Tommaso Labate per il "Corriere della Sera"
«Allora, Giuseppe, possiamo fare così. I vicepresidenti del Movimento te li poi scegliere tu, va bene?». Nella robusta task-force di mediatori tra Beppe Grillo e Giuseppe Conte raccontano che, durante la telefonata pomeridiana tra i due, a un certo punto è venuta fuori l'apertura del garante sulla scelta dei vice, a cui nello Statuto è dedicato un paragrafo.
E che quello è stato il momento in cui all'ex presidente del Consiglio è scappata una specie di risata liberatoria, l' unica all' interno di una telefonata che è cominciata bene ma finita male. «Scusa, Beppe, ma i vicepresidenti chi li dovrebbe scegliere, se non il presidente? Questa non mi sembra un'apertura. Nulla di personale con te, credimi. Ma la verità è che hai distrutto il progetto...».
All' ora di cena, quando sui terminali delle agenzie di stampa s' avanza la tesi del disgelo tra i due litiganti, nel bunker di Conte continua a tirare la stessa aria degli ultimi tre giorni. Che sia una tattica o una strategia, che sia un bluff o meno, l' atmosfera è quella della rottura. La cerchia ristretta dell' ex premier ha chiuso i contatti con il mondo fuori. E quello che filtra dai messaggini che partono dai fedelissimi di Grillo e raggiungono il gruppetto degli ambasciatori si può riassumere in tre parole: «Le distanze rimangono».
Formalmente, anche se i colpi di scena sull' annullamento della conferenza di addio adesso sarebbero molto meno che clamorosi rispetto all' altroieri, il punto stampa dell' avvocato rimane virtualmente programmato per oggi pomeriggio.
Anche se i dettagli logistici sono tutti da definire.
La domenica di Conte si apre come si aprono tutte le giornate che sembrano interlocutorie, quelle della quiete prima della tempesta. L' avvocato si muove come un ciclista su pista che sceglie la tecnica del surplace: rimane fermo, immobile, in attesa di sorprendere l' avversario, che magari su muove per primo. E infatti la prima mossa la fa Grillo. All' ora di pranzo, lo smartphone dell' ex presidente del Consiglio si illumina.
beppe grillo giuseppe conte luigi di maio
Mittente memorizzato in rubrica «B.G.», il messaggio recita: «Possiamo sentirci?».
La telefonata, istruita dai tanti che lavorano all' armistizio, Di Maio in testa, parte bene ma finisce male. La partenza buona è quella in cui i due contendenti chiariscono che nella disputa non c' è nulla «di personale». Quella negativa, per il futuro prossimo dei Cinque Stelle, è nelle «aperture» del garante che per l' ex premier non lo sono affatto. E in quel messaggio finale espresso dalla viva voce di Conte, di cui anche il destinatario parlerà con i suoi: «Beppe, la verità è che hai distrutto il progetto...».
beppe grillo davide casaleggio giuseppe conte 3
A poche ore dalla possibilità di dire addio all' offerta di guidare i Cinque Stelle, Conte non ritiene di avere l' agibilità politica necessaria per accettare l'incarico; non crede nemmeno che la marcia di avvicinamento al varo della nuova nave M5S sia sinonimo - eufemismi a raffica - di una navigazione serena. Le aperture proposte da Grillo nella telefonata di ieri vengono considerate non tanto insufficienti, quanto calibrate su temi di poco conto, come per l' appunto la scelta dei vicepresidenti. Il resto delle valutazioni sarà affidato a una lunga notte e a una mattinata che si annuncia complicata.
Alle dieci di sera, l' unico lavoro autorizzato dall' avvocato è quello della ricerca di un posto in cui tenere la conferenza stampa di oggi. I punti su cui insistere, nel caso si arrivasse per davvero alla resa dei conti, sono fin troppo definiti.
GIUSEPPE CONTE INCONTRA BEPPE GRILLO
«Nulla di personale», «non ho l'agibilità politica», «grazie per avermi contattato» e quindi tanti saluti. Per arrestare la girandola impazzita di un progetto che rischia di finire nel cestino prima ancora che la sua leadership veda la luce, insomma, c'è sempre meno tempo.
L'ultimo giro di giostra era iniziato prima del fine settimana, con l' avvocato che pretendeva dal garante un messaggio pubblico in cui si rimangiava la sostanziale «diarchia» disegnata giovedì sera all' assemblea dei parlamentari. Poi c'è stata la telefonata di ieri, un messaggio privato ma senza le aperture chieste da Conte. Rimane lo spazio di una mattina per tentare di rimettere il treno sui binari. E quella mattina è arrivata.