1. MEDICI, 'LE CONDIZIONI DI FICO STABILIZZATE MA ANCORA GRAVI'
(ANSA) - Le condizioni del primo ministro slovacco Robert Fico sono stabilizzate dal punto di vista medico ma sono ancora gravi: lo ha confermato nel pomeriggio la direttrice dell'ospedale Roosevelt, Miriam Lapuníková, come riporta Aktuality. Secondo le informazioni ufficiali può comunicare e finora è stato sottoposto a una sola operazione.
2. L’AUTOCRATE PUTINIANO ACCUSATO DI ’NDRANGHETA DA SEMPRE IN GUERRA CON GIORNALISTI E GIUDICI
Estratto dell’articolo di Tonia Mastrobuoni per “la Repubblica”
attentato a robert fico arrestato l'aggressore
Robert Fico è l’uomo dei primati. È il primo leader “rossobruno” ad aver agguantato lo scettro da premier in Europa. In sostanza, è il primo ex comunista ad aver (ri)conquistato il potere scippando le bandiere della destra, diventando ferocemente nazionalista, xenofobo, complottista, omofobo e No Vax.
Il camaleontico padre padrone della Slovacchia ha vinto la sfida elettorale 2023 al grido di «vogliamo la pace in Ucraina». E come tanti pacifisti putiniani ha proposto di abbandonare Zelensky al suo destino. […]
Grande ammiratore di Vladimir Putin, cui ha chiesto anche una mano in campagna elettorale secondo un’inchiesta di VSquare , Fico ha promesso che se ne infischierà del mandato d’arresto internazionale e ha giurato solennemente che non arresterà «mai» lo Zar se metterà piede in Slovacchia.
Altro primato triste, il leader populista è stato il primo premier in Europa su cui si è allungata l’ombra della ’Ndrangheta: sei anni fa è stato costretto a dimettersi a furor di popolo dopo l’omicidio di un giovane giornalista d’inchiesta, Jan Kuciak, che indagava sui legami tra l’entourage del primo ministro e le ndrine .
Dipinto spesso come un Viktor Orbán in Do minore, il giurista dalla faccia eternamente imbronciata è nato sessanta’anni fa a Topolcani ed è forse il più opportunista e il più sanguigno degli autocrati dell’Est che hanno sfidato in questi anni l’Europa. Il copycat del tiranno magiaro è soprannominato “Red Bullo” per i modi spicci e l’insulto facile: all’ex presidente europeista Zuzana Caputova aveva dedicato un «cagna» e «marionetta di Soros». E lei, afflitta da una campagna d’odio senza freni e da minacce di morte, ha deciso quest’anno di gettare la spugna e non ricandidarsi più — soprattutto per tutelare la famiglia.
Poche settimane fa gli slovacchi hanno eletto dunque presidente un sodale di Fico, Peter Pellegrini, leader di Hlas. E la morsa autoritaria del premier rischia di subire ora un’accelerazione ulteriore.
juraj cintula in una foto pubblicata da slovenski branci
In questi decenni il pluri premier slovacco ha dimostrato di non essere meno scaltro del tiranno ungherese. Intorno a sé non ha riunito una corte di boiardi arricchiti […] ma comunque una vera e propria banda criminale, secondo le procure slovacche. E da quando è tornato al potere, non a caso, ha chiuso d’imperio l’autorità anticorruzione che indagava, tra l’altro, su casi che riguardavano il suo partito.
[…] Sempre su modello di Orbán e Kaczynski, il leader slovacco sta cercando con un colpo di spugna di liberarsi del pluralismo e del giornalismo indipendente. A fine aprile ha presentato una legge che ha l’obiettivo di smantellare l’emittente radiotelevisiva pubblica Rtvs per sostituirla con una rete totalmente controllata dalla coalizione di governo.
Una mossa-fotocopia delle misure intraprese quattordici anni fa da Budapest e nove anni fa da Varsavia e che ha trasformato l’informazione pubblica ungherese e polacca in un totale megafono del regime. E sempre ad aprile, Fico ha minacciato una legge […] che impone alle Ong che ricevano più di 5000 euro al mese di rivelare le loro fonti di finanziamento. Un modo per intimidirle e stigmatizzarle. […]
3. POPULISTA E DIVISIVO, IL LEADER FILORUSSO CHE HA RESISTITO A SCANDALI E SCONFITTE
Estratto dell’articolo di Alessandra Muglia per il “Corriere della Sera”
[…] «In realtà il Paese già al tempo delle proteste per Kuciak era spaccato in due grandi tribù: quelli che credono nella democrazia liberale, nella libertà e nelle istituzioni democratiche sono scesi in piazza a chiedere una nuova classe politica, mentre sono rimasti a casa i fan dell’uomo forte che considerano Kuciak soltanto un fallimento del sistema, un problema personale di Fico e non per il Paese» ci dice Peter Bárdy, direttore di Aktuality e autore di «Fico – Ossessionato dal potere».
SLOVACCHIA - GIORNALISTI DELLA TV PUBBLICA VESTITI DI NERO PER PROTESTA CONTRO IL GOVERNO DI ROBERT FICO
È la storia del politico più influente e controverso della storia moderna della Slovacchia: diventato parlamentare appena ventottenne nel 1992, tra le fila del partito di sinistra nato dalle ceneri del partito comunista, poi fondatore di Smer, partito socialdemocratico aderente alla gruppo S&D di Bruxelles (imbarazzando i socialisti l’Europa), è stato eletto tre volte premier nel 2006, nel 2012 e nel 2016. L’ultimo mandato interrotto sotto le pressioni della piazza e dei giudici.
Le ragioni della sua rinascita si inseriscono nella sua audace parabola politica: da comunista dell’era sovietica al populista di oggi che cerca alleanze nell’estrema destra.
«In realtà Fico non è mai cambiato, è sempre stato uomo pragmatico, cinico, assetato di potere — racconta Bárdy —. È un uomo dalle mille facce, una per ogni occasione. In passato si è mostrato filo europeo e il minuto dopo contro l’Europa. Dopo l’invasione della Crimea, nel 2014, per esempio, il suo ministro degli Esteri votò a Bruxelles a favore delle sanzioni contro la Russia mentre in Slovacchia lui ripeteva che le sanzioni non funzionano: «Ha fatto la doppia faccia in tutta la sua carriera. È stata la sua cinica strategia per restare al potere».
[…] «Dopo l’uccisione di Kuciak gli è stato chiaro che i suoi elettori non sono liberali, social democratici, ma gli arrabbiati e i frustrati anti sistema, e ora al governo è diventato un piccolo Orbán».
Il mese scorso ha sollevato un polverone la sua riforma della radiotelevisione pubblica, avversata anche da Reporter sans frontières come tentativo di imbavagliare i media pubblici. Su pressione di Bruxelles e della piazza il suo governo è stato invece costretto a fare marcia indietro sulle sue controverse proposte di riforma del codice penale.
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