Estratto dell'articolo di Domenico Quirico per "La Stampa"
Concedere armi in cambio di esseri umani molesti, irrobustire l’arsenale, già sufficientemente micidiale, di “amici’’ molto discutibili purché accettino di far sparire dagli occhi degli elettori un problema che ha voce cuore e gambe, ovvero immigrati sgraditi, impopolari, onerosi, inutili: non vi pare che siamo di fronte, come altre ahimè innumerevoli volte, a un classico esempio di banale, cinica, abitudinaria “realpolitik’’?
La missione di molti politici di Occidente, anche genuinamente democratici, progressisti, “buoni’’, su certi temi come corsa agli armamenti e migrazioni sembra diventata quella di portare a buon fine la bugia che incarnano.
Calma, mani avanti! Può darsi che in questo caso resti solo una trattativa che non va a termine, una tentazione sepolta in parti di dossier orfani delle necessarie firme ma… A Istanbul il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha incontrato ieri Erdogan. Il solito commercio reciproco di cortesie e di lusinghe. Zig zag di demolatrie e androlatrie verbali e di incantamenti e traviamenti concreti che da decenni scandiscono il rapporto dell’Europa con il sultano. […]
In realtà matura proprio nel sottosuolo di questi vertici “banali’’ la vegetazione di molti disastri. Anche a Berlino le destre xenofobe avanzano, far vedere che si respinge a tutto vapore è diventata una idea fissa. Chi potrebbe venire utile per questa emergenza? Sempre lui, mefistofele tentatore dai tempi in cui Merkel regnava sull’Europa e il cui potere sembra fatto apposta per scombinare le classificazioni di Aristotele e di Max Weber.
Perché c’è qualcosa da scambiare, un boccone ghiotto e pervasivo. Erdogan vuole quaranta aerei da combattimento prodotti da un consorzio di cui fa parte, oltre a Germania, Spagna e Italia, anche la Gran Bretagna. Valore quasi sei miliardi di dollari. A bloccare finora il contratto a cui mancano soltanto i seggiolini “made in England” su cui dovrebbero accomodarsi i piloti turchi per dar la caccia ai curdi, è il veto proprio di alcuni partiti della infreddolita coalizione al potere in Germania. […]
La gran nidiata di quaranta micidiali “Eurofighter’’ turchi sarebbe ratificata dalla climatologia bellicista in cui viviamo in un amen soddisfatto. Ma il governo tedesco sembra intenda ricavare dal suo indispensabile sì un lucro emergente, collegarlo cioè a un altro dossier che sta molto a cuore.
Ovvero ottenere che la Turchia consenta al rimpatrio di quindicimila migranti turchi che negli ultimi anni sono entrati in Germania presentando motivazioni umanitarie e politiche.
Dell’uso dei fuggiaschi Erdogan, come si sa, è maestro. Ai tempi della grande fuga dalla Siria in fiamme si fece pagare profumatamente il ruolo di diga preventiva alla “invasione’’ dell’Europa. Una idea che ha fatto scuola e è stata riproposta in versioni leggermente criminali, ovvero appaltando il business a canagliumi che si erano sostituiti a Stati defunti.
La pratica degli aerei è a buon punto, si è annunciato ieri. Senza andare oltre il dettaglio dei britannici seggiolini. Si spera non sia un messaggio furbamente equivoco per preparare il baratto. Resta da riflettere sul fatto che le “superiori necessità’’ nelle relazioni internazionali ormai le applichiamo con pignoleria legalitaria e una indifferenza etica cavillosa e quasi maniaca. La grammatica dell’«in fondo conviene fare così…» è ormai sillabata anche da persone che credevamo avessero altre abitudini grammaticali.