Portineria Romana per Dagospia
Smantellata. Pezzo per pezzo. L’Anci presieduta dal renziano doc Antonio Decaro, primo cittadino di Bari, ha deciso di rinunciare alla sua cosiddetta tecnostruttura ovvero quella società per azioni, Ancitel, che fino a meno di 10 anni era una sorta di gallina dalle uova d’oro. Un giocattolino a disposizione dell’associazione dei sindaci che per anni è stato assai utile e anche, vale la pena ricordarlo, fucina di progetti non irrilevanti su scala nazionale, dalla carta di identità elettronica al sistema che consente di pagare le multe automobilistiche nei bar e nelle tabaccherie.
Insomma, un carrozzone pubblico, ma tutto sommato efficiente. Adesso, invece, sia per discutibili scelte manageriali sia per una serie di cavilli normativi, il giro d’affari di Ancitel, nata una trentina di anni fa, si è assai ridotto: sfiorava i 30 milioni di euro, è sceso sotto la soglia dei 10 milioni negli ultimi anni. Fatto sta che a farne le spese, come spesso accade in certi casi, sono i dipendenti. Presi a calci nel sedere da un gruppo di dirigenti pubblici che, quando si tratta di masticare politica, promette a gran voce di tutelare l’occupazione e creare nuovi posti di lavoro.
Ed è lo stesso gruppo dirigente che, invece, se si tratta di archiviare pratiche divenute rognose, non guarda in faccia nessuno. Con buona pace dei valori sociali branditi dalla sinistra. Ma Ancitel non è mai stata una cassa a disposizione di una sola parte visto che cariche e consulenze sono state distribuite a tutto l'arco parlamentare, che manco il manuale Cencelli.
Per dire: la poltrona di presidente, a lungo, è stata occupata da Osvaldo Napoli, che è tornato a sedere in Parlamento con la casacca di Forza Italia. Napoli, fermo ai box parlamentari per la legislatura 2013-2018, ebbe molto a che fare con la carica di presidente Ancitel: raccontano di un certo attivismo sul fronte degli affari internazionali, al punto che seguiva il management nelle missioni estere spesso accompagnato da un nutrito gruppo di assistenti e interpreti.
Tempi andati e casse piene. La crisi aziendale ha portato ad altro. E la decisione di chiudere bottega l’ha presa Decaro che sulla tolda di comando dell’Anci era arrivato su indicazione dell’ex presidente del consiglio, Matteo Renzi. L’atto formale e drammatico si è consumato lo scorso 12 settembre quando i soci di Ancitel (Anci ha il 57%, il resto è sparpagliato tra Istat, Formez, Aci e Tim) hanno deliberato lo scioglimento. Ma la discesa era cominciata, come accennato, 7-8 anni fa.
Dal 2012 in poi si sono succeduti, troppo rapidamente, quattro amministratori delegati e sono stati tentati ingressi nell’azionariato di soggetti privati. È in quel periodo che comincia un lento, silenzioso smantellamento: alcune attività cedute ad altri (Invitalia), altre ricondotte in Anci. Tutto questo con tagli agli stipendi fino a un terzo e stabilità occupazionale addio. I dipendenti erano più di 200, ora i 50 rimasti non dormono sonni tranquilli.
I sindacati se la sono presa con la casa madre: «Mentre l’Anci continua a elargire lauti stipendi e a erogare sostanziosi premi ai propri quadri e dirigenti, i lavoratori Ancitel continuano a non avere alcuna certezza sulla conservazione del loro posto di lavoro e per essi, nella migliore delle ipotesi, si prepara un attacco alle retribuzioni» si legge in una nota unitaria Fim-Cisl, Fiom-Cgil e Uilm. Le organizzazioni sindacali hanno già messo a punto una succosa lista di stipendi elargiti in tutta la galassia Anci: i beneficiari si beccano, tra emolumenti base e premi non si capisce per cosa, anche più di 250.000 euro l’anno. Nell’elenco ci sono ex direttori Anci, ex sottosegretari, ex amministratori delegati della stessa Ancitel.
Difficile dipanare la matassa e sciogliere i nodi. Il management è disorientato: in passato non sono bastati i consigli (non gratuiti) dei cervelloni di Kpmg, mentre si sono rivelate destabilizzanti altre vicende, tra cui alcune indagini che hanno portato la Guardia di finanza, pochi mesi fa, a perquisire la sede ufficiale e a sequestrare gli hard disk. Sono pieni di segreti? Lì dentro, si sussurra, c’è la risposta a tanti quesiti.