(ANSA) - George W. Bush ha deciso, ancora una volta, che non darà il suo sostegno a Donald Trump ma neanche a Kamala Harris alle elezioni di novembre. Lo annuncia il suo ufficio a Nbc news precisando "il presidente si è ritirato dalla politica tanti anni fa". Neppure nel 2020 l'ex presidente si era schierato per il tycoon rivelando poi di aver scritto nella scheda il nome della sua segretaria di Stato Condoleeza Rice. (ANSA).
CHENEY, ANIMA NERA DELLE ARMI, STA CON KAMALA
Articolo di Roberto Festa per “il Fatto quotidiano” - Estratti
Darth Vader. Così i democratici chiamavano Dick Cheney negli anni della “war on terror”. L’anima nera di Star Wars sembrava la figura perfetta per definire il vice di George W. Bush, colui che è stato considerato il vero architetto delle guerre in Afghanistan e Iraq, il politico che ha utilizzato cinicamente le idee di democrazia e libertà per promuovere gli interessi del complesso militare-industriale Usa.
Oggi Cheney è passato dall’altra parte. Spiega che “nei 248 anni della nostra storia nazionale, non c’è mai stato una minaccia più grande per la nostra repubblica che Donald Trump”. Accusando il candidato repubblicano di aver utilizzato “menzogne e violenza” per ribaltare l’esito delle presidenziali 2020, Cheney annuncia che voterà per Kamala Harris. “Il nostro compito è privilegiare il Paese, non l’appartenenza politica” spiega, giustificando così una scelta che appare scioccante.
Uno dei conservatori più duri e puri degli ultimi decenni decide di sostenere la candidata che per molti repubblicani resta una “pericolosa radicale”. L’annuncio di Dick Cheney è arrivato poche ore dopo quello della figlia Liz, altra conservatrice intemerata, altra futura elettrice di Harris. Deputata del Wyoming fino al 2023, caduta in disgrazia tra i repubblicani per aver accusato Trump di tentato colpo di stato, Liz Cheney racconta che voterà democratico perché un ritorno del tycoon alla Casa Bianca sarebbe una “catastrofe irrimediabile”. Cheney usa parole forti. Trump e il suo vice J.D. Vance sarebbero, a suo giudizio, “due maiali misogini”.
I Cheney sono solo l’avanguardia di un gruppo folto di repubblicani che ha deciso di appoggiare la democratica. Tra questi c’è l’ex deputato dell’Illinois, Adam Kinzinger. C’è John Giles, sindaco di Mesa, terza città dell’Arizona.
C’è Stephanie Grisham, ex addetta stampa di Trump. Altri hanno scelto di non votare Trump, senza però annunciare il loro sostegno a Harris. La lista dei “non allineati” è lunga. Ci sono l’ex presidente George W. Bush, l’ex vice di Trump, Mike Pence, i senatori Mitt Romney, Susan Collins, Lisa Murkowski, il governatore del Maryland, Larry Hogan.
comizio di donald trump dentro una gabbia anti proiettile
Trump ha un nome per tutti: RINO, republicans just in name, repubblicani solo di nome, traditori della causa conservatrice. L’ex presidente si dimostra particolarmente sprezzante proprio nei confronti di Dick Cheney, che definisce “irrilevante” e che irride per non aver saputo tirare fuori di galera Lewis “Scooter” Libby. “Sono stato io a Perdonare Libby”, tuona Trump su Truth Social, rievocando la vicenda di uno dei più stretti collaboratori di Cheney, Libby appunto, condannato a trenta mesi di prigione per aver rivelato l’identità di un’agente della Cia e “perdonato” da Trump nel 2018.
(...) Difficile dire quanti voti repubblicani Cheney e gli altri “RINO” sottrarranno. Secondo un sondaggio YouGov, circa il 9% dei repubblicani è pronto ad abbandonare Trump. Se fosse così, il vecchio vicepresidente non potrà essere chiamato, ancora un volta, “irrilevante”.
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