Estratto dell’articolo di Anais Ginori per www.repubblica.it
Marine Le Pen si gode la rivincita dal punto di vista politico, facendo pesare la sua non sfiducia al governo Barnier in Parlamento, ma intanto la leader dell'estrema destra ha davanti un processo per l'uso di fondi europei e il suo delfino, Jordan Bardella, è accusato dal quotidiano Libération di aver contribuito alla falsificazione di documenti per "mascherare" un lavoro fittizio nell'Ue.
Le accuse risalgono a un periodo compreso tra febbraio e giugno 2015 quando Bardella - allora 19 anni - è stato assunto con un contratto a tempo determinato come assistente parlamentare per l'eurodeputato Jean-François Jalkh.
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Secondo il quotidiano della gauche, Bardella non ha mai svolto quel lavoro e nell'ambito di accertamenti l'attuale presidente del partito lepenista avrebbe fornito documenti falsi per tentare di allontanare i sospetti.
Il Rassemblement National ha reagito al lungo e documentato articolo di Libération, denunciando un "rozzo tentativo di destabilizzazione" e sostenendo che gli accertamenti in proposito non hanno mai verificato eventuali illeciti. In effetti il nome di Bardella non appare tra quelli rinviati a giudizio del processo previsto a Parigi dal 30 settembre.
Le Pen e altre ventisei dirigenti del Rn sono accusati di aver pagato con fondi dell'Ue assistenti parlamentari che però lavoravano per il suo partito in Francia. E' un processo molto atteso perché in caso di condanna le pene, fino a dieci anni di reclusione e una multa fino a un milione di euro, prevedono anche il divieto di candidarsi alle elezioni per cinque anni. Un'eventuale ineleggibilità di Le Pen cambierebbe lo scenario politico in vista della prossima presidenziale. […]
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