Paolo Valentino per il "Corriere della Sera"
La Francia ha chiesto a Berlino di abbandonare il Nord Stream 2, il controverso gasdotto russo-tedesco in via di completamento sotto il Mar Baltico, come risposta all'incarcerazione del dissidente Alexeij Navalny e alla repressione da parte del Cremlino delle dimostrazioni in suo favore.
«Occorre essere lucidi: penso che sia un'opzione da considerare, visto che le sanzioni già prese non sono bastate», ha detto il segretario di Stato francese agli Affari europei, Clement Beaune, che ha confermato i «grossi dubbi» del presidente Macron sul progetto, precisando tuttavia che l'eventuale abbandono sarebbe «una decisione tedesca».
alexei navalny bacia la moglia yulia prima dell arresto
«Significa che la Francia vuole la fine del Nord Stream 2?», gli è stato chiesto. «Lo abbiamo appena detto», è stata la risposta di Beaune. È la prima volta che Parigi si pronuncia in modo netto per la rinuncia definitiva al gasdotto da parte di Berlino ed è un brutto colpo per la cancelliera Merkel, che fin qui aveva potuto contare sulla neutralità quanto meno apparente di Emmanuel Macron, il suo principale alleato in Europa.
Merkel tuttavia non è intenzionata a cedere su un progetto che è sostenuto a spada tratta dall'industria tedesca ed è considerato «esistenziale» per i partner di governo socialdemocratici, nel solco storico della Ostpolitik e dei buoni rapporti economici con la Russia.
proteste pro navalny in russia
Ieri una portavoce della cancelleria ha ribadito che «il governo federale non ha cambiato la sua posizione di base», quella che considera il gasdotto separato dalla questione dei diritti umani. A sostegno del condotto è tornato anche a parlare l'ex cancelliere socialdemocratico Gerhard Schröder, l'uomo che firmò con Putin il contratto per il Nord Stream 2 e oggi presiede il consorzio che lo sta realizzando: «Se lo abbandoniamo tagliamo il ramo della politica energetica sul quale siamo seduti».
Ma la posizione di Merkel si fa sempre più difficile. Intanto perché dall'interno stesso della Cdu, il suo partito, si levano voci importanti a favore dell'abbandono, a cominciare dal presidente della Commissione esteri del Bundestag, Norbert Röttgen. Ma anche perché, di fronte al caso Navalny e alla nuova ondata repressiva in atto in Russia, la cancelliera subisce una doppia pressione sulla scena internazionale: quella degli alleati europei, quasi tutti schierati per l'abbandono del Nord Stream 2 e con i quali il suo stesso portavoce, Steffen Seibert, ha ammesso che sono in corso «discussioni difficili».
Ancora più imbarazzante per Merkel è l'offensiva della nuova amministrazione americana, decisa a varare nuove sanzioni extraterritoriali oltre quelle che per un anno hanno di fatto fermato il progetto, i cui lavori sono ripresi da poche settimane. Cercando di bloccare il Nord Stream 2 gli Stati Uniti perseguono un doppio obiettivo: primo impedire che l'Europa diventi troppo dipendente da Mosca per il suo fabbisogno energetico e compri invece il gas da argille made in Usa; secondo evitare che l'Ucraina, una priorità per Joe Biden, sia in parte bypassata dai nuovi tubi sottomarini. Insistere sul gasdotto baltico significa quindi per Merkel mettere a rischio la ripartenza nei rapporti con Washington, dopo il disastro dell'era Trump.
La reputazione di Angela Merkel sulla scena internazionale è anche, ma non solo, basata sul fatto che la cancelliera intende sempre quello che dice. Ma nel caso del Nord Stream 2, la sua onestà intellettuale la mette tra l'incudine e il martello: se va avanti rischia di pagare un prezzo politico altissimo, se lo blocca i contribuenti tedeschi dovrebbero onorare penali molto salate.
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