Estratto dell’articolo di Antonio Rossitto per “La Verità”
Stefano Bandecchi, incontenibile sindaco di Terni, alle regionali in Umbria la sua Alternativa popolare sarà decisiva?
«Aspetti un attimo che dobbiamo tirare fuori la macchina dal garage…».
La mitologica Rolls-Royce?
«Devo darle subito una delusione: è un più banale suv. Stiamo andando a Perugia, dove si concentra la mia campagna elettorale. Stavolta, giochiamo in casa. Sarebbe bello arrivare al 2,5%.
Qui si vince per un punto e noi potremmo fare la differenza, in un’elezione che veniva data per persa fino a qualche mese fa. Questa settimana, comunque, sarà determinante». […]
stefano bandecchi in versione donald trump - meme
Ha rinunciato a correre due mesi fa per appoggiare il presidente leghista, Donatella Tesei.
«Avrei preso un sacco di voti, facendo perdere il centrodestra. I sondaggi mi davano all’8%, con quegli altri sopra di quattro punti. Stavo già preparando le liste, ma poi ho deciso di ritirare la candidatura».
Chi è stato a convincerla?
«Il Pd estremista e ambientalista. Niente inquinamento, niente macchine, niente acciaierie, niente nucleare. Sanno dire solo no. Comandano le frange estreme: verdi, sinistra, 5 stelle. Gente pericolosissima».
A dispetto dei suoi modi ruvidi, ha suggellato l’intesa con un baciamano alla governatrice.
DONATELLA TESEI STEFANO BANDECCHI
«Un gesto galante e scherzoso, per prendere in giro i nuovi alleati».
Alternativa popolare a Roma è entrata nella coalizione che sostiene il governo. Lei ha già chiarito: «Siamo la sinistra della destra».
«Potrei andare col Pd domattina se non corresse dietro a quegli scalmanati, come potrebbe farlo Forza Italia. Popolari e socialisti non stanno insieme in Europa?».
Dica una cosa di sinistra, allora.
«Bisogna registrare i figli delle coppie omosessuali. Io, da sindaco, l’ho fatto». […]
Nonostante gli eccessi, si definisce un moderato?
«Un equilibrato rivoluzionario. Il moderatismo è la fine della politica vissuta con il cuore. Che cazzo vuol dire? Se lei mi dà un schiaffo, io gliene restituisco due».
A scopo terapeutico?
DONATELLA TESEI STEFANO BANDECCHI
«Le persone hanno smarrito la retta via. Scusi, secondo lei è normale un mondo in cui un figlio prende quattro a scuola e i genitori fanno ricorso al Tar?». […]
Risse, insulti, intemperanze. Lei ama provocare. Tra le recentissime prodezze, l’acqua sputata in faccia a un contestatore e il sollevamento di un Apecar come Rocky. Le vengono naturali o servono per accrescere la notorietà?
«Mi vengono naturali, perché mi sono rotto i coglioni di questa gente! Sono degli ipocriti. Se uno fa una cosa sbagliata, va messo sulla retta via. Quello a cui ho lanciato l’acqua, minacciava di morte me e la mia famiglia».
Non le danno solo del fascista, ma pure del sessista e dell’omofobo: «Un uomo normale guarda il culo di una donna e ci prova» ha detto in consiglio comunale. Si pente?
stefano bandecchi sputa a un cittadino 1
«Nemmeno per sogno. Se un uomo è normale, ci deve provare. Ho detto quella frase, con quella violenza, per svelare la solita ipocrisia».
Il politicamente corretto è il male assoluto?
«Certo, si preoccupano dell’apparenza ma non fanno niente per sfamare il popolo. La filosofia non serve a una minchia. La gente chiacchiera, a me piace fare. Ora ha vinto Donald Trump in America, per esempio. Dell’Europa non gli importa? Meglio. In Italia tutti hanno la legge 104 e lui l’ha tolta all’Europa. Bisogna tirare fuori le palle o andremo a fare i camerieri dei cinesi».
Si sente un po’ il Trump italiano?
«Come lui, me ne frego del giudizio degli altri. In questo senso, sì».
Lei, però, non vanta natali illustri: papà camionista, mamma casalinga, bagno in cortile.
«Ho avuto un’infanzia come tanti italiani che hanno lottato. Sono cresciuto con molto meno di quello che ho adesso. Sogno lo stesso per i miei figli, i miei nipoti e i miei connazionali. Non bisogna vivere d’invidia, ma di competizione». [...]
La finanza l’ha indagata per un’evasione fiscale da venti milioni. Si sente perseguitato?
«Sì, perché non ho mai evaso un centesimo in vita mia. Stiamo cercando di venire fuori da quest’impiccio. Di sicuro, se fossi stato colpevole, sarei già stato messo in galera. Invece, sono ancora qua».
La sua università ha finanziato lautamente i partiti.
«Tutti, da Forza Italia ai 5 stelle. Un magistrato fece i conti, una volta: due milioni, in totale. Ma se non ci fossero stati limiti alle donazioni, ne avrei dati pure di più». [...]
Quindi ha creduto anche nei pentastellati?
«In un certo momento storico, poi hanno perso la loro natura. Io e Beppe Grillo abbiamo in comune una cosa: mandiamo a fare in culo tutti. Ma in politica uno non vale uno: deve valere mille, altrimenti non serve a niente». [...]
Qualche anno fa, cominciò a frequentare Silvio Berlusconi.
«Mi fu presentato da Antonio Tajani e Anna Maria Bernini. Avevo un bel rapporto con lui, c’era sempre da imparare. Poi, condividevamo una grande passione».
Le donne?
«Non è un peccato mortale, mi pare».
Per carità.
«Quando spiegò che il suo sogno era fondare una scuola politica, mi misi subito all’opera. In tre mesi, da dicembre 2021 a febbraio 2022, riuscimmo a creare l’Universitas Libertatis a Villa Gernetto. Sono uno dei pochi che non gli ha mai chiesto soldi, ma li ha messi di tasca sua».
Poi, cos’è successo?
«Berlusconi decise di annunciare il progetto con una grande conferenza stampa. Chiamò allora Licia Ronzulli, che a quei tempi era la sua fedelissima. Lei sbiancò. Passarono un paio d’ore. Tutto annullato».
Perché?
«Gelosia, credo. Del resto, quando a marzo 2022, spiegai a Berlusconi che volevo entrare in politica, lui mi invitò a pranzo. Ricordo ancora la scena. Eravamo da soli, lui e io. Mentre passeggiavamo nel giardino di Arcore, mi disse: “I miei non ti amano. Ti scateneranno una guerra. Vai avanti da solo. Hai lo spirito per farlo”. E mi diede il suggerimento fondamentale, senza il quale non saremmo qui a discutere di Umbria o Liguria».
Quale?
«“Prendi il partito di Angelino Alfano, che ha già una sua storia”». In effetti, era già federato in Europa con i popolari».
Lei, a quel punto, cosa fece?
«Mi presentarono Paolo Alli, presidente di Alternativa popolare. Gli chiesi: “Quanto mi costa comprarlo?”. Lui diventò una furia: “Ma come si permette!”. Pranzavamo in un ristorante a Roma e c’era anche Alfano. Un livornese, un brianzolo e un siciliano. Sembrava una barzelletta».
Come terminò l’incontro?
«Angelino fece da paciere».
Il rude Bandecchi erede del felpato Alfano.
«Abbiamo solo una cosa in comune: siamo entrambi calvi».
Narrano che l’ex delfino del Cavaliere, oggi pluridecorato manager e avvocato, non le neghi mai un consiglio.
«Riesce sempre a farmi capire come si muove il palazzo. Resta un fine e attento osservatore».
Dopo aver conquistato Alternativa popolare, lei ha deciso di candidarsi sindaco a Terni.
«Mi dicevano tutti che non ce l’avrei mai fatta, che saremmo partiti con una figuraccia. Solo il mio portavoce Davide Tedesco, che era già stato stretto collaboratore di Angelino, mi incoraggiò. Gli altri, invece, mi ripetevano: “È una follia”. Ma è solo grazie alla follia se sono arrivato dove sono. E l’unico modo per ottenere grandi risultati».
Alla fine, ha vinto.
«A febbraio 2023, quando cominciò la campagna elettorale, la strategia me l’aveva data proprio Alfano: “Scegli il tuo avversario, per tentare di arrivare al secondo posto. Se ci riesci, al ballottaggio vincerai, perché la sinistra a quel punto non appoggerà mai il centrodestra”». [...]
STEFANO BANDECCHI stefano bandecchi