Riceviamo e pubblichiamo:
Caro collega, sono Felice Manti, caporedattore centrale del Giornale di Alessandro Sallusti. Nei prossimi giorni verrà allegato al Giornale un pamphlet della collana FUORI DAL CORO su economia sommersa, contanti, riciclaggio e lotta alle mafie.
La mia è una tesi controcorrente: sostengo che la lotta al sommerso non si farà mai seriamente perché allo Stato conviene, visto che tiene il Sud a bada sotto il profilo dell'ordine pubblico.
In più, prove alla mano, dimostro che una buona parte del sommerso rientra nell'economia legale attraverso una "invasione fiscale" che genera, appunto, Prodotto interno sporco. Il libro sarà in edicola da giovedì.
L’Italia è una Repubblica democratica fondata sull’economia sommersa. È per questo che non si fa una seria lotta all’evasione fiscale, e ce ne accorgeremo nei prossimi mesi. Perché se non fosse per il sommerso dopo la batosta del Covid-19 avremmo già fatto la fine della Grecia.
Questo pamphlet non vuole essere un elogio al «nero», ma un ragionamento scevro da ipocrisie buoniste sul fatto che, senza l’economia parallela che viaggia sottotraccia da Nord a Sud e che tutti pratichiamo - anche senza accorgercene - in Italia la crisi economica che i Paesi occidentali stanno attraversando a causa del virus farebbe molti più danni al tessuto sociale di quanto non stia già accadendo.
Perché per ogni fabbrica che chiude e delocalizza, lasciando a spasso operai e maestranze, ogni giorno ci sono decine di esercizi commerciali che riaprono. Non certo per i prestiti delle banche, ma solo grazie all’enorme quantità di contante “emerso” fornito dalle organizzazioni criminali.
Il sommerso nel mondo vale 5mila miliardi di dollari, fra il 5 e il 7% del Pil mondiale, secondo i calcoli del Fondo monetario internazionale. In Italia si parla di una cifra compresa tra 100 e 200 miliardi. Soldi sporchi che però producono Pil, Prodotto interno lordo, attraverso l’emersione di capitali frutto di narcotraffico, truffe e attività illegali.
Lo abbiamo ribattezzato Pis, Prodotto interno sporco. Sporco come il lavoro che fa: crea un welfare parallelo, soprattutto nelle zone più disagiate del Paese ma non solo, trasformando una disoccupazione diversamente insostenibile in manodopera a busta paga per le lavanderie delle principali organizzazioni criminali, la ‘ndrangheta su tutte.
Bisogna cominciare a raccontarcela, questa verità scomoda: anche prima che il Coronavirus frantumasse una parte del sistema produttivo italiano, c’erano interi settori che sopravvivevano e sopravvivranno al Covid-19 grazie al nero.
Ed è grazie all’economia sommersa che questo Paese sta in piedi, perché senza l’illegalità e senza il sommerso il Mezzogiorno sarebbe un’enorme banlieue in fiamme, vista la disoccupazione a due cifre.
E lo Stato (che di recente ha deciso di infilare sommerso e illegale nel Pil, tanto per imbrogliare i conti pubblici) sa che smontare definitivamente le mafie potrebbe avere un ritorno negativo sotto il profilo sociale.
Felice Manti, caporedattore centrale del Giornale 0
Primo, perché il modello di welfare criminale, soprattutto quello della ‘ndrangheta in Calabria, sarebbe difficilmente replicabile. Secondo, perché le cosche sono brave a tenere sotto controllo il disagio. E il degrado che avanza inesorabile in alcuni quartieri peggiora la situazione. Se il sommerso emergesse, i soldi andrebbero tutti ad ingrassare la tigre chiamata spesa pubblica.
Non bisogna neanche sottovalutare l’allarme sociale che cova in un Paese pieno di disuguaglianze come il nostro, dove il rischio di una crescente esasperazione sociale basata sull’insoddisfazione della popolazione potrebbe portare a varie forme di rivolta su una scala senza precedenti.
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