Michele Serra per "la Repubblica"
Più che alle saghe fantasy e ai voli alati, il buffo marchio Atreju fa pensare, in bocca romana, a un richiamo da vicolo: "' a Treiuuu, ma 'ndo stai?".
Che Enrico Letta abbia sbagliato ad andarci, sia pure con una presumibile intenzione di fair-play politico, è confermato dalla stessa padrona di casa: appena il tempo di smontare il palco e riporre il sor Atreju in magazzino fino al prossimo meeting, ed ecco che, per Meloni, l'ex gradito ospite Letta diventa «procacciatore di interessi del governo francese», «Casalino di Macron» e insomma servo dello straniero e traditore della patria. Mentre la patria stessa agogna, con Meloni, a portare al Quirinale un patriota vero: per esempio Berlusconi, tutt' altro che un candidato di bandiera.
SILVIO BERLUSCONI GIORGIA MELONI
Che cosa intenda Meloni per «patriota» è facile da capire: intende nemico dell'Europa e amico suo. Ma sentire applicare l'etichetta di «patriota» a Berlusconi, in costante conflitto con le leggi italiane, con la sua appiccicosa storia d'affari e di rapporti con figuri mafiosi, e soprattutto con la sua ineguagliata capacità di spaccare il Paese in due metà inconciliabili (solo il Mascellone seppe fare di peggio) è veramente troppo.
GIORGIA MELONI SILVIO BERLUSCONI
L'uomo che voleva nominare Cesare Previti ministro della Giustizia, stoppato in extremis da quel galantuomo di Scalfaro (lui sì, un patriota), se salisse al Quirinale presiederebbe il Consiglio Superiore della Magistratura. Basta questo, ed è tutt' altro che un dettaglio, a rendere assurdo, e anche offensivo, ogni appoggio, patriottico o meno, alla candidatura di Berlusconi. A' Treiu, ma che stai a ddi'?