messaggi elettorali, a volte non sono proprio veri. Per questo queste dichiarazioni ci hanno fatto preoccupare per la nostra gente. Ma ho avuto un colloquio telefonico con Donald Trump e lui mi ha sostenuto molto, abbiamo avuto una bella conversazione".
Così il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, rievocando la telefonata di due mesi fa con il tycoon, ha risposto a una domanda della Cnn sulle affermazioni di Trump in campagna elettorale sul fatto che, se eletto, porrebbe fine alla guerra tra Mosca e Kiev in poco tempo.
Trump "capisce quanto sia difficile sopravvivere durante una guerra", ha aggiunto il leader ucraino che intende presentare il suo "piano per la vittoria", oltre che al presidente Joe Biden, anche a Kamala Harris e a Donald Trump. "Voglio condividere questo piano (con lui) per ascoltare la sua reazione", ha spiegato. L'intervista integrale della Cnn andrà in onda domani.
2. LA MOSSA DI ZELENSKY “A NOVEMBRE NUOVA CONFERENZA DI PACE MOSCA SARÀ INVITATA”
Estratto dell’articolo di Paolo Mastrolilli per “la Repubblica”
La prossima conferenza per discutere la pace in Ucraina si terrà a novembre e la Russia sarà invitata. Lo ha detto il presidente Zelensky, secondo l’agenzia Unian , mentre alla Casa Bianca i leader americano e britannico Biden e Starmer discutevano se dare a Kiev il permesso di usare i loro missili a lunga gittata per colpire il territorio di Mosca. […] Una scelta che l’Italia ha già fatto, secondo il ministro degli Esteri Tajani, negando questo permesso, perché «noi non siamo in guerra con la Federazione Russa, difendiamo il diritto dell’Ucraina a essere indipendente ».
volodyyr zelensky keir starmer
Se Putin accetterà di partecipare alla conferenza è da vedere, perché finora non ha lanciato segnali di essere interessato a negoziare seriamente la fine del conflitto che ha scatenato. Zelensky […] ha confermato che questo mese, presumibilmente a margine dell’Assemblea Generale dell’Onu, presenterà a Biden «il piano di vittoria». Ha spiegato che «non ha molti punti, e ogni punto dipenderà dalla decisione di Biden. Ecco perché penso che aiuterà. Non posso garantire al 100% che fermerà Putin, ma renderà l’Ucraina più forte».
VOLODYMYR ZELENSKY VLADIMIR PUTIN
[…] Il portavoce della Casa Bianca Kirby, qualche ora prima del vertice tra Biden e Starmer, ha detto che «non c’è stato alcun cambiamento nella nostra politica. Non mi aspetto un annuncio oggi». Il New York Times ha scritto che in realtà il presidente è pronto a dare il via libera, prima all’uso degli Storm Shadows e Scalp britannici e francesi, e poi degli Atacms americani.
Alla domanda se Londra e Parigi debbano ottenere prima il permesso da Washington per ragioni legali, Kirby ha risposto che «la conversazione con gli alleati è costante», ma sono Paesi sovrani e decidono in autonomia cosa fare con le loro armi. Quanto all’avvertimento di Putin secondo cui l’uso di missili occidentali in territorio russo scatenerebbe un conflitto diretto, ha detto che «prendiamo seriamente le sue minacce, ma le abbiamo già sentite in passato».
Il candidato repubblicano alla vicepresidenza, James David Vance, ha invece spiegato al “The Shawn Ryan Show” l’ipotetico piano dell’amministrazione Trump per chiudere la guerra. L’idea sarebbe quella di creare una “zona smilitarizzata” nel territorio ucraino ora occupato da Mosca. Kiev manterrebbe l’indipendenza in cambio della garanzia di neutralità, ossia non entrare nella Nato o nella Ue.
3. PUTIN TRACCIA LE NUOVE “LINEE ROSSE” E LA RUSSIA RIVEDE LA DOTTRINA NUCLEARE
Estratto dell’articolo di Rosalba Castelletti per “la Repubblica”
VLADIMIR PUTIN E LE ARMI NUCLEARI - VIGNETTA BY OSHO
Per il quotidiano Kommersant di ieri, Vladimir Putin ha tracciato una nuova «linea rossa». Se la Nato consentirà all’Ucraina di usare i suoi missili a lungo raggio per colpire il territorio russo, «non significherà altro che la sua partecipazione diretta alla guerra in Ucraina», ha detto il presidente russo, il che a suo dire porterà la Russia a «prendere decisioni adeguate». Una velata minaccia nucleare, secondo alcuni. L’ennesimo bluff, secondo altri.
In oltre due anni e mezzo di conflitto, Putin ha più volte tracciato “linee rosse” e più volte le ha viste oltrepassare, dando prova di tollerare più di quanto si pensasse: l’affondamento della Moskva, la riconquista di Kharkiv e Kherson, l’esplosione sul ponte di Crimea, i droni sul Cremlino e, per finire, l’incursione ucraina nella regione meridionale russa di Kursk. […]
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Il fatto è che Putin sa che violare il “tabù nucleare” lo renderebbe un vero e proprio paria a livello internazionale e gli rivolterebbe contro anche i Paesi che finora si sono mantenuti neutrali. Il che però non vuol dire che non vi farà mai ricorso. Anche secondo l’amministrazione di Joe Biden, non è ancora stata oltrepassata la “linea rossa finale” che, stando a un sondaggio condotto tra ricercatori statunitensi, potrebbe essere un attacco contro il comando nucleare russo o l’invio di forze occidentali in Ucraina. La domanda è se l’eventuale via libera all’uso dei missili Atacms contro la Russia — che, come ha sottolineato Putin, comporterebbe il «coinvolgimento diretto di personale militare Nato» — possa essere il temuto punto di non ritorno.
[…] Dal tono della sua dichiarazione di giovedì, sembra che Putin ritenga davvero che i missili a lungo raggio possano portare il conflitto a un nuovo livello. Lo aveva del resto già chiarito lo scorso giugno quando aveva ventilato come possibile risposta l’eventualità di armare «i nemici» dei Paesi occidentali per colpire le loro «strutture sensibili», nonché ordinato una revisione della dottrina nucleare che, stando a recenti dichiarazioni del ministro degli Esteri Sergej Lavrov e del suo vice Rjabkov, sarebbe oramai «in fase avanzata».
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[…] Il testo attuale autorizza il ricorso al nucleare in quattro scenari: minaccia nucleare credibile; attacco nucleare diretto; attacco convenzionale che neutralizzi la capacità russa di rilevare e reagire a un attacco nucleare; aggressione che metta a rischio l’esistenza stessa della Russia. Una formulazione «irresponsabile » e «immorale», l’ha definita giovedì in un’intervista con Kommersant il falco Sergej Karaganov, cofondatore del Consiglio per la Politica estera e la Difesa.
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Il politologo è anche tornato a suggerire quanto aveva teorizzato un anno fa sul periodico Profil: un «attacco nucleare limitato» contro un Paese Nato per dimostrare che la Russia fa sul serio. Lo aveva riproposto anche lo scorso giugno moderando la sessione plenaria del Forum economico di San Pietroburgo in quella che era parsa una recita orchestrata: Karaganov che da “poliziotto cattivo” incalzava Putin e il leader russo che da “poliziotto buono” si ritraeva. L’intervista con Kommersant potrebbe nascondere lo stesso messaggio in codice ai Paesi Nato da parte di Putin: i falchi mi incalzano e, se continuerete ad alzare la posta, dovrò cedere.
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