Estratto dell’articolo di Carmelo Lopapa per “la Repubblica”
antonio tajani matteo salvini giorgia meloni
[…] Sul tema forse più delicato e finora non privo di ombre e ambiguità. Le forze del centrosinistra si ritrovano finalmente unite anche sul terreno della lotta all’occupazione della Rai da parte della destra meloniana e salviniana, invocano una riforma complessiva e indipendente del sistema, dicono no alle nuove nomine e ad ulteriori bottini politici. È un punto di svolta, quasi di non ritorno.
Intanto perché il fronte dell’opposizione si ricompatta anche laddove compatto non lo era stato affatto, finora. […] quando tra un mese e mezzo il centrodestra di rientro dalle vacanze tenterà di spartirsi ancora una volta i brandelli dell’azienda pubblica, troverà un macigno sulla sua strada. Ora è a rischio la nomina del nuovo presidente Rai. La “predestinata” Simona Agnes (in quota Forza Italia) non potrà raggiungere i due terzi necessari alla sua elezione in commissione di Vigilanza: di voti ne serviranno 28 su 42 ma la maggioranza, senza sostegni esterni, si fermerà a quota 24.
E se salterà la presidenza, la distribuzione delle poltrone di amministratore delegato e direttore generale sarà rimessa in discussione. Non accontenterà più il famelico “tre-teste” di governo, Meloni, Tajani e Salvini. Sarebbe il primo risultato concreto della ritrovata compattezza del centrosinistra, con la benedizione di Schlein e Conte, Fratoianni e Bonelli, Renzi e Calenda. […] quanto avvenuto avvia il timing verso l’agognata […] costruzione di un’alternativa valida di governo.
Nell’ultimo anno i segnali non erano mancati: le campagne incisive sul salario minimo, sul diritto alla salute, le prime intese larghe e vincenti alle amministrative. Barlumi, appunto.
antonio tajani giorgia meloni matteo salvini
Ora si tratta di mettere l’elmetto e andare in trincea contro l’occupazione di tutti i gangli e di ogni spazio del servizio pubblico da parte di una destra sempre più estrema […] Una degenerazione sulla quale anche l’Unione europea, col suo Rapporto sullo stato di diritto, aveva acceso i riflettori.
Rimarcando il ruolo cruciale svolto nel nostro Paese dalla Rai, ribadendo la necessità di una riforma completa per garantire che l’azienda “sia meglio protetta dai rischi di interferenza politica”. Giorgia Meloni ha provato a cavarsela sostenendo che si trattasse di “opinioni di parte”.
Come se non sia stata la “sua” Rai a censurare Antonio Scurati, a cancellare talk e spazi di confronto liberi, a rimuovere dai palinsesti giornalisti liberi e certo non pericolosi bolscevichi, come Serena Bortone […] Mentre le star calamite degli ascolti, da Fazio ad Amadeus, erano già migrate da un pezzo altrove.
Che poi, parlare di servizio pubblico vuol dire andare al cuore della ferita che questa destra lacera quotidianamente nel rapporto tra potere e media, tra esercizio del governo e diritto all’informazione, minando alle basi le fondamenta stesse di una democrazia moderna.
“Da quando la coalizione di estrema destra guidata da Giorgia Meloni è entrata in carica nell’ottobre 2022, la libertà di stampa è stata sottoposta a una crescente pressione — si leggeva in una altro rapporto di poche settimane fa, il Media freedom rapid response finanziato dall’Ue — con attacchi senza precedenti e violazioni spesso fatte partire da esponenti politici nel tentativo di marginalizzare e silenziare le voci critiche”.
nicola fratoianni elly schlein giuseppe conte angelo bonelli genova, manifestazione per le dimissioni di giovanni toti
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