GIANCARLO ELISABETTA TULLIANI - LABOCCETTA - GIANFRANCO FINI
1 - FINI: OLTRE IL DANNO ANCHE LA BEFFA
Virginia Piccolillo per il “Corriere della Sera”
La Guardia di finanza gli ha appena sequestrato le due polizze vita da 934mila euro, intestate a sua figlia, quando Gianfranco Fini, risponde al telefono. Torna a fare titolo il caso dell' appartamento di Montecarlo, lascito della contessa Anna Maria Colleoni ad Alleanza nazionale, comprato e rivenduto, da suo cognato, Giancarlo Tulliani, latitante da febbraio, in un' operazione di cui proprio l' ex presidente della Camera viene ritenuto l' ideatore.
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Gianfranco Fini, ci vuole spiegare qualcosa, su questa vicenda?
«La ringrazio, ma non rilascio interviste».
E sulle polizze sequestrate?
«Nemmeno. Però...»
Però?
«Però la prego di leggere la nota inviata dai miei legali. La legga. La legga con attenzione».
I suoi legali scrivono che le sono state sequestrate polizze intestate alle sue figlie sulla base dell'incapienza del patrimonio che doveva essere oggetto di sequestro nei confronti di Giancarlo Tulliani.
«Ecco, appunto. Se la motivazione del provvedimento è l'incapienza dei Tulliani, lei capisce?».
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Vuol dire che con quel giro di denaro considerare i Tulliani incapienti fa sorridere?
«Lei ride. Ma io non ci trovo niente da ridere. Oltre al danno anche la beffa».
2 - LO SCONFORTO DI GIANFRANCO
Alessandra Longo per “la Repubblica”
«Piove sul bagnato». Gianfranco Fini risponde al telefono. Ha la voce bassa, spezzata, nessuna voglia di parlare di una vicenda che gli ha travolto la vita, umanamente e politicamente. «C'è un comunicato dei miei avvocati», dice, e si congeda. Sì, è vero: gli avvocati spiegano che, siccome il famigerato genero Tulliani è «incapiente», le polizze le hanno sequestrate a lui, a Gianfranco Fini, per "estensione" familiare.
ELISABETTA TULLIANI CON GIANFRANCO FINI
Ma queste sono tecnicalità, importanti in un'aula di tribunale, molto meno agli occhi della comunità che ti ha visto crescere come leader: l’erede di Almirante, Conducator della destra postmissina e di governo, cofondatore (a denti stretti) del Pdl del predellino berlusconiano, vicepresidente del consiglio, ministro degli Esteri, presidente della Camera, "eroe" persino di certa sinistra radical-chic per quella ribellione al Cavaliere ancora potente, per quel «Che fai mi cacci?, pronunciato nell' aprile del 2010.
Una storia lunga, da protagonista, che si infrange, si schianta, sulla vicenda della casa di Montecarlo, una vicenda che lo marchia a fuoco. L'accusa di oggi è concorso in riciclaggio. «Estraneo ai fatti» secondo i suoi legali, perfettamente consapevole delle manovre opache attribuite ai fratelli Tulliani in associazione con il poco raccomandabile re degli slot Francesco Corallo, secondo chi indaga. «Piove sul bagnato», dice Fini, che incassa un' altra botta, forse non l'ultima.
E i social si scatenano. La destra che lo aveva scaricato come «traditore» per la sua svolta sul fascismo «male assoluto» non vede l'ora di metterlo nuovamente alla gogna. «Se l' induzione al suicidio non fosse reato, suggerirei a Fini di spararsi», sibila Francesco Storace, che pure, un tempo, gli fu amico e portavoce.
FINI TULLIANI DOCUMENTI CASA MONTECARLO
Piazzale Loreto mediatico, al quale l'ex presidente di An sembra non opporsi con necessaria virulenza. «Posso essere stato un coglione, corrotto mai», ha dichiarato di recente a «Il Fatto». Quelli che lo hanno seguito nella sua ultima avventura politica, Futuro e Libertà (alle elezioni non superò lo 0,47 per cento) seguono con sofferenza il declino.
GIANCARLO TULLIANI E LA CASA DI MONTECARLO
Roberto Menia era sottosegretario all' Ambiente, scelse di dimettersi dal governo: «Lo feci nel nome della legalità, dell' onore, della purezza. Ho buttato via tutto quello che potevo buttare via della mia vita politica». E adesso? «Adesso ho l'amaro in bocca. Il nostro mondo è stato devastato, è finito tutto in un gigantesco suicidio».
Fini aveva in mano tutto e ha perso tutto, lui, il nemico della disinvoltura di Berlusconi in materia di giustizia, si ritrova invischiato, suo malgrado, in una storia di peculato, riciclaggio, evasione fiscale. Parenti, amicizie discutibili. Fabio Granata, ex parlamentare, che lo ha seguito politicamente fino alla fine: «Gianfranco ha questo difetto, un vero limite. Non ha mai saputo distinguere bene le persone, né gli uomini né, oserei dire, le donne».
Era il settembre 2010 quando apparve in video: «Se dovesse emergere che l'appartamento di Montecarlo appartiene a Giancarlo Tulliani lascerò la presidenza della Camera». Sette anni fa. La storia non è finita, anzi. Granata vede in Amedeo Laboccetta, ex parlamentare, prima legato a Fini, poi suo accusatore, l' artefice massimo dell' attuale situazione: «Ha utilizzato per i suoi contatti l'amicizia con Fini, ha fatto la guardia armata in Parlamento contattando personalmente quelli di Fli che tentennavano a porre la sfiducia a Berlusconi, si è attribuito la proprietà di un computer che, in realtà, era di Corallo per evitare lo sequestrassero subito...».
Una strategia di «demolizione », secondo Granata. Lui definisce Fini «antropologicamente onesto»: «Ha consegnato l' intero patrimonio di An alla Fondazione e non mancano nemmeno mille euro. Ricordo benissimo quando, quasi in lacrime, giurò a me, Flavia Perina e Giulia Bongiorno che lui, della casa di Montecarlo, non ne sapeva niente». Uno dei pochi che lo difende, in molti non si fanno trovare oppure liquidano così: «Non so cosa dire, meglio il silenzio ». Daniela, la prima moglie, segue da lontano. «È davvero molto amareggiata », rivela un amico.