Estratto dell'articolo di Domenico Quirico per “la Stampa”
Visto da Mosca […] lo "storico'' colpo di scena, "l'inimmaginabile'' auto pensionamento di Biden muscoso di vecchiaia, la "elettrizzante'' ascesa della modesta corista Kamala, i dibattiti, i retroscena, le previsioni, il "tutto torna in gioco'', non sono quasi niente.
E non per le quattro righette altezzose dedicate al fatto a stelle e strisce nelle dichiarazioni ufficiali: noi russi siamo impegnati nell'Operazione speciale ... le presidenziali americane? Sono affar loro… Semmai perchè per l'Unico che decide davvero dietro le spesse mura del Cremlino i giochi sono già fatti. Ovvero a novembre la guerra continuerà comunque; e soprattutto la divisione del mondo nei vecchi Blocchi è ormai una realtà che né "Donald l'eversore'' né "Kamala l'enigma'' potrà modificare.
Il cemento putiniano di questa fase del ventunesimo secolo si è purtroppo solidificato in due anni, gli odi e le divisioni tra i due mondi dell'Est e dell'Ovest sono permanenti. Una tragedia? Niente affatto: dal suo punto di vista è il panorama migliore per eternizzare il proprio potere. Signori di Washington, […] fate discussioni come se il mondo cominciasse ora. Ma le carte le ho già distribuite io.
A legger bene le mosse dello zaretto, da più di due anni si affaccenda con profitto per il consolidamento di un irrimediabile Disordine Mondiale che esiga all'interno formidabili necessità disciplinari, esemplifichi la fallacia dell'assolutismo americano e gli fornisca alleati altrettanto decisi a profittevoli sconquassi.
Che alla Casa bianca vada un falco o una colomba, un isolazionista egocentrico o un interventista più o meno vispo, che il comandante in capo sia maschio o femmina, non ha alcuna importanza.
Son fatue sopravvivenze di un mondo che non esiste più. Ha corso una teoria secondo cui Putin da temerario dilettante abborracciatore si è imbussolato il cervello sulla vittoria del candidato repubblicano e di quell'incerto magma che è il "trumpismo"; sarebbe l'unica via per possibili destreggiamenti diplomatici di alto bordo e successive scappatoie dalle sue rovinose fatuità. Mi sembra più proiezione dei nostri desideri che realtà.
Da più di due anni attribuiamo al nemico moscovita, […] progetti che convengono alla nostra propaganda e forse per questo non riusciamo a costruire al di là della elementare strategia di tener in piedi gli ucraini con l'ossigeno di armi e denaro nessuna politica basata sui fatti e le possibilità. Dare l'impressione di sperare in Trump per Putin sarebbe un errore: dice di poter porre fine alla guerra in un giorno, sì ma come? […]
Putin con il cannone continua a diroccare l'Ucraina, che da la caccia disperata a uomini da gettare nelle trincee del Donbass, villaggio dopo villaggio allarga le sue conquiste. Non è certo in una condizione così disperata da riporre le speranze nello sfasciume del rapporto tra l'America e la Nato agitando lo spettro intimidatorio della armi risolutive e finali, i proiettili stratosferici dopo il fallimento di quelli tradizionali e antiquati. Secondo alcuni invece starebbe dunque consumando le sue forze ultime per conseguire tra le sconfitte inevitabili la meno deleteria.
La vittoria di Trump sarebbe l'ultima possibilità che gli viene offerta dal caso e dalla Storia. Ma sostituito Biden, uno sconfitto per destino, lo scenario non è più scontato. Quel che non torna in questa ipotesi è che accettare la sconfitta […]per Putin non è ammesso neppure tra le cose discutibili. Ha perfezionato fin dal primo giorno della aggressione alla Ucraina quei calcoli e quelle combinazioni per cui la Russia [...] è venuta distruggendo e annullando e contraddicendo coi fatti la ragione, chiudendo la via ad ogni composizione futura e politica con il suo vero nemico che non è Zelensky ma Washington e i suoi obbedienti alleati.
Nella cosmologia putiniana, che è un fatto personale e non più ideologia collettiva, sistema, l'antica distinzione tra civili e barbari è semplicemente rovesciata rispetto alla nostra. […] Ma è davvero frutto della sua vana sufficienza la constatazione per cui la potenza e la supremazia americana si risolva poi sempre nella formula semplice e spietata della resa senza condizioni? Un dettaglio quindi indifferente alla biografia di chi occupa lo studio ovale.
VLADIMIR PUTIN CON I SOLDATI RUSSI
Il distacco tra qui e là, tra noi e loro ha assunto in questi anni visto dal Cremlino un confortante aspetto definitivo. Le economie occidentali arrancano tra crisi inflazionistica e crisi mitologica mentre i grafici della economia di guerra russa esprimono cifre confortanti. Autarchia era la parola chiave dei piani quinquennali di Stalin, rieccoci qua; la Russia come l'Urss si isola per restrizioni, divieti, anatemi, mandati di cattura internazionali. Gli spiriti critici non ci mettono più piede e questo è bene, evita contagi e tentazioni domestiche, i mercanti e i commessi viaggiatori arrivano da Est e non più da Ovest.
L'occidente reagisce in modo speculare, lo scambio di idee (pericolose) si esaurisce, la percezione del nemico oltre frontiere tornate rigide comincia a farsi confusa. Grande vantaggio per la propaganda. Un piccolo inventario di ciò che resta è sconfortante: relazioni diplomatiche di maniera, al minimo, censura, contatti sportivi terminati, scambi economici ridotti al contrabbando anche se molto redditizio. Questo è il clima perfetto per una autocrazia: il ricatto della minaccia l'isolamento il mito della potenza e dell'assedio indomito e vittorioso... […]
VLADIMIR PUTIN DOLLARI LE COPERTINE DI TIME PRIMA E DOPO L ANNUNCIO DEL RITIRO DI JOE BIDEN il primo discorso di kamala harris dopo il passo indietro di joe biden 3 il primo discorso di kamala harris dopo il passo indietro di joe biden 5 il primo discorso di kamala harris dopo il passo indietro di joe biden 6 JOE BIDEN KAMALA HARRIS