1. EMILIA, SPESE FOLLI PER CENE E SEX TOYS
Luigi Spezia per “la Repubblica”
Dai fiori per i funerali (dei colleghi) alle spese nei sexy shop (per sé o per chi sa chi). Esce di tutto dal vaso di Pandora delle “spese pazze” dell’Emilia- Romagna, forse tra le ultime a vedere conclusa un’inchiesta simile a quelle di molte altre Regioni, ma caratterizzata da una ricostruzione analitico- ragionieristica di 35 mila scontrini, presentati a rimborso tra il 2010 e il 2011.
Per i revisori dei conti e i funzionari regionali era tutto a posto, per l’inchiesta dei pm Morena Plazzi e Antonella Scandellari, quasi nulla. Sono 41 i consiglieri di tutti i gruppi politici sui 50 eletti nel 2010 ad aver ricevuto l’avviso di fine indagine e sono di due milioni 87 mila euro le spese contestate come peculato.
Tutti gli indagati avranno tempo per cercare di spiegare se erano spese strettamente necessarie a svolgere il loro ruolo di rappresentanti delle istituzioni, ma alla fine tutto passerà anche alla Corte dei conti che già è in conflitto con la Regione, alla Corte Costituzionale - sulle spese del 2013.
Le elezioni regionali sono alle porte, tra due settimane si vota. Il candidato presidente del Pd, Stefano Bonaccini, dopo aver chiarito le proprie spese si avvia verso l’archiviazione, ma cinque consiglieri indagati (due del Pd) si ricandidano e sostengono le sue liste.
È proprio il Pd il gruppo consiliare più colpito dall’inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto Valter Giovannini (che replica «abbiamo rispettato i tempi» a chi si lamenta per i provvedimenti nell’imminenza delle elezioni).
Il Pd conta18 indagati - compreso l’ex presidente dell’Assemblea Matteo Richetti - per 940 mila euro di spese, quasi la metà del totale. Clamorose le cene in ristoranti di lusso dell’ex capogruppo Marco Monari, scoperto anche in un hotel a Venezia. Fatti a cui si aggiunge ora la stravaganza dei 70 euro spesi, secondo l’accusa, in un sexy shop dalla consigliera socialista del gruppo Pd Rita Moriconi.
C’è poi Thomas Casadei, al quale la procura aveva già contestato i 50 centesimi per l’uso dei bagni negli autogrill, accusato di aver fatto pagare alla Regione le spese di albergo a Modena, dove si recava da Forlì per poi il giorno dopo andare a insegnare all’Università.
Nel Pdl sono indagati 11 consiglieri su 11 (anche qui cinque si ricandidano) per spese che sono un quinto di quelle del Pd: 205 mila euro. Molte cene con decine di commensali (l’ex capogruppo Luigi Villani ha speso da solo 43 mila euro) e feste elettorali. Matteo Riva, gruppo misto, ha coinvolto anche la segretaria in un viaggio a Lampedusa, per un convegno che, se si è svolto, secondo i pm c’entrava ben poco con l’Emilia-Romagna.
È dell’Idv la spesa pro-capite più alta: 423 mila euro in due, anche per le auto a noleggio per far arrivare a convegni di partito il sindaco di Napoli Luigi De Magistris o Marco Travaglio, ospiti inconsapevoli. Molti sono amareggiati. Come Gabriella Meo di Sel: «Mi hanno contestato viaggi di seconda classe e i fiori che ho mandato per la morte dell’etologo Giorgio Celli».
2. MAI COMPRATO GADGET EROTICI. PERCHÉ CHIEDETE A ME?
Luigi Spezia per “la Repubblica”
«Io avrei comprato un sex toy? Neanche per sogno, sono una persona seria e non ho mai messo piede in un sexy shop». Tra cene e viaggi, consulenze e regali, è spuntato anche un oggetto acquistato al sexy shop del valore fra i settanta e gli ottanta euro. Che cosa di preciso sia stato acquistato questo nessuno lo sa, tranne ovviamente l’acquirente, ma lo scontrino guardato e riguardato dalla Finanza non sembra lasciare dubbi: proviene dalla cassa di un negozio a luci rosse.
Non è un reato fare un acquisto del genere, ma lo diventa ovviamente se il relativo scontrino finisce nel mucchio di quelli che un consigliere regionale presenta per essere rimborsato. Dopo aver scoperto che lo scontrino non appartiene ad un consigliere uomo, ma ad una donna, il cerchio si è stretto alle sei indagate in questa inchiesta e alla fine il nome uscito è quello di Rita Moriconi, 40 anni, reggiana, socialista eletta nel listino Pd.
Signora Moriconi, risulta che lei abbia fatto un acquisto in un sexy shop, come lo giustifica?
«A me dispiace deludervi, ma non so di cosa stiate parlando. Io sono una persona perbene, ho famiglia, faccio il mio lavoro politico e negli atti che ho in mano, che mi hanno notificato, questa spesa non c’è né ci può essere».
Però a noi risulta che sia proprio così.
«No guardi, ho l’elenco delle contestazioni sotto gli occhi. Sostengono che abbia fatto spese irregolari, ma riguardanti le solite cose cointestate a tutti i consiglieri, come viaggi non bene motivati. Di sexy shop non c’è nessuna traccia ».
Ma come si spiega che sia uscito proprio il suo nome per quello scontrino?
«Ripeto solo che non ho mai messo piede in vita mia in un sexy shop, sono una persona seria e lo spiegherò ai giudici appena mi convocheranno».