1 - PREMIERATO, ZUPPI: «L'ATTACCO DI MELONI? FORSE MI HA CONFUSO CON BENIGNI»
Estratto dell’articolo di www.corriere.it
Il cardinale Matteo Maria Zuppi, presidente dei vescovi italiani, non ha risposto formalmente all’attacco della presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Tuttavia, intervistato da Aldo Cazzullo davanti ai parrocchiani di Sala Bolognese, non si è sottratto alla questione.
E ha detto, sorridendo, che forse la Meloni «è stata tratta in inganno da Roberto Benigni che voleva fare il campo largo con il Papa… La Chiesa ovviamente non si schiera con una parte o con l’altra. Io non sono entrato nel merito della riforma, non ho dato giudizi sul rafforzamento dei poteri del premier. Ho solo espresso una preoccupazione: le riforme costituzionali richiedono la partecipazione più ampia possibile.
matteo maria zuppi alla manifestazione di cgil e uil a bologna2
Proprio perché gli equilibri costituzionali sono delicati. Questo non significa che tutti la debbano pensare allo stesso modo, ma che devono partecipare al dialogo, ritrovare lo spirito costituente. Nel dopoguerra comunisti, liberali e comunisti non la pensavano allo stesso modo, ma scrissero la Costituzione insieme. Oggi il richiamo vale per tutti, per la maggioranza come per l’opposizione».
Ma non è irrituale che la presidente del Consiglio attacchi il capo dei vescovi? «Non me lo spiego. Abbiamo sempre avuto buoni rapporti. Recupereremo. Forse le hanno riferito male quel che avevo detto. […]».
matteo maria zuppi alla manifestazione di cgil e uil a bologna 3
2 - ATTACCO DI MELONI A ZUPPI UN SEGNALE ALLA SANTA SEDE NELLA PARTITA DELLE RIFORME
Estratto dell’articolo di di Tommaso Ciriaco per “la Repubblica”
Non un colpo di testa, ma un attacco lucido e pianificato. Da diversi giorni, Giorgia Meloni aveva in mente di "punire" la Conferenza episcopale italiana per le recenti prese di posizione contro le riforme del governo. Il bersaglio polemico non è casuale, ma ha un nome e cognome: Matteo Zuppi. Una strategia che si alimenta di antichi rancori e recenti sospetti nel cerchio magico meloniano.
alfredo mantovano giorgia meloni
Per storia personale e pastorale, infatti, il presidente dei vescovi italiani — almeno nel chiuso di Palazzo Chigi — non è considerato un alleato. Conta la sua appartenenza a Sant'Egidio e l'arcidiocesi di provenienza: Bologna, epicentro del cattolicesimo democratico. Pesa, in questa logica di contrapposizione totale che domina al vertice dell'esecutivo, l'attivismo di alcuni movimenti ecclesiali in una regione chiave come il Lazio, che è anche culla di Fratelli d'Italia, dunque centro nevralgico degli interessi elettorali del partito.
PAPA FRANCESCO E GIORGIA MELONI - MEME BY EDOARDO BARALDI
Sezionando le parole della Meloni contro Zuppi, è possibile rintracciare il senso di questa offensiva. Ha detto la presidente del Consiglio: «Non so cosa esattamente preoccupi la Cei, visto che la riforma del premierato non interviene nei rapporti tra Stato e Chiesa. Non mi sembra che lo Stato Vaticano sia una repubblica parlamentare: nessuno ha mai detto che si preoccupava per questo. E quindi facciamo che nessuno si preoccupa». Il piano più superficiale riguarda come detto l'ostilità a Zuppi.
Tra le colpe del cardinale, quella di aver permesso alla Cei di criticare in passato l'esecutivo sui migranti. E di aver bocciato personalmente i due pilastri della maggioranza nel campo delle riforme istituzionali: l'autonomia e, soprattutto, il premierato caro a Meloni.
Da questa molla scatta l'attacco della presidente del Consiglio, che brucia i ponti con la Cei alla vigilia del voto delle Europee. Una mossa che racconta di un timore, spiegano fonti vicine alla presidente del Consiglio: che il sostegno del mondo cattolico di base, storicamente radicato nelle grandi città e alimentato da esperienze come quelle di Sant'Egidio e dei movimenti d'area, si concentri sulle forze politiche ostili al governo.
GIORGIA MELONI E PAPA FRANCESCO - MEME BY OSHO
Tanto più che, sottolineano le stesse fonti, questa galassia si starebbe spendendo informalmente per alcuni nomi di centrosinistra. Che questo accada dove Meloni ha costruito il suo potere, nel Lazio, aggrava il risentimento.
Ma non basta. A rendere pesantissimo l'affondo di Meloni è soprattutto il passaggio dedicato allo "Stato Vaticano" e al paragone (grossolano, va detto) tra la Santa Sede e il modello italiano di repubblica parlamentare. Perché chiamare direttamente in causa Papa Francesco, con il quale il rapporto si è andato consolidando?
matteo zuppi ai funerali della moglie di romano prodi flavia franzoni
Perché citare direttamente il Vaticano, visto che il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano […] è riuscito a costruire nel tempo un dialogo solido con la segreteria di Stato di Pietro Parolin? La ragione è legata sempre al ruolo della Cei. […] Palazzo Chigi — con una mossa al limite del brutale — spera di provocare un'azione di "contenimento" della Santa Sede rispetto ai vescovi. Il timore è che si oppongano al premierato, complicando il referendum. […]