LE REGIONI BATTONO CASSA: HANNO I CONTI SFONDATI PER LE SPESE SANITARIE A CAUSA DEL COVID E CHIEDONO 2 MILIARDI - TEMONO BILANCI IN DEFICIT E, IN ASSENZA DI FONDI AGGIUNTIVI, QUELLE CHE NON POTRANNO SANARE IL DISAVANZO RISCHIANO IL COMMISSARIAMENTO - TRA LE CONSEGUENZE PIU' PESANTI C'E' IL BLOCCO DELLE ASSUNZIONI - RESTANO MENO DI DUE MESI ALLE CAMERE (DAL 10 NOVEMBRE AL 31 DICEMBRE) PER DISCUTERE E APPROVARE LA MANOVRA…

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Luca Monticelli per "la Stampa"

 

marsilio marsilio

È già iniziato il conto alla rovescia: 50 giorni per la manovra. Anche il governo Draghi ha presentato la legge di bilancio in ritardo, restringendo così l'esame del Parlamento. Il testo della finanziaria approvato il 28 ottobre scorso, infatti, non è ancora stato trasmesso al Senato. L'obiettivo dell'esecutivo è quello di chiudere le questioni aperte tra oggi e domani e inviare l'articolato a Palazzo Madama massimo entro mercoledì.

 

Restano dunque meno di due mesi alle Camere (dal 10 novembre al 31 dicembre) per discutere e approvare la manovra. Ieri giornata di lavoro al ministero dell'Economia, riunioni e incontri proprio per sciogliere gli ultimi nodi. Tra i dossier da risolvere, è scoppiata la grana delle risorse da girare alle regioni per coprire le spese sanitarie del 2021 legate al Covid. I governatori lamentano un buco di 2 miliardi.

 

daniele franco mario draghi conferenza stampa sulla manovra daniele franco mario draghi conferenza stampa sulla manovra

Diverse regioni temono bilanci in deficit. In assenza di fondi aggiuntivi, quelle che non potranno sanare il disavanzo rischiano il commissariamento e, tra le conseguenze, il blocco delle assunzioni. «Finora le interlocuzioni con il governo non hanno dato gli esiti sperati e non c'è ancora una soluzione», dice il presidente della regione Abruzzo, Marco Marsilio. Sul tavolo c'è la possibilità di stanziare subito una parte dei fondi e avere a disposizione il resto nel corso del 2022. Secondo Marsilio nella finanziaria sono stati previsti 2 miliardi, rispetto ai 4 che servono per evitare i conti in rosso.

 

«Dopo due anni di pandemia l'incremento strutturale per affrontare i maggiori costi dovuti all'emergenza non c'è stato. Abbiamo avuto più fondi solo per coprire il 2019 e il 2020, oggi ci viene risposto che manca la possibilità di ulteriori stanziamenti». A differenza della bozza approdata a Palazzo Chigi, la manovra arriverà in Parlamento con dei correttivi sui bonus edilizi e su Opzione donna.

ecobonus ristrutturazioni ecobonus ristrutturazioni

 

Il pressing della maggioranza e delle imprese dovrebbe confermare fino al 2024 la cessione del credito e lo sconto in fattura per il sismabonus, l'ecobonus e il bonus facciate, mentre inizialmente il Tesoro aveva pensato di tenere in piedi l'agevolazione sul pagamento delle ristrutturazioni solo per il Superbonus al 110%. Una marcia indietro obbligata, perché l'esecutivo ha capito che in commissione Bilancio sarebbe andato sotto. Stesso discorso per Opzione Donna, la pensione anticipata per le lavoratrici in possesso di almeno 35 anni di contributi.

 

L'accesso elevato di due anni nella bozza - 60 anni di età anagrafica per le dipendenti e 61 per le autonome - tornerà al requisito attuale: 58 e 59 anni. Ovviamente tutte queste modifiche implicano nuove coperture da trovare, esercizio non banale in un quadro di stabilità dei saldi. Mentre i 5 stelle insistono sul ripristino del cashback, c'è un'altra partita che agita i partiti: come ripartire il taglio di 8 miliardi delle tasse.

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Centrodestra e Italia viva puntano sul superamento immediato dell'Irap, il Pd spinge su un alleggerimento del carico sulla busta paga dei lavoratori. Quanto alle richieste delle imprese, per il Pd la via maestra per riequilibrare l'aumento fiscale dovuto agli ammortizzatori sociali è la cancellazione dei contributi per gli assegni familiari pagati dalle aziende. Matteo Salvini annuncia emendamenti per tagliare gli sprechi del sussidio e destinarli a due obiettivi: «Taglio delle tasse sulle bollette di luce e gas, aumento del bonus per genitori separati e divorziati che dopo il Covid non riescono a pagare l'assegno di mantenimento a figli o ex coniugi».

 

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