E.Bu. per il "Corriere della Sera"
Nelle chat dei parlamentari ieri, dopo l'ordinanza del tribunale di Napoli, forse è stato il nome più evocato, insieme a Beppe Grillo e Giuseppe Conte. Lui, Vito Crimi, ex reggente Cinque Stelle all'epoca della votazione sul nuovo statuto (la cui validità è stata sospesa dai magistrati) ha deciso insieme al presidente M5S e ai legali le mosse da fare. Si dice «tranquillo» dopo una giornata comunque convulsa e di sicuro inattesa dai vertici. Crimi derubrica la decisione del tribunale: «Si tratta di motivazioni risibili», dice al Corriere. E sostiene: «L'8 marzo è fissata l'udienza per le conclusioni nel merito. Dopo 8 mesi dal voto non ci aspettavamo una sospensiva a un mese dal merito».
Crimi non ci sta. Sostiene che il Movimento abbia seguito tutte le regole. E parla di un precedente: «Anche alla modifica statutaria del febbraio 2020 non hanno votato gli iscritti da meno di 6 mesi, sulla base di un regolamento del Comitato di garanzia che disciplina le limitazioni della partecipazione alle assemblee, quindi la contestazione mi sembra assurda».
Ma il lato tecnico della vicenda, secondo il senatore Cinque Stelle non intacca la direzione politica che hanno preso i pentastellati. «Penso che non siano questioni burocratiche a mettere in dubbio la leadership di Conte», afferma Crimi, che è convinto che «se i nuovi iscritti avessero votato si sarebbero espressi in massa per la nuova guida di Conte». Certo, il Movimento tenta la prova di forza con una nuova votazione per integrare chi è rimasto fuori dalla consultazione della scorsa estate. «Vogliamo aderire a questa richiesta e viene meno così il motivo della sospensiva».
C'è chi ha ipotizzato anche un suo ruolo provvisorio da guida M5S, anche se appare molto difficile dato che il comitato di garanzia di cui Crimi faceva parte si è dimesso e che ora ci sono altre persone (la cui elezione è incompatibile con il vecchio statuto) in quel ruolo. Crimi non si tira indietro. «Io mi sono messo a disposizione - dice -. Se serve il mio supporto in quanto reggente all'epoca dei fatti io ci sono, se invece tocca a Grillo, lo farà».
Il garante è solo evocato, come se altre soluzioni - che potrebbero creare forti problemi all'assetto contiano - non fossero nemmeno contemplabili. Un esempio? L'elezione dei cinque membri del comitato direttivo previsto dal precedente statuto come guida dei Cinque Stelle. «Il comitato direttivo non esiste proprio - dice Crimi -, i nostri iscritti ci manderebbero a quel paese».
Una presa di posizione netta che fa il paio con le tensioni interne tra contiani e dimaiani. L'ex reggente non cita mai l'ex capo politico. Ma il malumore, in una giornata che potrebbe rimettere in discussione gli assetti interni, rimane: «In questo momento bisogna lavorare per il futuro del Movimento. Oggi una voce parlava per il M5S e altre voci lavoravano per altro». Con una situazione interna ancora rovente i vertici contiani - Crimi in primis - sanno che è necessario chiudere in tempi rapidi una situazione destabilizzante come quella che si è aperta ieri dopo la decisione del tribunale.