Estratto dell'articolo di Alberto Simoni per la Stampa
Yevgeniy Prigozhin e Vladimir Putin
Dietro le parole, però, a Washington si moltiplicano analisi e riflessioni sulle conseguenze delle mosse dello chef di Putin, al secolo Prigozhin, padre padrone della compagnia di mercenari della Wagner.
Sin dall’avvio del conflitto in Ucraina nel febbraio del 2022, l’Amministrazione Biden ha evitato di dare l’idea di voler un cambio della guardia a Mosca e quando Biden a Varsavia nel marzo del 2022 disse che «Putin se ne deve andare», fu ben presto smentito dai solerti funzionari Usa che precisarono che il cambio di regime non è la dottrina americana.
Negli ambienti diplomatici Usa, infatti, l’idea predominante è che con Putin bisognerà prima o poi trattare – e farlo mettendo Zelensky in posizione di forza è lo spirito del sostegno alla controffensiva ucraina – ma una Russia senza Zar Vladimir sarebbe oggi difficile da decifrare e persino più pericolosa. Non è un caso che nelle valutazioni dell’intelligence vi sia chi ricorda che cambiare regime significa essenzialmente due cose: il caos in primo grado e in secondo il rischio di precipitare ancora di più in una spirale nazionalistica.
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È in questo schema quindi che Putin resta per gli americani imprescindibile almeno a breve termine. Una Russia in preda al caos innescherebbe diverse reazioni. Il silenzio della Cina è letto, almeno in principio, negli Usa come quello di attesa. Ma non è detto che Mosca con nuovi condottieri o squassata dalle lotte di potere possa giovare agli interessi cinesi. Pechino però potrebbe anche approfittare di questo caos, nella notte infatti otto navi da guerra hanno attraversato lo Stretto di Taiwan.
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Le mosse della Wagner – milizia nota già dalle prime azioni in Crimea nel 2014 – sono sotto osservazione da tempo e Washington ha preso contromisure. Anzitutto designando – gennaio 2023 – Wagner come una «organizzazione criminale transnazionale», e così sanzionandola. I dissapori fra vertici dell’esercito e Prigozhin sono noti da tempo all’intelligence Usa che in novembre aveva segnalato come dalla Nord Corea arrivavano armi direttamente a Wagner ma non ai russi. Quindi aveva espresso i timori per il ruolo accresciuto dei miliziani, arrivati a ricoprire ruoli al centro dello scacchiere bellico russo preminenti e superiori a quelli dei soldati regolari. John Kirby portavoce del Consiglio per la Sicurezza nazionale aveva sintetizzato in un briefing in gennaio che Wagner «era un nuovo centro di potere».
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