1 - MOSSA DI RENZI A MILANO “UN MANIFESTO PER SALA DI POLITICI E SOCIETÀ CIVILE”
Goffredo De Marchis per “la Repubblica”
Sarà un incontro interlocutorio, dicono tutti. Ma Renzi scoprirà definitivamente la sua carta per Milano, quella ormai scontata: Giuseppe Sala. Il commissario dell’Expo è in campo, fra oggi e domani uscirà in suo favore un appello firmato dall’intero gruppo dirigente del Pd milanese, dai parlamentari locali.
Accanto a questo “manifesto” ne spunterà subito un altro con nomi importanti della società civile pescati anche tra i grandi sostenitori di Giuliano Pisapia, cinque anni fa. Tra loro Piero Bassetti. Caro Giuliano, dirà il premier nell’incontro di oggi a Roma, «con un sostegno di questo tipo come fai a sostenere che la candidatura di Sala è divisiva? Se la quasi totalità del Pd è a favore di Sala, non sarebbe più divisiva un’altra candidatura?».
Francesca Balzani, da molti indicata come la scelta di Pisapia per la successione, ha comunicato a Largo del Nazareno che lei, se il manager dell’Expo è in campo, non sarà della partita. Anche Emanuele Fiano, il primo a immaginare una corsa per Palazzo Marino, farà un passo indietro. Non ha firmato l’appello per Sala, ovviamente, ma comunicherà al più presto la sua rinuncia.
Resterebbe in pista Pierfrancesco Majorino e potrebbe raccogliere il consenso di Sinistra Italiana e della cuperliana Barbara Pollastrini. Allora le primarie si faranno. Sala parteciperà e «Pisapia dovrà garantire l’appoggio al vincente, come è avvenuto per lui», ragiona Renzi nei suoi colloqui privati. A meno che il sindaco di Milano, per fermare Sala, non ritorni sui suoi passi e si dica disponibile a un secondo mandato. Ma a Palazzo Chigi non credono a questa ipotesi. Anzi, la risposta è: «Lo escludiamo».
L’operazione dunque è un’altra: compattare il Partito democratico, siglare una tregua tra renziani e bersaniani, creare il trampolino saldo che porterà in alto le quotazioni di Sala. Operazione già riuscita se è vero che l’appello in suo favore verrà firmato davvero da tutti, con l’eccezione di Pollastrini e Francesco Laforgia, esponenti di Sinistra dem ovvero vicini a Gianni Cuperlo.
A quel punto qualsiasi altro nome dovrà giocoforza correre contro il Pd, aprirsi un varo attraverso il conflitto diretto con il maggiore partito della coalizione. E questa soluzione è stata respinta fin da subito, nei colloqui con Luca Lotti e con i vicesegretari Guerini e Serracchiani dal vicesindaco Balzani. Con Sala si schierano Renzi, Bersani, la corrente del ministro Maurizio Martina che Milano è molto presente. Se Pisapia si oppone a questo schema vuole dire che accetta uno scontro con il Partito democratico.
Ma Renzi è convinto che non si arriverà alla rottura. Le primarie di marzo possono ricomporre il quadro. La Pollastrini ha detto ieri che lei sosterrà il vincitore, qualunque cosa accada. Da Pisapia il premier si aspetta lo stesso atteggiamento di collaborazione in modo che vengano coinvolti anche gli arancioni, Sel e il civismo legato al sindaco attuale. «Lo ha fatto il Pd con lui, cinque anni fa. Lo farà lui con il Pd adesso».
2 - PISAPIA (CON BALZANI) DAL PREMIER: GLI CHIEDERÒ SE HA GIÀ SCELTO SALA MA IL CANDIDATO SI DECIDE DAL BASSO
Maurizio Giannattasio per il “Corriere della Sera”
«A me non risulta che Renzi abbia scelto Sala. Domani (oggi per chi legge, ndr) glielo chiederò direttamente e lo saprò». Alla vigilia del vertice a Palazzo Chigi con il premier Matteo Renzi, il sindaco di Milano, Giuliano Pisapia grande sponsor della candidatura della sua vice Francesca Balzani, ospite a «DiMartedì», apre il fuoco di sbarramento. Nessun attacco diretto al numero uno di Expo, potenziale candidato gradito a una buona fetta del Pd («Non ho mai detto che non andrebbe bene Sala, io sono per le primarie»), ma una serie di «avvertenze».
Come quando sottolinea, supportato dall’ex segretario del Pd, Pierluigi Bersani che «non si decide dall’alto ma dal basso». E a Floris che lo incalza dicendo che Giuseppe Sala è comunque un candidato vincente, risponde: «Il problema non è vincere, è successo anche a me, mi davano per perdente. Qui a Milano ha vinto un centrosinistra largo, aperto, capace di parlare con i mondi più diversi. L’alleanza va salvaguardata». A domanda se voterà Sala alle primarie taglia corto: «Ancora non si conoscono i candidati, quindi...».
Però, al di là delle parole di Pisapia, a tenere banco a Milano è stata la guerra di interpretazioni che si è aperta dopo le parole del premier Matteo Renzi sulle elezioni milanesi. Due fazioni: «Nelle parole del premier non c’è stato nessun endorsement per Giuseppe Sala, questo significa un via libera a Francesca Balzani».
«No, la frase di Renzi che prende tempo sulle amministrative è la stessa del commissario di Expo che dirà la sua a fine dicembre».. I fan di Pisapia scommettono l’intera posta sulla prima parte della frase dove il premier dice «al momento non mi risulta che formalmente ci sia nessun candidato o candidata». Prova schiacciante che Renzi non solo non nomini Sala, ma che almeno al momento non si schieri con il numero uno di Expo.
Esattamente opposta, la ricostruzione dei sostenitori di Sala. La loro fiche è puntata sul resto della frase del premier: «Le primarie sono a marzo, le amministrative a giugno. Ci sarà tempo». Tempo. Parola magica che fa eco a quelle pronunciate in più di un’occasione dallo stesso Sala: nessuna possibile discesa in campo fino al 31 dicembre, ultimo giorno del suo mandato all’interno della società Expo. Quindi, il «c’è ancora tempo» pronunciato da Renzi seguirebbe la stessa strategia del numero uno di Expo. Qualcosa in più si capirà oggi dopo l’incontro anche se nessuno ci scommette più di tanto .